a cura di Enrica Bienna
L’ora di lezione. Per un’erotica dell’insegnamento,
Massimo Recalcati, Einaudi 2014.
Del libro “L’ora di lezione“ si sente parlare molto in questi giorni: il suo autore, Massimo Recalcati, professore e psicanalista lacaniano di successo, è ormai non solo un autore presente nelle librerie di molti lettori, ma è anche un volto noto agli italiani per i suoi recenti interventi su riviste di varia natura, in trasmissioni televisive , in convegni, festival filosofici , che contribuiscono a portare alla ribalta i problemi della scuola, la sua crisi istituzionale, la necessità di un cambiamento.
Alle persone di scuola fa piacere che il mondo della cultura si muova per affrontare quella che ormai evidentemente viene percepita come un’emergenza sociale (la crisi del discorso educativo e il necessario rilancio della scuola pubblica) e accogliamo con interesse il contributo che viene dal particolare ambito della psicanalisi lacaniana (il libro è intrigante, a cominciare dal sottotitolo!), specialmente se servirà a suscitare un confronto tra chiavi di lettura diverse, utile a nutrire il dibattito sulla “buona scuola” e a svegliare una società civile spesso dormiente. Indispensabile il dibattito, perché in mancanza di questo, e nell’attuale disorientamento generale, il rischio di un intervento specialistico e qualificato come quello di Recalcati, ma certamente parziale nel punto di vista e nelle soluzioni offerte al problema , è quello di essere immediatamente assunto, una volta entrato negli ingranaggi della comunicazione di massa, con valore di verità indiscussa e investito di un significato salvifico: ecco, è qui che sta il problema della scuola!
La tesi da cui parte l’autore è esplicitata sin nelle prime pagine dell’ introduzione: “La tesi principale di questo libro è che quel che resta della Scuola è la funzione insostituibile dell’insegnante. Questa funzione è quella di aprire il soggetto alla cultura come luogo di “umanizzazione della vita”, è quella di rendere possibile l’incontro con la dimensione erotica del sapere (dove per “umanizzazione alla vita” si intende il processo educativo- l’espressione è mutuata da Françoise Dolto- e per “dimensione erotica del sapere” si intende l’apertura al sapere come passione, il desiderio del sapere, la scoperta di nuovi mondi, che solo la passione di un bravo maestro può suscitare). “..il vero cuore della scuola è fatto di ore di lezione che possono essere avventure, incontri, esperienze intellettuali ed emotive profonde. Perché quello che resta della scuola, nel tempo della sua evaporazione, è la bellezza dell’ora di lezione”.
Per dimostrarlo, l’autore ricorre alle forme di analisi , al codice e agli strumenti del suo mestiere, giungendo solo alla fine del discorso a chiamare in causa la memoria delle sue più incisive esperienze personali, e soprattutto l’incontro che gli ha cambiato la vita, quello con la bella e brava insegnante Giulia ( nell’ultimo capitolo del libro: L’Incontro), così che tutto il testo sembra quasi svilupparsi come la costruzione teorica finalizzata a spiegare il valore esemplare di quell’incontro.
Se lo scenario che abbiamo davanti è quello di una scuola smarrita, a rischio di estinzione, e se è in crisi il processo stesso di “educazione”, lo dobbiamo all’agire su di essa di “complessi” diversi: così lo psicanalista interpreta le trasformazioni che ha subito la scuola nei decenni passati .
Dalla scuola dominata dal “complesso di Edipo”, la scuola fondata sull’autorità del padre e della forza della tradizione, nella quale sull’insegnante si proiettava il Padre e la Legge e nella quale era inscritta la edipica ribellione dei figli ai padri (una scuola – dice l’autore – che chiedeva acquiescenza e privava gli studenti di qualunque senso critico), si è passati, dopo aver superato le contestazioni del ‘68 e del ’77, alla scuola-Narciso, dove il singolo, perso nella propria immagine, alla ricerca del soddisfacimento immediato dei propri bisogni, intollerante di ostacoli e limiti, punta direttamente al successo, senza sforzi personali, senza confronti. Questa , sostiene l’autore, è la scuola di oggi, che nella perdita sostanziale dei ruoli simbolici e delle distanze tra le generazioni (Narcisi i genitori, Narcisi i figli) vede cadere l’alleanza tra genitori e maestri, vede chiudersi in una solitudine sconfinata la figura dei maestri, assiste alla perdita del valore della “parola” e del nesso tra parola e realtà.
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