di Francesco Spagnolo
Corrispondenze
Un’antica consuetudine unisce l’epistola e la scuola. La prima è intesa come trasmissione di contenuti in forma di lettera missiva, indirizzata ad un destinatario (reale e/o immaginario), approntata per la pubblicazione e codificata dalle regole del genere epistolografico. La seconda, invece, come contesto di studio e occasione di apprendimento; luogo reale e/o virtuale di formazione individuale e sociale.
Numerose sono le analogie. La Scuola è una complessa struttura di comunicazione; la lettera è una comunicazione strutturata tra mittente e destinatario. La lettera, come la Scuola, è innanzitutto un luogo fisico (un foglio di carta come un’aula); ha, poi, una dimensione cognitiva: trasmette informazioni, avvia processi di conoscenza. Entrambe richiedono un rescritto, cioè una risposta, da parte del destinatario. La lettera presuppone circolazione; la Scuola circolarità. L’una è corrispondenza reale; l’altra è corrispondenza sia reale che figurata, di sentimenti e intenti (la sociata concordia di Quintiliano).
Epistulae
Fin dall’antichità, l’epistola presenta un’efficace funzionalità didattica, perché offre la possibilità di declinare saperi e dottrine in un contesto reale e personale. Con questa finalità la utilizza Platone (Lettera VII) per dimostrare al suo discepolo Dione di Siracusa le connessioni fra teoria e prassi politica. Al tradizionale logos sokratikós (dialogo socratico) Epicuro preferisce l’epistola come strumento didattico di divulgazione filosofica. Il dialogo è mimesi, trasposizione letteraria di un rapporto diretto e dialettico tra maestro e discepoli. È basato sull’oralità e l’auralità/ascolto. La lettera presuppone, invece, fin dalla sua ideazione, la scrittura. Questo aspetto tecnico richiede competenze meta-linguistiche e meta-cognitive (ad es., riflessioni sull’efficacia del linguaggio e della comunicazione) ed una più profonda capacità di scavo. Presenta, inoltre, significative possibilità di semplificare argomenti complessi, di sistemare informazioni secondo le capacità di lettura del destinatario.
E l’epistola è diversa anche dal trattato. Quest’ultimo è un’ esposizione ex cathedra, sistematica e assoluta di una dottrina, rivolta a chi ha già un livello avanzato di conoscenza. La lettera, invece, ha il carattere della scoperta graduale: richiede conferme e suscita reazioni. Stimola il ricevente a diventare, a sua volta, mittente. Il trattato ha pretese di completezza ed esaustività; di fatto, chiude una questione. L’epistola, al contrario, apre nuovi scenari. Abitua alla provvisorietà delle conoscenze, alla relatività del punto di vista e alla molteplicità delle situazioni conoscitive.
Per queste ed altre ragioni Epicuro vede nell’epistola il duttile strumento di inchiesta dei volti complessi della realtà fisica e psicologica. La lettera è, inoltre, efficace per il singolo individuo e, nello stesso tempo, esemplare, mutuabile, valida per un insegnamento collettivo.
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