Della difficoltà del formare (efficacemente) chi forma
Di Rita Bortone
Il rischio del “parlarsi addosso”
E’ difficile tradurre in un articolo la quantità di sgomento che a volte si prova quando si affrontano,in certe scuole, discorsi teorici o pratici che implicano la padronanza di sistemi concettuali di base dati (stupidamente) per scontati.
Il mio campo d’osservazione come formatrice in realtà è molto ristretto rispetto agli ampi orizzonti dell’attuale formazione in servizio dei docenti, e mi domando se le mie considerazioni riguardino anche gli altri ambiti o solo quelli che interessano a me.Faccio un esempio.
Negli ultimi anni, lo sappiamo, la domanda di formazione delle scuole è andata, tra le molte direzioni, anche in quella che aveva come mete la costruzione di curricoli verticali e la progettazione per competenze.
Questo improvviso, obbligato, spesso convulso fermento formativo potrà apportare qualità ad una scuola rimasta immobile per decenni?
Le parole della competenza hanno riempito spazi, testi, appunti, ore di studio, esercizi, corsi, volumi; le competenze hanno ispirato unità formative, progetti, verifiche, chiacchiere di corridoio, aspirazioni, contestazioni, ironie….Ne abbiamo dato definizioni, declinazioni, interpretazioni, applicazioni, progettazioni…Le abbiamo descritte come spendibili, contestualizzabili, trasferibili, integrabili……. Abbiamo analizzato quelle linguistiche, matematiche, tecnologiche, specifiche,trasversali, di cittadinanza…e quelle manageriali, progettuali, organizzative, valutative, auto valutative…
Sarà servito? Servirà? Quién sabe?
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