di Giulia Rella*
(*docente di sostegno nella scuola secondaria di I grado)
Il 13 febbraio scorso il Ministero della Pubblica Istruzione ha proposto agli istituti del primo ciclo di istruzione due “schede nazionali” di certificazione delle competenze, che dovranno essere compilate alla fine della quinta classe della scuola primaria e al termine della terza classe della scuola secondaria di primo grado. I modelli di certificazione proposti non hanno ancora valore prescrittivo, ma verranno adottati volontariamente dagli istituti che, al termine dell’anno scolastico, saranno chiamati ad esprimere opinioni e a suggerire modifiche alle suddette schede. L’iniziativa ministeriale segna il momento di arrivo di un percorso che è stato intrapreso anni or sono e che mira ad una sostanziale modifica generale del sistema scuola.
Nel 2006 il Parlamento Europeo e il Consiglio d’Europa emanarono un documento che indicava le competenze chiave per l’apprendimento permanente, sottolineando come la persona e dunque la sua crescita culturale rappresentassero la risorsa più importante per la comunità. In Europa pertanto si cominciò a tratteggiare il profilo culturale del cittadino comunitario allo scopo di aumentare e migliorare i livelli occupazionali; si deve infatti rammentare che il processo di sviluppo e riforma dei sistemi d’istruzione dei Paesi membri nacque al fine di sostenere le politiche economiche definite nel Consiglio europeo di Lisbona del 2000 e ciò ben si evince dal punto 5 del documento prodotto da quel Consiglio: L’Unione si è ora prefissata un nuovo obiettivo strategico per il nuovo decennio: diventare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale.
Chiariti gli obiettivi della politica comunitaria in fatto d’istruzione, c’è da chiedersi se e quanto tale politica abbia contemplato, sin dal suo esordio, l’inclusione dei disabili.
Rivisitando dunque i documenti europei più significativi ai fini del cambiamento e della evoluzione delle istituzioni educative e culturali dei Paesi membri, possiamo constatare che la prima importante tappa del processo che a noi interessa si realizza nel 2000, nel Consiglio europeo svolto a Lisbona. I punti 32-33-34 del documento redatto dalla Presidenza del Consiglio(1) sono infatti dedicati all’inclusione sociale, e il punto 33 in particolare esorta gli Stati membri a promuovere azioni a favore di gruppi bersaglio ( bambini, anziani, disabili).
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