“Di fisica, d’amore” è nato sul social network, per poi approdare su carta: “Far cambiare idea a chi è convinto di non poter capire la fisica”, l’obiettivo dell’autore.
Di Paola Panarese
Spiegare la fisica in tweet: è la sfida di Raffaele Greco, ingegnere elettronico e coordinatore del centro di formazione del Comitato Elettrotecnico Italiano. Ha pubblicato manuali e articoli divulgativi sulle nuove tecnologie e in particolare sulle telecomunicazioni, poi l’intuizione: sfruttare le potenzialità di Twitter a scopi divulgativi, per spiegare la fisica ai non appassionati, attraverso l’escamotage del racconto. Ora quei tweet sono raccolti nel volume “Di fisica, d’amore”.
Paola Panarese ha intervistato Raffaele Greco.
A chi è dedicato “Di fisica, d’amore”?
Ho cominciato a scrivere questo racconto su Twitter usando frasi brevi, concatenate l’una con l’altra per formare i capitoli. Ho parlato a persone adulte, amici, ma anche persone di cui non sapevo molto.
Ho cercato di scrivere qualcosa di compatibile con l’idea di svago che è in un social network, ma che potesse essere utile a chi ha sempre visto la fisica come qualcosa di astruso e incomprensibile.
Perciò ho cercato di seguire il percorso di un racconto e di esemplificare i concetti di fisica inserendoli nel racconto, tra un’avventura e l’altra, con la scusa di spiegare come mai le cose stavano andando in un certo modo. In pratica il racconto è dedicato a chi pensa di se stesso: «La fisica no, non la capirò mai», sperando che almeno in parte, cambi idea.
«Hai tutto quello che ti serve, il tuo cervello. Hai la fantasia e la capacità, l’intuito e la sensibilità, tutte le emozioni necessarie». Parla di Lei?
Sebbene io abbia scritto il racconto in prima persona e ci siano parti autobiografiche, questa frase è molto generale. Chi la pronuncia si rivolge ad una persona generica, in pratica a tutti, e intende dire che chiunque ha dentro di sé tutte le caratteristiche necessarie per immaginare e far volare la fantasia oltre i limiti dell’esperienza quotidiana.
Le scienze in generale, e la fisica in particolare, sono arrivate a studiare argomenti che non possono più essere percepiti normalmente, con i nostri sensi: possono essere studiati solo con strumenti sempre più sofisticati, costosi e accessibili solo ad un ristretto numero di specialisti.
Spesso, nessuno strumento è in grado di verificare le teorie più avanzate, come quelle legate alla nascita dell’universo o alle particelle elementari. Perciò in generale, per “immedesimarsi” nello studio delle scienze e della fisica è necessario usare la fantasia, che appunto, non è un’esclusiva di pochi. Spiegare agli allievi come fare, in che modo dirigere la propria immaginazione, il proprio intuito, è il compito normale del docente; questo compito è reso più difficile quando l’argomento è controintuitivo, come molte delle teorie della fisica del 20° secolo.
Per questo, per far partire la fantasia, ci vorrebbero dei supporti informatici adatti. Per questo insegnamento, per l’insegnamento all’uso della fantasia, non bastano le competenze, ci vuole la passione. E la passione dovrebbe far parte dell’insegnamento, anzi, forse, in fisica come nelle altre materie, quello che conta è proprio insegnare la passione.
Quanta scienza e quanta fantascienza ci sono nel racconto?
Il racconto non è un testo di fisica; gli argomenti di fisica sono stati trattati in maniera casuale, in relazione a come procedeva il racconto. Ho saltato degli argomenti di base, per arrivare a questioni secondarie o avanzate, solo perché la loro spiegazione era funzionale al racconto.
Non credo che esista un testo di fisica che tratti tutti insieme questi argomenti, perché sono troppo disparati. Sicuramente non esiste un testo che li tratti in maniera così disordinata. Tuttavia alcuni argomenti, quelli di base, sono trattati seriamente, mentre altri meno, perché il mio obiettivo è stato quello di rendere la fisica attraente tramite un racconto che porti a continuare la lettura per la curiosità di sapere “come va a finire”, curiosità che è propria dei racconti (caratteristica sfruttata tipicamente dal personaggio Sherazad nella raccolta “Le mille e una notte”), ma non esiste in genere nei libri di testo.
Quindi, il lettore dovrebbe, nelle mie intenzioni, seguire il racconto per questa curiosità, mentre legge concetti di fisica senza averne la percezione, senza pensare «oddio, sto studiando fisica!». Ci sono anche argomenti che sono stati forzati, che ho introdotto per giustificare quello che succede nel racconto.
D’altronde, i viaggi interstellari oggi non sono possibili, perciò naturalmente una parte delle spiegazioni è appunto forzata, o comunque non ancora realizzata.
Colpisce la facilità con cui spiega complicatissime leggi fisiche o l’intero universo. Ha mai pensato di scrivere un manuale scientifico per giovani allievi?
No, non ho mai pensato di scrivere un manuale nel senso tradizionale. Alcuni anni fa, mentre i miei figli cominciavano a studiare materie scientifiche alle scuole superiori, notavo che i mezzi che avevano a disposizione per lo svago (come i film con effetti speciali sempre più stupefacenti e i videogiochi sempre più realistici) avevano un vantaggio incolmabile rispetto ai mezzi utilizzati dai ragazzi per lo studio.
Questo vantaggio è ancora presente, forse è aumentato: i mezzi di intrattenimento sono coinvolgenti, interattivi, premianti, divertenti. Fanno provare le sensazioni che i ragazzi vogliono provare. La scuola (lo studio) non è più in competizione con una partita di calcio, con una corsa sfrenata, un bagno al mare, un film, tutte attività che potenzialmente hanno un inizio e una fine, ma con sistemi di intrattenimento studiati per non avere mai fine.
Quindi pensavo che il libro di testo, il manuale che può essere solo letto, o qualsiasi supporto che può essere solo visto/ascoltato, ha già perso la gara contro i mezzi di intrattenimento. Il discorso che faccio probabilmente vale per molte materie, ma io lo immagino soprattutto dedicato alla fisica.
Il supporto che serve ai ragazzi per imparare la fisica, ovvero, non tanto la fisica in sé, ma la passione per la fisica, deve essere molto più avanzato, più di quanto possa progettare e preparare una singola persona.
Il budget per la creazione di effetti speciali in un film è impressionante, e altrettanto lo è il numero di persone coinvolte. Per contrastare la concorrenza, la fisica dovrebbe essere spiegata con sistemi di realtà virtuale, come i lettori o i simulatori che già esistono in altri settori. Gli argomenti, gli oggetti di studio che non possono essere visti, possono essere simulati. Il ragazzo, in realtà virtuale, può “correre” come la luce, a fianco ad un’onda elettromagnetica, può diventare grande come una stella e seguirne l’evoluzione, può diventare piccolo come un elettrone e orbitare intorno ad un nucleo atomico.
Non solo, ma deve poter interagire: variare la frequenza di un’onda, la massa della stella, le dimensioni del nucleo atomico, per vedere cosa succede. Per essere quello che succede.
Che ruolo ha la scrittura nella Sua vita?
Alle scuole superiori mi interessava la maggior parte delle materie che studiavamo, quasi in tutto trovavo qualcosa che mi incuriosiva e mi dava uno stimolo per approfondire. All’università e poi al lavoro ho dovuto fare una scelta e ho scelto una materia tecnica, ma ho continuato a leggere e studiare gli argomenti che mi interessano, come linguistica, storia e letteratura. Nello stesso tempo la voglia di scrivere non mi ha abbandonato mai.
Da questo punto di vista ho avuto la fortuna di andare a lavorare per una ditta che si occupa di documentazione tecnica e quindi, almeno di argomenti tecnici, ho potuto scrivere molto. Ho cercato di scrivere in maniera chiara, che è tanto più necessario quanto più gli argomenti sono difficili, e ho cercato di fornire mezzi di comprensione più immediati del testo scritto, come fotografie, schemi, grafici. Nelle pubblicazioni di questo tipo tuttavia, siano guide tecniche, articoli per riviste specializzate o manuali d’uso e manutenzione, non si devia molto dal percorso: nella grande maggioranza dei casi i testi sono seriosi (e noiosi), e al massimo ci si concede la battuta per alleggerire.
Ma non si parla d’amore in una guida tecnica. E così, nonostante io abbia sempre scritto molto, non avevo mai scritto un racconto, né tantomeno un racconto d’amore. Per la mia volontà di scrivere, questa era una carenza. Ho quindi utilizzato, negli ultimi anni, l’occasione offerta dai social network, di pubblicare i propri testi in maniera praticamente immediata. In seguito ho raccolto tutti i “post” che avevo scritto in maniera concatenata, nei quali avevo mischiato la voglia di scrivere una storia d’amore, e di diffondere le conoscenze di base di fisica.
I due aspetti sono ovviamente molto diversi, e c’è il rischio che non si integrino bene, ma se per qualcuno funziona, allora il racconto può stimolare la conoscenza della fisica; e magari per qualcun altro la passione per la fisica sarà uno stimolo per leggere un racconto.
Il racconto di Raffaele Greco partecipa al concorso “ilmioesordio 2018”. Una scheda si può trovare qui.