a cura di Enrica Bienna
L’età della frammentazione. Cultura del libro e scuola digitale
Gino Roncaglia, Editori Laterza, 2018
Abstract
Il digitale a scuola: una risorsa o un problema in più? Come integrare i libri di testo con i nuovi mezzi, come aiutare gli insegnanti volenterosi ma non preparati a cogliere la sfida? Con “L’età della frammentazione. Cultura del libro e scuola digitale” Gino Roncaglia, tra gli ideatori del Piano Nazionale Scuola Digitale, lancia una bussola a chi, docenti per primi, voglia imparare a navigare nella frammentarietà del nuovo, senza dimenticare l’utilità della cultura tipografica.
Il digitale nella scuola, il suo ruolo nel sistema formativo e l’uso delle risorse e dei contenuti che la Rete offre, il rapporto tra Rete e altri strumenti formativi, primo fra tutti il libro, sono temi che appassionano il dibattito pubblico sulla scuola e sulla formazione, e coinvolgono esperti e istituzioni.
La scuola reale tuttavia risponde male, per ora, alle scommesse della tecnologia e rischia di rimanere arretrata di fronte al progredire inevitabile del digitale.
Gli interventi istituzionali danno soluzioni frammentarie, se non contraddittorie (basti pensare agli interventi finora concentrati sulle singole tecnologie, LIM, Netbook, tablet…, su singole pratiche o piattaforme e sulla formazione strettamente orientata al loro uso), gli esperti si interrogano sull’utilizzo dei nuovi mezzi ma sono su posizioni variegate e contrastanti, mentre sperimentazioni e progetti scolastici producono risultati per lo più casuali e non replicabili.
Ancora una volta si rischia di perdere occasioni di rinnovamento e adeguamento ai nuovi bisogni educativi.
Agli insegnanti che hanno voglia di accettare la sfida del digitale, a quelli che già si cimentano e hanno bisogno di un confronto, e infine a tutti i disorientati , divisi tra il senso di inadeguatezza e la tentazione di fuga, sarà utilissima la lettura del saggio di Gino Roncaglia: L’età della frammentazione. Cultura del libro e scuola digitale.
Autore di opere note sull’argomento, Gino Roncaglia, docente universitario di Editoria digitale e Informatica umanistica, esperto chiamato a collaborare per la stesura del Piano Nazionale Scuola Digitale del 2014 e collaboratore di Rai Cultura, va dritto al nodo centrale del problema.
In un orizzonte culturale definito dalla complessità, come valutare l’adeguatezza delle diverse risorse formative, tra cui il digitale, che sembra godere di maggiore appeal? In base a quali criteri scegliere ed utilizzare per l’insegnamento e lo studio i contenuti di apprendimento offerti dalla Rete e quelli offerti dai libri? Qual è, in sostanza, il rapporto tra libri di testo e risorse di apprendimento digitali? Quale integrazione possibile? E qual è il ruolo della lettura?
Pensiero forte, dal quale l’autore fa partire il suo ragionamento, è il riconoscimento che il bisogno formativo fondamentale al quale la scuola deve rispondere, oggi, è educare ad un pensiero complesso, ossia educare a “riconoscere, comprendere, selezionare, produrre, utilizzare, valutare, conservare nel tempo informazioni strutturate e complesse”.
In questa logica, si spiega il valore strategico assegnato alla scelta dei contenuti di apprendimento. Occorre elaborare contenuti complessi e strutturati. La Rete offre una mole sterminata di informazioni, caratterizzate da varietà di tipologie e dall’uso contemporaneo di più codici comunicativi; si tratta però di conoscenze “frammentarie”, “granulari”, interconnettibili in modo casuale e non pienamente controllato: dalle e-mail ai post di un blog, dai messaggi di stato su Facebook a SMS e instant messaging, dai video di YouTube alle immagini su Instagram, dai tweet agli articoli di un sito d’informazione. Per questo la nostra epoca è stata definita “l’età della frammentazione”.
La necessità è dunque quella di “digerire” la frammentazione e la dispersione dell’informazione e di elaborarla: superare la frammentazione, insomma, e riconquistare la complessità.
La “forma libro”, al contrario delle risorse digitali così frammentarie, garantisce una organizzazione articolata, complessa e fortemente strutturata dei contenuti, nei limiti però di un corpus stabile e rigido di conoscenze, portatore di una particolare visione del mondo e della disciplina, di una singola voce. È poco adatta, inoltre, a percorsi individualizzati.
È possibile, si chiede l’autore, uscire da questa impasse? La strada praticabile potrebbe essere quella di “costruire un efficace equilibrio tra risorse curricolari e canoniche, che forniscano punti di riferimento sicuri e una base condivisa di storytelling didattico, e risorse integrative che garantiscano la pluralità delle voci e la personalizzazione dell’offerta”. In questo caso, i contenuti offerti dalla rete verrebbero integrati in una cornice di riferimento e stabilizzati.
Il discorso, apparentemente lineare, si dipana nel corso del testo in modo articolato, e coglie e approfondisce ogni aspetto problematico: le ragioni della “granularità” digitale e della necessità del suo superamento, il mito dei “nativi digitali” e i rischi dell’“autoproduzione dei contenuti”, “lo smartphone in classe” e “la qualità e criticità del libro di testo”.
Con il risultato di liberare via via il lettore da dubbi e perplessità, e di eliminare stereotipi diffusi, ostacoli che bloccano, spesso, l’entusiasmo e la voglia di mettersi in gioco.
Uno spazio particolare, tra i temi affrontati, è riservato alla lettura, agli strumenti e ai modi per incentivarla, nonché all’importanza delle biblioteche scolastiche nel costruire percorsi di apprendimento che sappiano sfruttare l’integrazione del digitale.
Così, a questo proposito, in una intervista[1] l’autore chiarisce il suo pensiero:
“Ho già accennato a quella che secondo me è la funzione principale alla quale dovrebbero rispondere libro e lettura all’interno del contesto scolastico: rappresentare un’occasione di incontro con la complessità, sia essa argomentativa o narrativa.
I libri costruiscono mondi: mondi che bisogna capire, conoscere, esplorare. Questo vale sia su carta sia in digitale; anzi, oggi molto spesso si legge su carta ma i temi, i luoghi, i personaggi del libro sono poi ‘esplorati’ e approfonditi in rete.
A mio avviso importa poco se la lettura sia su carta o in digitale: l’importante è che l’eredità della forma libro non venga dimenticata, che sui libri e sui contenuti complessi e strutturati si continui a lavorare anche nella scuola del digitale e della rete.
Ci sono moltissime attività possibili legate all’incontro fra forma-libro ed ecosistema digitale e nel libro ne esploro alcune, anche con riferimento a un progetto europeo legato proprio a questi temi, il progetto The Living Book (www.thelivingbook.eu). E molto, moltissimo potrebbe essere fatto rafforzando il ruolo della biblioteca scolastica, da interpretare non più solo o principalmente come ‘stanza dei libri’ ma come punto di incontro fra fonti informative diverse, tradizionali e digitali, e sede di attività trasversali sull’informazione, la documentazione, la lettura”.
[1] https://www.letture.org/l-eta-della-frammentazione-cultura-del-libro-e-scuola-digitale-gino-roncaglia/