• giovedì , 21 Novembre 2024

L’urgenza di una educazione allo sviluppo sostenibile

L’importanza del protocollo d’intesa tra Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) e Ministero dell’Istruzione

Tutti gli studenti devono acquisire le conoscenze e le competenze necessarie per promuovere lo sviluppo sostenibile anche attraverso l’educazione per lo sviluppo sostenibile e stili di vita sostenibili, i diritti umani, l’uguaglianza di genere, ecc.

di Antonio Santoro

Abstract

“… I cambiamenti climatici prima, ma anche la pandemia e il ritorno della guerra in Europa, poi, esigono risposte lungimiranti e non soltanto opportunistiche. La conversione ecologica richiesta a tutta l’umanità non è certo un processo spontaneo: ha bisogno di un rinnovato e cosciente protagonismo di tutti coloro che sono direttamente e indirettamente coinvolti nella transizione dalla logica del “tutto subito” al rispetto dell’ambiente sociale e naturale” (E. Massagli).

In un saggio per la rivista Pedagogia e Vita, Emmanuele Massagli ricorda che l’intero goal 4 dell’Agenda ONU 2030 – richiamato anche da chi scrive nell’editoriale del precedente n. 321 (giugno-agosto 2022) di Scuola e Amministrazione – “è dedicato alla <Istruzione di qualità> e prevede diversi obiettivi funzionali alla transizione verso una istruzione più equa e inclusiva, coerente con la volontà di affermare il diritto di apprendimento permanente per tutti. In particolare (evidenzia poi lo studioso), il sotto-obiettivo 4.7 prevede che <tutti gli studenti acquisiscano le conoscenze e le competenze necessarie per promuovere lo sviluppo sostenibile attraverso, tra l’altro, l’educazione per lo sviluppo sostenibile e stili di vita sostenibili, i diritti umani, l’uguaglianza di genere, la promozione di una cultura di pace e di non violenza, la cittadinanza globale e la valorizzazione della diversità culturale e del contributo della cultura allo sviluppo sostenibile>” (1).

E’ il sotto-obiettivo che, assieme alla considerazione della crisi provocata dall’attuale pandemia, ha portato Edgar Morin “a ritornare sui motivi importanti del suo pensiero educativo” per indicare ancora una volta “la possibilità di sviluppare quello che di meglio c’è nell’essere umano, ossia la sua facoltà di essere responsabile e solidale” (2). E ancor più per sottolineare che “la pedagogia è chiamata (oggi) a riarticolarsi nella chiave della fraternità, non solo della solidarietà” e quindi per proporre “di reimpostare i nostri percorsi formativi non formali, informali e formali (di ogni ordine e grado) non più sull’ideale formativo del ‘cittadino’ attivo e solidale e sulle rispettive competenze, ma sull’educare i destinatari della formazione a vedersi, sentirsi e a trattarsi come fratelli(3).

“La fraternità è […] una esperienza fragile, e che non cresce spontaneamente. Come ogni esperienza umana, è necessario educarla, coltivandola e insegnando a proteggerla” (4). Richiede perciò la realizzazione di una prospettiva “di educazione alla cittadinanza fraterna terrestre” che formi l’educando al “cosmopolitismo ecologico” e al senso di appartenenza a una comune “casa terrestre”, che promuova nell’allievo la maturazione di una “coscienza ecologica per costruire nuove forme di relazione con le cose e con gli altri”, che lo renda disponibile “all’ascolto, all’osservazione e al dialogo”, e che infine lo aiuti “a riposizionarsi rispetto a eventi e problemi apparentemente remoti, preoccupandosi e prendendosi cura in prima persona dell’ambiente, degli altri e di sé” (5).

L’impegno, richiesto oggi alla scuola di formare e diffondere una “mentalità verde”, comporta la necessità di “insegnare un nuovo vocabolario dello sviluppo, (di) integrare le tradizionali materie con le nuove discipline della sostenibilità e (di) veicolare già dalla scuola dell’infanzia messaggi di rispetto verso l’ambiente” (6).

E’ un impegno che sollecita anche la scuola primaria a contribuire responsabilmente alla formazione “in modo precoce e universale (di) una coscienza ecologica piena, originale e critica. Una coscienza caratterizzata quindi da quell’intima postura di attenzione problematizzante e di sentito interesse nei confronti dell’ambiente che è peraltro l’unica postura che possa fare dell’ambiente stesso un ambiente umano di qualità” (7). Ed è, più in generale, un impegno, formalizzato “nel protocollo di intesa firmato il 4 dicembre 2019 dalla Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) e dal Ministero dell’Istruzione”, che prevede <il progressivo inserimento dell’educazione allo sviluppo sostenibile nei curricoli di ogni ordine e grado di istruzione e formazione, a partire dall’insegnamento della educazione civica e valorizzando i percorsi per competenze trasversali e l’orientamento> (8). E che conseguentemente valorizza “la questione educativa e formativa nel suo interrogarsi sul senso della libertà e del limite, sulla responsabilità nella scelta, sul principio di precauzione nell’uso dei mezzi, sull’attenzione alla solidarietà nel perseguire le finalità dello sviluppo” (9).

Note

1. E. Massagli, Dalla “istruzione verde” alla cultura della sostenibilità, Pedagogia e Vita, 2022/1, p. 184;

2. Vincenzo Salerno, Cambiare strada, cambiare l’educazione. Il ‘paradigma sostenibile’ e le sfide educative del post-Corona nell’antropologia pedagogica di Edgar Morin, Pedagogia e Vita, cit., p. 56;

3. ivi, p. 58;

4. ivi, p. 59;

5. cfr. ivi, p. 60;

6. E. Massagli, cit., p. 185;

7. Emanuela Guarcello, Ripensare la formazione della coscienza ecologica. Dalle capacità di pensiero e di giudizio critici al senso del limite nella scuola primaria, Pedagogia e Vita, cit. p. 106;

8. E. Massagli, cit., p. 185;

9. Simona Sandrini, Transizione ecologica. Opportunità educativa di crescita umana e sociale, Pedagogia e Vita, cit., p. 169.

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