• giovedì , 26 Dicembre 2024

Esami di Stato 2022: una quasi normalità che non nasconderà tutti i guasti

Intervista alla dirigente scolastica Carmen Taurino e alla professoressa Simona De Giovanni, dei Licei Marzolla – Leo – Simone Durano di Brindisi

di Rita Bortone

Ormai c’è l’ordinanza ministeriale

Non sono serviti gli striscioni colorati né i cortei di protesta. Le piazze son tornate alla normalità e, con l’ordinanza ministeriale, son tornati ad una quasi normalità anche gli esami.

Gli studenti chiedevano di essere ascoltati e in molti li hanno ascoltati: tutte le testate dei quotidiani nazionali hanno parlato di loro, della loro protesta, delle loro accuse. Qualcuno (Paolo Di Paolo per Repubblica) ha visitato scuole di città diverse per ascoltare studenti diversi, ma con proteste uguali: il rifiuto di un esame “normale” dopo anni di “anormalità”; la sofferenza e il disorientamento causato dalla pandemia e le sue ripercussioni sulla salute psicologica di tanti studenti; il desiderio di esser valutati non per quello che si sa ma soprattutto per quello che si è; l’ingiustizia di un esame uguale per situazioni diverse; l’ammissione della disabitudine a scrivere, della paura davanti al foglio, della difficoltà a mettere in ordine i pensieri.

Non ho apprezzato le voci di chi si è dichiarato “dalla parte degli studenti”, come se il problema fosse davvero prove scritte sì / prove scritte no, stare con gli studenti o col ministro. Non l’ho apprezzato non perché non comprendessi il punto di vista degli studenti e le loro recriminazioni, ma perché mi sembrava inaccettabile sia cedere alla tentazione di una comprensione doverosa, ma per alcuni aspetti “pietosa” (mia nonna diceva che “mamma pietosa fa la piaga perniciosa”), sia avallare l’idea di un danno psicologico e culturale “da pandemia e da Dad” generalizzato sul territorio nazionale. Mi sembrava inaccettabile soprattutto nascondere la spazzatura sotto il tappeto, cioè rinunciare a problematizzare le ragioni, le condizioni, le circostanze che hanno aiutato la pandemia a produrre i suoi effetti, ed avallare, con la richiesta di esami facilitati, la ineluttabilità dei danni.

Porca miseria. Ma davvero è solo colpa della Dad? Certamente la Dad li ha penalizzati, lo stare in casa li ha penalizzati, la mancanza di relazioni li ha penalizzati. Ma so di insegnanti bravi che con la Dad hanno fatto cose bellissime, e di studenti che con la Dad hanno lavorato tantissimo. Penso che gli studenti abbiano sofferto tutti per gli aspetti relativi alla socialità, alla sicurezza interiore, alla percezione ed alla proiezione di sé, ma sul piano delle conoscenze e delle competenze, penso che non siano stati danneggiati tutti allo stesso modo: quelli che avevano insegnanti bravi sono stati penalizzati di meno, e quelli che avevano insegnanti scadenti sono stati penalizzati di più. Come avviene sempre, anche quando non ci sono pandemie e distanze (…).  Oggi la protesta, comprensibile per alcuni aspetti, rischia di coprire le differenze con accuse generiche (…) Non voglio certo difendere la politica nazionale dell’istruzione (…) che finge che gli insegnanti siano stati bravi ad affrontare la crisi. Ma come l’hanno affrontata, con quali strumenti, con quali competenze? E perché mai dovevano essere bravi in Dad insegnanti che non erano mai stati bravi in presenza? (…)”

Così scrivevo in un post su fb nei giorni delle piazze gremite.

Oggi, dopo l’ordinanza, gli studenti saranno arrabbiati per non essere stati accontentati, ma si staranno più o meno preparando alle prove che non volevano fare, staranno faticando ad allenarsi in pratiche che avevano abbandonato, staranno provando a riorientarsi su discipline diventate sconosciute. E gli insegnanti che hanno confidato (sì, anche loro!) in prove facilitate ora si daranno da fare per colmare i vuoti, per “svolgere parti di programma”, per riempire registri, per somministrare prove, per “verificare e valutare”, o meglio per attribuire voti, per decidere come impostare il documento di maggio. E a giugno, come vuole l’ordinanza, i nuovi criteri valutativi, i nuovi pesi delle prove, le nuove tabelle dei crediti faranno (giustamente!) da paracadute a chi dalla pandemia ha ricevuto più danno, e gli esami appariranno tornati alla normalità.

A me sembra che la decisione ministeriale sia molto equilibrata, perché salva il fondamentale principio dello standard nazionale dell’Esame di Stato, ma adegua procedure e pesi alla situazione particolare affinché gli studenti non vengano troppo danneggiati.

Ma chissà se dopo gli esami qualcuno si farà carico di analizzare i risultati della prima prova scritta (decisa a livello nazionale) e le tracce della seconda prova scritta (decise a livello d’Istituto), e di compararli per rilevare i livelli del danno e la loro distribuzione sul territorio nazionale, le differenze tra città e città, tra Istituto e Istituto.

L’esame apparirà quasi normale, ma la valutazione addolcita nasconderà differenze profonde nella preparazione dei ragazzi, che dipenderanno non dagli eventi pandemici, ma dalle competenze professionali con cui gli eventi pandemici sono stati affrontati.

L’intervista che segue è stata pensata con l’intento di dimostrare che è falsa l’idea di un danno generalizzato, causato dalla pandemia e dalla Dad: la dirigente e l’insegnante intervistate rappresentano un Istituto (il Marzolla – Leo – Simone Durano di Brindisi, un Liceo che accorpa indirizzi diversi: Classico, Scientifico, Artistico, Musicale) che ha affrontato la pandemia con strumenti e risorse che hanno cercato di ridurre di molto i danni della pandemia stessa. Ha potuto farlo perché da lungo tempo, molto prima della pandemia, aveva avviato percorsi innovativi di ricerca progettuale e didattica, e molto prima della pandemia si era dotato di un regolamento di valutazione rigoroso e competente. E sono tante le scuole che hanno lavorato in questo modo. Ma non abbastanza.

Le domande che seguono sono state rivolte alla dirigente Carmen Taurino e ad una professoressa dell’Istituto, Simona De Giovanni.

Siete soddisfatte delle modalità d’esame stabilite dall’ ordinanza?

Sì, certamente soddisfatte sia in merito alla prima prova scritta, che rispetta le modalità di cui al D.lvo 62/2017, sia per il colloquio orale, che conserva contenuti e modalità di conduzione già sperimentati negli scorsi anni; in merito all’elaborato d’indirizzo, poiché siamo ancora in una fase di uscita dalla situazione emergenziale, avremmo preferito che fossero confermate le modalità adottate per l’Esame di Stato 2021. Riteniamo congrua e opportuna la revisione dei pesi delle diverse prove e la nuova tabella dei crediti, perché crediamo che gli alunni più fragili ne troveranno vantaggio.

Il 100 o il 60 dell’esame 2022 avranno lo stesso significato del 100 o del 60 pre-pandemici?

Un voto conseguito in fase pre-pandemica non può essere confrontato con un voto conseguito in fase pandemica, perché un confronto è corretto solo tra elementi che si trovano nelle stesse condizioni di partenza: e, nel nostro caso, le condizioni di partenza e di contesto sono ben diverse. Già nel corso degli ultimi due anni scolastici, i nostri criteri di valutazione dell’apprendimento e del comportamento hanno tenuto conto del nuovo contesto emergenziale: abbiamo predisposto nuove schede di osservazione sia degli apprendimenti disciplinari che del processo e del comportamento in situazione di Dad, scegliendo degli indicatori  che rendessero ragione della complessità della persona-alunno in fase emergenziale (partecipazione alle attività scolastiche in Dad, responsabilità sociale e lavoro di gruppo in Dad, interazione attiva e responsabile con compagni e insegnanti in Dad, rispetto nell’adempimento delle consegne e delle attività scolastiche in Dad, autonomia operativa e autovalutazione in Dad…). L’osservazione di processo confluisce nella valutazione periodica espressa con un voto in decimi e questa concorre, insieme agli altri elementi di giudizio, alla definizione del voto sommativo disciplinare dello studente per la disciplina interessata.

In qualche misura, quindi, già nel corso degli ultimi anni scolastici i voti contenevano elementi di giudizio diversi rispetto a quelli degli anni “normali”.

Nel vostro Liceo, che comprende molti indirizzi, ritenete che gli studenti siano in condizioni di sostenere una prova scritta d’Italiano? Perché?

Riteniamo che siano in condizioni di sostenere una prova scritta di Italiano perché non hanno mai abbandonato non solo l’esercizio di analisi, di interpretazione testuale e di argomentazione grazie al lavoro impegnativo e attento dei docenti che hanno strutturato lezioni adatte a suscitare interesse anche in Dad, ma anche l’uso della scrittura nella pratica giornaliera attraverso consegne su Google Classroom, attraverso la partecipazione ad Olimpiadi, Certamina e concorsi in modalità da remoto, in cui si sono cimentati in produzione di saggi di ambito artistico, filosofico, storico, letterario e scientifico.

E ritenete anche che siano in condizioni di sostenere una seconda prova scritta specifica dell’indirizzo?

I ragazzi non sono mai stati esonerati dall’esercizio di competenze inerenti alle discipline di Indirizzo, come, ad esempio, l’analisi e il commento di un testo greco o latino (Liceo classico) o l’analisi e  composizione musicale (Liceo musicale), neppure in pandemia. Abbiamo lavorato nella prospettiva di ogni possibile tipologia d’esame (solo colloquio aut ritorno delle prove scritte), ma le difficoltà oggettive che si sono susseguite nelle piroette tra presenza-Dad-ddi non possono essere trascurate perché sono un dato di fatto. Crediamo, quindi, che sia stata prudente la scelta di affidare la traccia della seconda prova a ciascun Istituto, rispettando la specificità dei contesti, senza però rinunciare ad un minimo di standardizzazione, sia pure soltanto a livello d’Istituto.

La scelta ministeriale ci consente di sperimentare delle tracce che possano essere coerenti con il nostro lavoro, accertando non la quantità dei contenuti appresi, ma l’acquisizione di abilità e competenze previste dal profilo in uscita degli studenti. Nel Liceo classico, ad esempio, non è più opportuna una tipologia “tradizionale” di esame con traduzione e analisi. Se anche le prove dei Certamina o dei concorsi hanno subito trasformazioni per adattarsi alle nuove realtà didattiche, trasformazioni che non hanno certamente sminuito il livello di prestazione, anche l’Esame di Stato dovrebbe adattarsi. Chi ha avuto la possibilità di sperimentare gli Esami di Stato dello scorso anno con funzioni di Commissario, avrà certamente verificato sul campo quante abilità e competenze riesca a mobilitare l’elaborato di indirizzo, se ben concepito.

I vostri studenti hanno paura dei prossimi esami di maturità? Cosa temono?

Non temono la prima prova, perché si sentono preparati ad affrontarla. Finora hanno avuto paura della seconda prova perché, avendo ridotto in Dad, per ovvie ragioni, l’esercizio traduttivo, hanno temuto per la seconda prova la possibilità di una tipologia “tradizionale”, che attribuisse un peso preponderante alla capacità traduttiva a discapito di altre competenze che in classe hanno maggiormente sviluppato. Ad esempio, il nostro dipartimento umanistico ha costruito ipotesi di tracce per l’elaborato di indirizzo classico, in cui sono state declinate richieste precise: traduzione di un breve testo in lingua latina o greca, interpretazione del significato, analisi lessicale e/o stilistico-retorica, collegamenti con altri testi dello stesso autore o anche con testi di altri autori della letteratura latina e greca per sviluppare i necessari confronti, commento relativo non solo al significato che l’argomento, in prospettiva multidisciplinare, rappresenta in funzione della esperienza personale di vita, di studio e, se coerente, di PCTO, ma anche al significato che l’argomento rappresenta come spunto di riflessione sulla realtà presente.

I vostri alunni sono quindi abituati allo svolgimento di prove complesse di competenza?

Nel nostro Istituto, il voto sommativo disciplinare tiene conto ormai da anni degli apprendimenti cognitivi specifici (conoscenze, abilità, prestazioni complesse/competenze) e dei processi innescati per conseguirli (miglioramenti documentabili). La valutazione di conoscenze e di abilità ha sempre privilegiato quesiti di comprensione, collegamento, riflessione e argomentazione, puntando su prove di ragionamento e di elaborazione, richiedendo, soprattutto in Dad, di tradurre in parole la procedura risolutiva, privilegiando prove da svolgere in tempi predefiniti, anche sfruttando le potenzialità del digitale. La valutazione delle competenze si svolge, ormai da anni, in due modalità: le competenze chiave europee e di cittadinanza rientrano nella valutazione di elaborati/prodotti previsti per i PCTO, e i risultati di tali prove concorrono alla media finale delle discipline individuate come prevalenti nel progetto iniziale; la valutazione delle competenze di base comuni ai quattro assi culturali avviene attraverso la somministrazione di compiti di realtà, strutturati come prove parallele. Questi compiti costituiscono un forte stimolo per i ragazzi, in quanto richiedono, dopo la realizzazione di UDA o progetti multidisciplinari, la comprensione della consegna, la ricerca delle informazioni attendibili, l’elaborazione di un piano, l’argomentazione, il corretto uso di risorse cognitive e tecnologiche (uso di Internet e di Google Classroom). I risultati delle prove di realtà hanno una ricaduta sulle discipline prevalenti della prova stessa (individuate in fase di elaborazione della traccia). Per tale valutazione sono utilizzate le rubriche elaborate dai Dipartimenti per ogni UDA.

Ma tali prove venivano somministrate anche in fase pre-pandemica attraverso l’uso di Google Classroom. Già quattro anni prima della pandemia, un apposito corso di aggiornamento per docenti, finalizzato all’utilizzo della GSUITE, è stata una scelta strategica della nostra Scuola, che si è rivelata preziosa perchè ha fornito strumenti e competenze tali da consentirci di evitare interruzioni o difficoltà durante la prima fase emergenziale legata al lockdown.

Quali danni, a vostro avviso, hanno subito i vostri ragazzi a causa della Dad?

Sono emersi evidenti problemi dovuti soprattutto all’isolamento sociale, che hanno causato situazioni di disagio, quali depressioni o disturbi alimentari, o all’aggressività repressa nel lockdown. Le maggiori conseguenze, visibili a livello diffuso, sono legate soprattutto all’ansia con cui molti studenti affrontano le verifiche.

Il nostro Istituto aveva attivato, già prima della pandemia, uno sportello psicologico che in questa fase è prezioso nel supportare gli alunni con incontri sia di classe che individuali.

Quanto la Dad ha modificato i vostri obiettivi formativi?

Non molto. Abbiamo continuato anche in piena pandemia a fare riferimento ai risultati di apprendimento del PECUP dei vari indirizzi, come declinati nel nostro Curricolo di Istituto. Ad esempio, nel Liceo classico, pur constatando un calo delle competenze linguistiche durante la Dad, i ragazzi hanno continuato a studiare le linee di sviluppo della nostra civiltà nei suoi diversi aspetti (linguistico, letterario, artistico, storico, istituzionale, filosofico, scientifico), anche attraverso lo studio diretto di opere, documenti ed autori significativi(…), sviluppando una buona capacità di argomentazione e di interpretazione testuale, collocando il pensiero scientifico anche all’interno di una dimensione umanistica. Si tratta dei risultati di apprendimento che gli studenti del Liceo classico devono raggiungere a conclusione del percorso di studio. Neanche la formula dell’esame solo orale in questi ultimi due anni ci ha fatto trascurare lo sviluppo e l’accertamento di competenze e di abilità costitutive del profilo di uscita.

Come ha funzionato la Dad nei vostri Licei, che tipi di attività sono state realizzate? Potete farci qualche breve esempio? E quali discipline ne sono restate fuori e perché?

Nessuna disciplina è rimasta fuori, perché le attività in Dad in modo sincrono sono state avviate praticamente subito all’inizio del lockdown. Attraverso le piattaforme, e ricorrendo all’uso di strumenti come le tavolette grafiche, abbiamo cercato di rendere efficace il processo di insegnamento-apprendimento anche per quelle discipline più tecniche, come la Matematica, la Fisica, le Scienze Naturali.

Tuttavia, le discipline che senza dubbio hanno sofferto di più sono state quelle laboratoriali, in particolare quelle legate agli indirizzi del Liceo artistico e del Liceo musicale. Ad esempio, un insegnamento come Laboratorio di Musica di Insieme ha patito molto la Dad, ma i docenti si sono ingegnati, avventurandosi in modalità nuove per creare “l’insieme” anche tra tanti alunni collegati a distanza dal proprio device. Un esempio virtuoso è il Laboratorio di Musica di Insieme di Percussioni: in pieno lockdown, poiché gli alunni non disponevano tutti dello strumento musicale presso il proprio domicilio, il professore si è inventato un modo nuovo di fare musica per percussioni, mediante gli strumenti che ogni alunno poteva reperire in casa, come stendini, pentolame, padelle piatte, ecc.

Gli studenti hanno partecipato attivamente durante la Dad o hanno mostrato sofferenza?

La maggior parte di loro ha partecipato non solo ad attività curricolari, ma anche extracurricolari, che hanno coinvolto tutte le discipline, come incontri con autori, seminari, concorsi, concerti, realizzazione di prodotti per le pagine social dell’Istituto, corsi di preparazione a Certamina e Olimpiadi, sportelli, attività di orientamento, PCTO. Nei mesi più difficili, la Scuola ha lanciato un concorso di idee, ‘Raccontiamoci – La scuola in una stanza’, con cui gli studenti sono stati stimolati a raccontare sé stessi in pandemia, ad esternare le proprie emozioni, le privazioni e le piccole gioie nelle forme che essi hanno ritenuto più congeniali: ne è venuto fuori un tripudio di creatività nell’autonarrazione che si è espresso in video, foto, storytelling, racconti, poesie, ecc.

Senza dubbio la stanchezza che derivava dallo stare per ore davanti ad uno schermo si è fatta sentire, soprattutto nel caso di alunni più fragili, a rischio dispersione scolastica, per i quali il continuo rapporto scuola-famiglia, per il tramite del coordinatore di classe, si è rivelato la chiave di volta.

L’Istituto ha attuato degli specifici interventi per favorire una Dad efficace?

La Scuola ha supportato gli studenti durante l’anno con attività da remoto, quali sportelli didattici di recupero e di potenziamento o corsi di recupero per quelli che evidenziavano gravi lacune in  una o più discipline. Comunque, ogni Dipartimento ha rivisto e perfezionato le programmazioni, considerando le criticità emerse durante la pandemia, rispettando sempre i nuclei fondanti presenti nel Curricolo.

Anche gli insegnanti sono stati supportati da note e circolari dirigenziali, che hanno fornito riferimenti pedagogici e didattici sull’inedito mondo della didattica a distanza, che hanno stimolato a praticare una didattica quanto più possibile attraente, non trasmissiva, che coinvolgesse attivamente gli studenti, che trasformasse il docente in facilitatore dell’apprendimento, nello sforzo di superare il limite “divisorio” e freddo dello schermo del Pc. Gli insegnanti sono stati anche invitati dalla dirigenza a considerare la necessità di limitare i carichi di lavoro domesticoper gli studenti, già provati da ore e ore trascorse dinanzi ad uno schermo, e l’importanza di una valutazione formativa che rendesse ragione del ‘come’ e non del ‘quanto,’ del processo più che del risultato, senza trascurare gli elementi affettivo-relazionali insieme agli apprendimenti cognitivi. La dirigenza ha curato anche la predisposizione, ad opera degli OOCC, di nuovi regolamenti che potessero disciplinare la netiquette in Dad e le relative griglie di valutazione del comportamento degli studenti, adeguate alla nuova situazione emergenziale.

Nella gestione dell’emergenza, gli insegnanti sono stati aiutati anche da esperienze formative che si sono rivelate molto utili: corsi di aggiornamento col prof. Castoldi, la prof.ssa Ranieri, la prof.ssa Marchisio, il prof. Aprile e il prof. Balbo, tutti finalizzati ad un approfondimento su risorse tecnologiche per la didattica, su modalità inesplorate di lezioni interattive e su possibili tipologie di verifiche, che sono poi risultate molto utili durante la Dad.

Tutti i docenti, comunque, nel momento in cui è scoppiata l’emergenza, disponevano degli strumenti necessari per fare didattica ‘a distanza’. Per questo motivo la didattica non ha subito alcuna interruzione, sin da marzo 2020, se non piccole modifiche, quali la riduzione dell’ora sincrona a 45 minuti, con recupero dei 15 minuti attraverso attività asincrone.

La rete offre oggi contenuti culturali ricchissimi, contigui ai diversi ambiti disciplinari. Offre anche possibilità di scambio, di socializzazione, di cooperazione, di elaborazione di prodotti individuali o condivisi in diversi settori. Voi avete utilizzato le risorse della rete nella realizzazione della Dad?

Senza dubbio. È vero che rimane difficile da scardinare la tentazione ‘naturale’ a trasferire in Dad le pratiche didattiche tipiche della didattica in presenza. Tuttavia, la rete offre risorse utili che i docenti e gli studenti hanno imparato ad usare e valorizzare per cercare spunti, per aprire dibattiti e per generare nuovi contenuti in ottica costruttivista, sulla base del target di lezioni che i docenti hanno imbastito con i propri alunni. Quindi noi non troviamo corretto demonizzare la rete a priori, come molti hanno fatto. Va detto, però, in aggiunta a quanto affermato nella precedente risposta, che la nostra Dad è stata supportata da una esperienza formativa specifica: nell’anno scolastico 20-21, nel nostro Liceo abbiamo realizzato, tra gli altri, un interessante percorso di formazione dal titolo ‘Ripensare la didattica tra presenza e distanza. Per una educazione interattiva in ambiente digitale’, con esperti del panorama accademico nazionale, che si sono soffermati su nuovi metodi per la DDI, sulla gestione di una videolezione in modo interattivo e partecipativo ricorrendo alle risorse del web, sull’apprendimento cooperativo in presenza e a distanza, su nuovi aspetti e risvolti della relazione educativa in DDI, sul ruolo dell’insegnante ‘facilitatore’, ecc. Un modo nuovo per ripensare la didattica alla luce della Dad e delle risorse della rete.

Oportet studuisse

Grata per l’ ospitalià riservatami, auguro buon lavoro alla Dirigente, ai Docenti e ai ragazzi del Liceo, anzi dei Licei Marzolla – Leo – Simone Durano di Brindisi.

Credo che l’intervista non abbia bisogno di commenti. La imprevedibilità della vita contemporanea è sotto gli occhi di tutti, e appare evidente che sempre, di fronte a qualsiasi imprevisto e a qualsiasi emergenza, oportet studuisse: occorre cioè non solo studiare, ma aver studiato. Oltre al Liceo presentato nella nostra intervista, ci sono certamente, sul territorio nazionale, tante altre scuole che hanno percorso strade analogamente capaci di preparare i ragazzi ad esami di maturità “normali” e “anormali”. E questo consente di affermare che, pur nei forti disagi sofferti, non sono state la pandemia o la Dad a generare la impreparazione dei ragazzi, ma i modi in cui pandemia e Dad sono state gestite. Non sappiamo cosa il futuro riserverà alla nostra scuola, e con quale didattica, per quali obiettivi, con quali strumenti e con quali esami gli studenti dovranno confrontarsi. Certamente dovrebbe esser chiaro a chi recluta, a chi dirige, a chi insegna e a chi studia che le competenze richieste agli studenti, futuri cittadini, e ai loro proff. e a chi dirige i loro proff., devono essere oggi molte e forti.

Certamente tutti condividiamo, in questo drammatico momento storico, la speranza che non arrivino né pandemie né guerre né calamità di vario tipo a fermare i processi di formazione dei giovani, ma in ogni caso occorre esser preparati a superare le difficoltà che eventualmente insorgeranno, anche inedite, senza aggirarle e senza declinare responsabilità personali o di gruppo, professionali o politiche.

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