La coscienza europea si costruisce, tassello dopo tassello, partendo dalle basi. Questo lo spirito dello scambio culturale che ha coinvolto alunni di sei Paesi
Di Francesca Rizzo
Polonia, Svezia, Turchia, Grecia, Romania e Italia dialogano tra i banchi di scuola, grazie a un progetto, “Made by two hands – Regional handicrafts in introducing youth into European labour market”, che tra il 2015 e il 2017 ha messo in contatto gli alunni e gli insegnanti di alcune scuole primarie, una per ogni Paese. A rappresentare l’Italia, l’Istituto Comprensivo Statale Umberto I – San Nicola di Bari, che ha partecipato con 20 alunni delle classi 4^ e 5^ e parte del corpo docente.
All’iniziale dialogo a distanza è seguito un contatto più stretto: tra novembre del 2015 e maggio del 2017 si sono svolti meeting di cinque giorni in ognuno dei sei Paesi: prima in Polonia, capofila dell’organizzazione, poi in Svezia (ad aprile 2016), Grecia (a maggio), Italia (ad ottobre), Romania (ad aprile 2017) e infine in Turchia (a maggio); ad ogni incontro hanno partecipato quattro alunni e quattro insegnanti di ciascuna nazione; solo al meeting turco, per ragioni di sicurezza, è stata vietata la partecipazione dei bambini. Durante i primi cinque incontri, l’immersione nella cultura locale è stata totale: ogni bambino è stato ospitato dalla famiglia di un coetaneo tutor; i piccoli hanno potuto così esercitarsi nel parlare l’inglese, unica lingua comune. A parte qualche momento di nostalgia, naturale data l’età, tutto è filato liscio: la curiosità dei bambini supera qualunque barriera.
Fil rouge tra i sei Paesi, come espresso dal titolo del progetto, le attività artigianali locali, in parte ottimizzate e in parte soppiantate dalla tecnologia: come spiegato dalla docente Agata Ferrara, referente per l’istituto barese, il progetto è nato dall’esigenza, comune a molti Stati, di contrastare l’emigrazione attraverso un recupero e un potenziamento degli antichi mestieri, anche grazie a metodi di produzione innovativi e all’utilizzo di fonti di energia rinnovabili. Il lavoro del fabbro nell’Università equestre svedese, quello del tornitore in Grecia, quello del pescatore e del frantoiano in Italia, quello del decoratore di uova pasquali in Romania: bambini e insegnanti hanno osservato e sperimentato con le proprie mani, comprendendo quanto siano profonde le radici culturali che legano l’Europa. “Non abbiamo tralasciato niente – continua Ferrara –, è stato toccato ogni settore dell’artigianato, anche la gastronomia”: a Bari, ad esempio, i bambini si sono cimentati nella preparazione di piatti tipici come orecchiette e panzerotti, condividendo poi i frutti del lavoro. Durante il soggiorno in Italia è stato dato spazio anche all’informatica, attraverso il corso code.org di “Programma il futuro”.
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