ma in quella “buona” non si vedono
di Agata Scarafilo
Dopo l’emanazione della Legge 107 del 13 luglio 2015 (Legge su la “Buona Scuola”), possiamo definire gli ATA “i fantasmi della scuola”. Presenze invisibili agli occhi di chi ci governa, ma rilevabili dall’esperienza di quanti (alunni, genitori, docenti, fornitori di beni e servizi, istituzioni pubbliche, agenzie educative, ecc) entrano in contatto con loro ricevendo servizi, disbrigo di pratiche, vigilanza e tutto quello che, con l’intento di realizzare e attuare la piena autonomia dell’intero “sistema scuola”, nasce come Offerta Formativa, ma genera e sviluppa, anche, lavoro in ambito amministrativo, contabile, fiscale e organizzativo.
Sapendo però bene che tutto ciò in realtà non è il frutto di “un’esperienza illusoria” (allucinazione collettiva), i fatti mostrano che gli ATA (DSGA- Assistenti Amministrativi- Assistenti Tecnici e Collaboratori Scolastici) rappresentano il carburante di una macchina di istruzione e di formazione, senza il quale non è tecnicamente possibile raggiungere nessuna méta.
Paradossalmente, però, si è voluto affermare l’idea di una “comunità professionale scolastica” che, secondo chi ci governa, è rappresentata unicamente dai docenti e dai dirigenti scolastici ed avrà tra i suoi obiettivi quello di realizzare, anche, uno sviluppo del “metodo cooperativo” (comma 3) con il coinvolgimento delle famiglie, del territorio, delle istituzioni e delle realtà locali (comma 2), ma non degli ATA dei quali, invece, ci si ricorda (comma 4) quando si vogliono solo dettare dei limiti, come quello alla dotazione organica, posti in essere agli obiettivi dei commi 1, 2 e 3 (affermare il ruolo centrale della scuola, realizzare una scuola aperta, garantire il diritto allo studio, rendere efficiente ed efficace il servizio scolastico, migliorare l’utilizzo delle risorse, ecc.).
Qualcuno potrebbe obiettare che in fondo il comma 4 pone limiti alla dotazione organica anche del personale docente; il che è vero! Ma la Scienza del Diritto ci insegna a guardare ad una legge nel più ampio contesto normativo. Infatti, una lettura non isolata della Legge 107/2015 fa emergere come le cose non stiano proprio così. Si può notare che lo stesso limite derivante dal comma 4 (All’attuazione delle disposizioni di cui ai commi da 1 a 3 si provvede nei limiti della dotazione organica dell’autonomia di cui al comma 201, nonché della dotazione organica di personale amministrativo, tecnico e ausiliario e delle risorse strumentali e finanziarie disponibili) solo apparentemente sembra non distinguere tra docenti ed ATA, ma in realtà opera una mortificante disparità di trattamento tra le due categorie di lavoratori se, per realizzare quanto previsto dal comma 1 al comma 3, la stessa Legge 107/2015 ha considerato la necessità di incrementare la dotazione organica complessiva del personale docente (comma 201) e non quella degli ATA. A peggiorare la situazione, poi, è subentrata un’altra legge (Legge n. 190 del 23 dicembre 2014), con la quale si è proceduto alla revisione dei criteri e dei parametri previsti per la definizione delle dotazioni organiche del personale amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola e che, nei fatti, si traduce nella riduzione di personale ATA nelle scuole.
Ricordiamo a tale riguardo che, in applicazione delle prescrizioni contenute nella Legge di Stabilità 2015 (art. 1, commi 334, 335, 336, della Legge n. 190 del 23 dicembre 2014), dal 1° settembre 2015, la consistenza di organico degli ATA è stata decrementata con un taglio di 1.165 posti per il profilo di Assistente Amministrativo e di 855 posti per il profilo di Collaboratore Scolastico e che, in termini economici, si traduce in una riduzione della spesa per il personale pari a 50,7 milioni di euro annui, a decorrere dall’anno scolastico 2015/2016. Insomma, se razionalizzazione deve essere, a farne le spese è il personale ATA e ciò accade paradossalmente ancor prima che si sia realmente avviato nelle scuole tutto quel processo di informatizzazione e digitalizzazione che tanto si decanta. Un’assurdità che si commenta da sé. Già questo basterebbe per sottolineare quanta considerazione il Governo prima, con il DdL, e il Parlamento dopo, con l’approvazione della Legge 107/2015, hanno avuto nei riguardi del personale ATA, di cui ci si ricorda solo con finalità di razionalizzazione della spesa, senza mai fare il minimo cenno alla sua valorizzazione nell’ambito della scuola. D’altronde lo dimostra il fatto che in 201 commi, che compongono l’unico articolo 1 della Legge 107/2015, si fa riferimento a vario titolo al personale ATA appena 8 volte con un taglio che lo vede protagonista solo per porre in essere barriere ed obblighi come quello, ad esempio, della formazione.
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