Una legislazione all’avanguardia non basta per garantire l’incolumità nella vita pratica: occorre responsabilizzare il singolo
Di Giocondo Talamonti
La salute e la sicurezza sul lavoro vanno perseguite tramite una cultura della prevenzione che si crea, innanzitutto, con l’informazione e la formazione.
La sicurezza sul lavoro è un tema che gli studenti devono affrontare già con una preventiva valutazione sui rischi che incontrano nelle esercitazioni pratiche. Occorre conoscerne i rimedi per ridurli al minimo, con comportamenti e atteggiamenti responsabili. A scuola, le simulazioni del pericolo si fanno per prepararsi ad affrontare le emergenze negli ambienti lavorativi.
La cultura collettiva non può prescindere dalla responsabilizzazione soggettiva, dalla formazione, dalla conoscenza e dalla prevenzione.
Le disposizioni riguardanti il pericolo non devono essere percepite come un mero obbligo burocratico, un momento fastidioso, ma come azione preventiva e cura della propria salute e della propria vita.
Attraverso l’educazione permanente è possibile adeguare le proprie conoscenze alla tecnologia, ai nuovi processi, all’informatica, al mutarsi dell’ambiente di lavoro. Ne rappresentano un segno premonitore le parole di Marshall McLuhan (morto nel 1980): “Il nuovo ambiente plasmato dalla tecnologia elettrica è un ambiente cannibalistico che divora le persone. Per sopravvivere, bisogna studiare le abitudini dei cannibali.”
La legislazione italiana in materia di sicurezza è all’avanguardia, ma il rispetto delle norme rimane un problema che va rimosso per il bene di tutti.
La responsabilità di tutti è fondamentale per una cultura consapevole della sicurezza spesso relegata ad un ruolo marginale, per cui diventa prassi il rispetto formale della norma al minor costo possibile. Ne sono un esempio le certificazioni acquisite al minor costo e disinteressandosi completamente dei contenuti e della efficacia nei processi formativi.