di Antonio Santoro
In precedenti contributi per Scuola e Amministrazione ho richiamato più volte le richieste alla scuola militante di un impegno, non episodico e non superficiale, sul versante della ricerca di nuove e più efficaci linee di intervento nel campo della didattica e dell’organizzazione: in breve, le sollecitazioni a coltivare la prospettiva di cambiamenti migliorativi, in ambito sia gestionale che pedagogico-didattico, attraverso la realizzazione di percorsi di innovazione basati sulla ricerca, e comunque in grado di favorire progressivamente l’uscita del nostro sistema-scuola dalla crisi strutturale che da troppo tempo ormai mostra e incrementa solo le sue inefficienze.
Istanze che il decisore politico non trascura in ogni occasione di presentare, ma che provengono innanzitutto da studi di settore, da riflessioni sulle possibilità di qualificazione del nostro sistema educativo nel tempo della post-modernità, dai risultati di sperimentazioni importanti, infine da strade alternative intraprese nella diversità dei contesti nazionali, manifestandosi spesso – quelle istanze – nelle forme del suggerimento o della indicazione puntuale. Proposte che, nell’insistenza sempre più incalzante e diffusa di abbandono di pratiche che si auto-perpetuano nel tempo senza cambiamenti significativi, sembra proprio il caso di riprendere e ripresentare, ancora una volta, in quanto possibili elementi costitutivi di essenziali linee guida per la caratterizzazione e la gestione del lavoro di aula e della dimensione organizzativa all’interno dell’istituzione scolastica autonoma.
1. Promuovere competenze nella scuola
Si tratta di un impegno – evidenzia opportunamente Philippe Perrenoud – che ha “implicazioni (di notevole rilievo) per la professione dell’insegnante” e che richiede, tra l’altro e in particolare, la considerazione dei “saperi come risorse da mobilitare” (e, conseguentemente, una pratica professionale che mostri l’<utilizzo dei saperi nell’azione>), una decisa preferenza per la didattica per problemi, forme di progettazione aperte e flessibili, il superamento – più volte sollecitato da Edgar Morin – delle rigidità e delle chiusure disciplinari (1).
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