• domenica , 22 Dicembre 2024

Torno indietro e uccido il Nonno

Arditodesìo e la riflessione sul tempo, da Agostino a Einstein

a cura di Vincenzo Sardelli

Dove va il tempo che passa? Se lo chiedeva Albert Einstein ragionando sul concetto di spazio-tempo. Se lo chiede anche la compagnia trentina Arditodesìo nello spettacolo Torno indietro e uccido il Nonno. Un viaggio a tutta velocità dentro il Tempo.
Arditodesìo esplora i meccanismi del racconto scientifico attraverso il linguaggio scenico. Porta a galla elementi umani della scienza attraverso la drammaturgia. Lo spettacolo, con Andrea Brunello e Roberto Abbiati, è stato proposto a fine gennaio al Teatro Libero di Milano dopo il debutto al Festival della Scienza di Genova a ottobre 2014. Indaga provenienza e consistenza del tempo. Il tempo finirà? Possiamo viaggiare nel tempo? Che cos’è la “freccia del tempo”?
«Il buon insegnamento – diceva Galileo Galilei – è per un quarto preparazione e per tre quarti teatro». Andrea Brunello scrive con Roberto Abbiati e Leonardo Capuano un racconto teatrale scientifico che si addentra nei meccanismi del tempo e della relatività, provando a sbrogliare un intrico di misteri e paradossi.
Punto di partenza di questo teatro beckettiano sono le Confessioni di Sant’Agostino: «Io so che cosa è il tempo, ma quando me lo chiedono, non so spiegarlo».
Musiche stranianti, movenze stravaganti, ritmi cadenzati: la scena è composta di un letto d’ospedale, una sedia e una lampada da camera. Una luminaria racchiude la superficie entro cui i protagonisti si muovono. Le luci di Marianna Tozzo creano un limbo onirico, come i gesti rarefatti dei protagonisti che si fanno da specchio.

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Un “Clown Augusto” e un “Clown Bianco” si muovono con andatura ondeggiante. Viso di biacca, costumi che evocano atmosfere tra finito e infinito, Brunello e Abbiati sembrano farsi beffe di ogni coordinata spazio temporale. Il primo è un Pierrot con fez color deserto e pantaloni coloniali alla zuava. Il secondo è un clown disastrato, trucco da panda gigante, occhialini e baffi da aviatore pionieristico.
I dialoghi surreali rivelano il disincanto di fronte ai grandi interrogativi esistenziali riguardanti il tempo. Questo lavoro, che unisce scienza e teatro di figura, mimo e clownerie, attinge a un assurdo filosofico vicino alla sensibilità esistenzialista. Pone domande, semina suggestioni, offre poche soluzioni.
Ad amplificare il senso d’attesa, tra galassie e buchi neri, atomi e agglomerati, fotoni, elettroni e termodinamica, sono le musiche dei Radiohead, sonorità estese e ibride: classico, contemporaneo, free jazz, elettronica.
Se Il principio dell’incertezza, penultimo lavoro di Andrea Brunello, esplorava la meccanica quantistica, Torno indietro e uccido il Nonno si pone interrogativi di tipo scientifico e filosofico.
Con la regia di Leonardo Capuano, lo spettacolo suscita interesse attorno alla scienza in modo nuovo. La comicità sorniona, delicata, a metà tra Charlot e i Fratelli Marx, spazia dalla pantomima al circo. È un linguaggio evocativo, più che divulgativo o didattico.

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