di Marco Graziuso
In attesa del nuovo Piano di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, che sarà varato in un prossimo Consiglio dei Ministri, l’AgID (Agenzia per l’Italia Digitale) ha pubblicato delle importanti linee guida per l’attività di conservazione digitale, riguardanti tutto il processo di dematerializzazione.
Tutto questo mentre le Istituzioni scolastiche sono al momento alle prese con il delicato passaggio alla nuova gestione dei documenti digitali, attraverso la scelta del più adeguato sistema del cosiddetto Protocollo Informatico.
Dematerializzare non vuol dire solo passare dal cartaceo al digitale, riducendo costi e ottimizzando risorse, ma significa soprattutto prendere consapevolezza che si rende necessario cambiare modo di operare e trattare qualsiasi procedimento, da parte di tutti i soggetti coinvolti, dal Dirigente scolastico, al Direttore SGA, agli Assistenti amministrativi, ad ogni figura di sistema interessata alla gestione documentale.
Il modello organizzativo finora usato va completamente rivisto e cambiato, a partire dall’abitudine ormai consolidata di “stampare” la posta del giorno e “passarla” al Dirigente, al protocollo e così via.
Dovranno essere superate quelle funzionalità minime del sistema, per cui non dovrà più sentirsi in ufficio la frase “dammi un numero di protocollo” perché, per ottenere dal nuovo sistema il numero, sarà necessario avere prima il documento informatico, trasformato in PDF e firmato digitalmente.
Come più volte evidenziato in altri numeri della rivista, il processo di dematerializzazione è lungo e complesso e, occorre ribadirlo, non potrà essere realizzato da un giorno all’altro con il solo acquisto di un nuovo software.
Occorre riorganizzare l’intero iter di gestione dei procedimenti, a partire da una maggiore responsabilizzazione di ogni operatore, che dovrà necessariamente prendere in carico i singoli documenti di ogni procedimento assegnato e lavorarli seguendo il proprio iter dall’inizio alla fine del procedimento stesso.
Per riorganizzare è necessario padroneggiare i punti salienti – che si riassumono di seguito – del nuovo quadro normativo entro il quale si deve muovere il processo di dematerializzazione.
Il Codice dell’amministrazione digitale (d’ora in poi CAD) D.Lgs. 7 marzo 2005, n. 82, all’art. 40, rubricato “Formazione di documenti informatici”, introduce un innovativo e fondamentale precetto: “Le pubbliche amministrazioni formano gli originali dei propri documenti con mezzi informatici secondo le disposizioni di cui al presente codice e le regole tecniche di cui all’articolo 71”.
La norma citata stabilisce un preciso obbligo: i documenti delle pubbliche amministrazioni devono essere prodotti esclusivamente in modalità informatica. La dematerializzazione dei flussi documentali all’interno delle pubbliche amministrazioni non rappresenta solo un’opportunità o un percorso volto al raggiungimento di livelli di maggior efficienza, efficacia, trasparenza, semplificazione e partecipazione, ma rappresenta anche un preciso ed improrogabile precetto normativo.
Al centro di questo scenario si colloca il documento informatico definito all’art. 1, comma 1, lett. p), del CAD come “la rappresentazione informatica di atti, fatti o dati giuridicamente rilevanti”.
Per individuare una più completa definizione di documento amministrativo informatico, è necessario richiamare quanto disposto dall’art. 22, comma 1, lett. d), della Legge 7 agosto 1990, n. 2411, laddove si afferma che per documento amministrativo si intende “ogni rappresentazione grafica, fotocinematografica, elettromagnetica o di qualunque altra specie del contenuto di atti, anche interni o non relativi ad uno specifico procedimento, detenuti da una pubblica amministrazione e concernenti attività di pubblico interesse, indipendentemente dalla natura pubblicistica o privatistica della loro disciplina sostanziale”.
Tale definizione è stata poi riformulata dal Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa, c.d. TUDA2, dove, all’art. 1, comma 1, lett. a), viene stabilito
che per documento amministrativo si deve intendere “ogni rappresentazione, comunque formata, del contenuto di atti, anche interni, delle pubbliche amministrazioni o, comunque, utilizzati ai fini dell’attività amministrativa”.
Ciò che contraddistingue il documento informatico è la sua forma elettronica (rappresentazione informatica). Solo in questa forma, quindi, il documento informatico può essere formato, acquisito, sottoscritto, trasmesso e conservato.
Al pari dei documenti analogici (cartacei), anche i documenti informatici sono destinati ad essere conservati nel tempo ma, mentre per i documenti analogici le regole di archiviazione sono relativamente semplici, per i documenti informatici sono richiesti “particolari accorgimenti” in grado di garantire, durante l’intero ciclo di gestione degli stessi, il mantenimento del loro valore giuridico e legale.
Ecco quindi che il governo dei documenti informatici nell’ambito del loro ciclo di vita deve fondarsi sull’adozione di regole, di procedure giuridiche, legali, archivistiche, tecnologiche e funzionali e di strumenti in grado di assicurare, sin dalle prime fasi della loro gestione, una corretta produzione dei medesimi, poiché solo una corretta formazione del documento informatico ne consente una conservazione conforme alla norma a costi ragionevoli. La corretta gestione con strumenti informatici dei flussi documentali nelle pubbliche amministrazioni diviene quindi un momento fondamentale del processo di dematerializzazione dei documenti e dei procedimenti amministrativi, ponendosi come un processo qualificante di efficienza,
efficacia e trasparenza dell’azione amministrativa.
Il documento informatico
Secondo il disposto dell’art. 20, comma 1-bis, del CAD, “L’idoneità del documento informatico a soddisfare il requisito della forma scritta e il suo valore probatorio sono liberamente valutabili in giudizio, tenuto conto delle sue caratteristiche oggettive di qualità, sicurezza, integrità ed immodificabilità, fermo restando quanto disposto dall’articolo 21”.
Dal punto di vista legale, quindi, il documento informatico è destinato a produrre effetti giuridici diversi a
seconda dei requisiti che possiede.
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