La lettera del prof. Luca Ventricelli, precario di Lettere Classiche: “I docenti precari sono operatori di civiltà, non una comoda macchina part-time”
Gentile Direttore,
Le scrivo il giorno dopo la ‘ricucitura’ M5S–PD sul concorso straordinario
dei docenti precari. Sono un docente precario di Lettere Classiche, barese, classe 1975; in queste ultime settimane, i rappresentanti del M5S hanno non solo liquidato, ma spesso insultato la dignità di quanti, come me, da tanti anni, lavorano nella scuola, non meglio o peggio dei colleghi di ruolo, ma esattamente come loro; io avverto perciò l’esigenza, umana e professionale insieme, di rispondere a certe ‘uscite’ che, in tutta franchezza, ritengo che abbiano squalificato chi le ha formulate ancor prima che offendere; soprattutto, io ritengo doveroso rispondere a chi, in quest’ultimo periodo (per altro, quello della DaD), ostentando un’assai rara sordità a un reale confronto critico, ha parlato pontificando e, peggio, fornendo una rappresentazione della realtà dei professori precari assai distorta ancor prima che ingiusta, in particolare, insistendo nel prospettare che il prossimo DL sui precari sarebbe la risposta più adeguata al loro lavoro.
Io, dopo una laurea quadriennale in Lettere Classiche, dopo due dottorati
di ricerca e un assegno di ricerca, con annesse pubblicazioni, ho voluto
intraprendere il mio cammino nel mondo della scuola, iniziando umilmente dalla straordinaria opportunità che si è attivata in Puglia, quella dei DAS (Diritti a scuola), 4 anni di full immersion nella compresenza/codocenza, nelle valutazioni orali, nella preparazione ai test invalsi, nelle supplenze e nei corsi di recupero (anche estivi), anni di autentico tirocinio, la cui ricchezza formativa è stata rilevante e, soprattutto, feconda, anche in virtù della generosità intellettuale e morale di tanti colleghi di ruolo incontrati; poi, ho avuto 4 incarichi annuali, svolgendo anche l’esperienza degli esami di stato, imparando; lavorando; crescendo; come persona e come lavoratore, sperimentando sempre più che sfida appassionante continui a essere l’insegnamento.
Alla luce di questa premessa, ho percepito prima con stupore, poi, con
sdegno e anche, lo confesso, con rabbia, l’atteggiamento del M5S verso la
proposta pressoché (pareva..) unanime del PD, di altre forze politiche e di tutti i sindacati, ossia di permettere a quelli come me di essere stabilizzati, essendo valutati per titoli e per servizi, con esame e discussioni orali alla fine; ecco perché il mio ringraziamento va al Presidente Michele Emiliano, il quale, ben prima dell’ufficiale braccio di ferro M5S-PD, aveva scritto una lettera al Ministro Azzolina per sollecitarne la sensibilità e l’attenzione in vista di un riconoscimento ufficiale e concreto dell’impegno profuso così come della maturità professionale dai docenti di terza fascia, evidentemente facendosi interprete di un appello generale, non ‘di / da sinistra’, bensì di buon senso e, perché no?, di giustizia; appello, se non erro, ignorato.
Non consento a nessuno di sminuire o di annullare il valore di chi, come me, ha lavorato alla formazione degli studenti, conquistandosi, negli anni, uno spazio, un’immagine, un’esperienza assolutamente oggettive e, perciò, degne di rispetto e, probabilmente, di considerazione;
non consento a nessuno di pensare e di proclamare che i precari approfitterebbero della pandemia per ‘osare’ pretendere furbescamente l’entrata in ruolo.
Già il fatto che da parte ministeriale si sia pensato a una prova a crocette, spacciata per meritocratica iniziativa, capace di valorizzare e di premiare il lavoro dei precari, è cosa che non so se susciti più indignazione o sofferenza. Per altro, trovo ridicolo e, perciò, rimando al mittente, il fatto che alcune organizzazioni dei genitori di studenti avrebbero manifestato la loro ‘preoccupazione’ in vista di ‘concorsi-sanatorie’, che autorizzerebbero l’immissione in ruolo di persone non competenti e senza esperienza! A costoro, prima di permettersi di sindacare sul lavoro altrui, io suggerirei di iniziare piuttosto a preoccuparsi dell’educazione e della formazione dei loro figli, le quali cominciano in casa e non avvengono per miracolo nelle aule scolastiche. Ogni docente ‘precario’, che abbia lavorato e che lavori con passione e con fatica, è un individuo operatore di civiltà, non una comoda macchina par-time (da settembre a giugno di ogni anno scolastico), dunque, un lavoratore degno di attenzione e di rispetto, e non di esami scritti come qualunque neolaureato (lo sono stato anch’io..), alla stregua di chi non abbia mai messo piede in un’aula di scuola; avere insegnato, anno dopo anno, conferisce un’esperienza e una preparazione che solo una mente contorta potrebbe interpretare come
squallide scusanti o arroganti scorciatoie verso il ruolo.
Mi ha mortificato e, francamente, stancato l’atteggiamento del M5S (da
me, come da tantissimi, votato alle ultime elezioni e dal quale riconosco di non essere stato in alcun modo garantito), sempre intento a rappresentare la realtà dei precari in modo assai distante dalla medesima. Inoltre, trovo a dir poco scandaloso (si tratti di pubblica opinione o di forze politiche) chi ha appoggiato un tale atteggiamento, credendo che i destini d’individui e di famiglie intere dovessero passare, prima, attraverso delle crocette, e, ora, attraverso addirittura una prova scritta, parrebbe imprescindibile, e che invece, a chiunque abbia intelligenza ed etica, apparirà solo offensiva perché espressamente incurante del lavoro e dell’impegno dei docenti precari. Una prova, che, a quanto pare, sembra avere improvvisamente conquistato la non sofferta adesione del PD, ricucendo il vulnus nella maggioranza; e il vulnus (l’ennesimo) inferto alle legittime attese
(non ai sogni!) dei professori precari?
Che cosa vi sarebbe di ‘stra-ordinario’ in un concorso come quello pensato espressamente per i docenti precari dal Ministro Azzolina?
Confesso che sarei immensamente grato a chiunque riuscisse a spiegarmelo e a rendermelo accettabile.
Dichiarare che l’avere lavorato, conquistando maturità e formazione sul
campo, costituisce una premessa più che ragionevole per pensare un percorso per i docenti precari non è un discorso ‘sentimentale’ o, peggio, ‘di parte’, ma, semplicemente, l’orgogliosa rivendicazione della dignità di chi, me lo si consenta, come me, ha saputo non solo ‘lavorare’, ma esprimere umanità e preparazione; perciò, non nutro dubbi sul fatto che, ferma restando la condanna di qualunque violenza verbale, l’essere costantemente sordi alla suddetta rivendicazione possa tuttavia far sdegnare, inasprire, esasperare.
Grazie dell’attenzione,
Prof. Luca Ventricelli.