Un’esperienza di ricerca-azione
di Maria Maggio e Silvia Madaro Metrangolo
Premessa
L’emanazione delle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione (1) ha costituito l’occasione per attivare vari seminari e incontri di formazione, rivolti a docenti e dirigenti scolastici. Occasioni del genere sono sempre proficue per sollecitare chi opera nella scuola a riflettere sul proprio lavoro e a rimettersi in discussione. In queste pagine presentiamo un’esperienza condotta in rete in sei istituti comprensivi del territorio brindisino (2) nel periodo febbraio-maggio 2014, nell’ambito del progetto “Indicazioni nazionali 2012 – Misure di accompagnamento” finanziato dall’USR Puglia.
Il tema scelto, condiviso dai dirigenti e dai docenti dei sei istituti, è la valutazione nell’ottica di un curricolo verticale. L’attenzione è stata perciò focalizzata sulle competenze in uscita dalla scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado, circoscrivendo il campo di lavoro a italiano, matematica e inglese, per giungere alla costruzione e somministrazione di prove oggettive e ad una analisi dettagliata dei dati raccolti mediante tali test. Il corso ha coinvolto direttamente circa settanta insegnanti, impegnati nelle scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado dei sei comprensivi e, attraverso il loro operato, ha raggiunto quasi tutti i docenti all’interno di ciascuna scuola e un ampio numero di alunni (poco più di 1400).
Le modalità operative applicate durante il corso si rifanno ai principi della ricerca-azione, tuttavia il lavoro si è svolto sulla base di un disegno preciso – predeterminato, ma flessibile – costruito secondo i metodi e gli strumenti della ricerca descrittiva: ciò ha consentito di far partecipare tutti attivamente e di elicitare pratiche riflessive sulla prassi didattico-valutativa, senza rinunciare al rigore scientifico nell’elaborazione dei dati e nella lettura dei risultati.
1. La ricerca-azione
Nata negli anni Quaranta del secolo scorso nell’ambito delle scienze sociali per affrontare i problemi collegati con le minoranze etniche negli Stati Uniti, la ricerca-azione si diffonde successivamente in ambito educativo, giungendo in Italia negli anni Novanta (cfr. Piscitelli 2007), quale pratica di ricerca empirica e di riflessione radicata in un contesto reale e condotta dagli insegnanti e per gli insegnanti.
Uno dei limiti delle pratiche tradizionali di formazione professionale degli insegnanti, sia iniziale che in servizio, è costituito dalla tendenza ad organizzare corsi di tipo top-down, nei quali questioni teoriche sono trattate da esperti, con la conseguenza che, nonostante l’importanza degli approfondimenti scientifici, i docenti avvertono un forte distacco tra i contenuti affrontati e la realtà del proprio operare. La ricerca-azione mira a colmare il divario fra teoria e prassi, partendo dalle esigenze degli insegnanti, secondo un percorso bottom-up, in cui la teoria non è il punto di partenza, ma un momento intermedio che trova la sua ragion d’essere negli aspetti della pratica presa in considerazione.
L’aspetto fondamentale della ricerca-azione è la ‘rilevanza’: il lavoro ha origine dall’insegnante e ciò assicura l’interesse per le questioni affrontate, rendendo l’insegnante stesso protagonista della ricerca e favorendone la crescita professionale (cfr. Coonan 2001). La ricerca-azione si svolge secondo uno schema base, applicabile in maniera flessibile (cfr. Elliot 1993):
idea iniziale,
ricognizione,
piano generale,
azione,
osservazione,
condivisione, valutazione e riflessione.
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