a cura di Enrica Bienna
Cinque chiavi per il futuro – Howard Gardner , Universale Economica Feltrinelli , 2011
Pensare alla formazione dell’uomo che verrà, e alle qualità e agli strumenti che dovrà possedere per affrontare le sfide del futuro, è un tema che stimola riflessioni e interventi, in un periodo particolarmente critico come questo. La filosofa Martha Nussbaum, per citare un esempio recentissimo, eletta “maestra del nostro tempo“ dal premio Nonino, centra il suo discorso ufficiale sulla necessità di contrastare la deriva dei valori “della comprensione umana, del reciproco rispetto e della compassione”, e affida al nostro sistema educativo il “dovere solenne” di promuovere i “cinque propositi” da lei ritenuti fondamentali per fronteggiare il nostro difficile futuro: il primo in assoluto, l’intelligenza (Repubblica, R2Cultura, 30 gennaio 2015).
Il dibattito su una educazione adeguata ai nuovi scenari mondiali, del resto, è attivo e vivace già da diversi anni: basti pensare al notissimo saggio di E. Morin I sette saperi necessari all’educazione del futuro” (Cortina Editori 2001), in cui l’autore si chiede “su quali basi teoriche possiamo poggiarci per vincere le sfide che si accumulano” e in cui propone idee diventate quasi paradigmi della riflessione educativa contemporanea: identità terrestre, etica del genere umano, dominare l’incertezza… Basti pensare all’elenco di “competenze chiave per l’apprendimento permanente”, messo a punto dalla Comunità Europea come base comune di un moderno progetto educativo adeguato alle sfide del futuro (Raccomandazione 2006/962/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2006, relativa a competenze chiave per l’apprendimento permanente).
In questa cornice, il contributo offerto al dibattito dallo psicologo americano Howard Gardner con il suo “Cinque chiavi per il futuro”, di cui ci occupiamo, si presterebbe a confronti e comparazioni interessanti; ma, lasciata questa pista ai lettori interessati, sarà utile ricordare che Gardner, psicologo cognitivista, è stato il teorizzatore delle “intelligenze multiple”, e nel suo notissimo saggio ” Formae mentis. Saggio sulla pluralità dell’intelligenza” del 1987, ha riconosciuto e descritto le diverse facoltà mentali (o intelligenze) che in ogni individuo agiscono in modo relativamente autonomo.
Non ci soffermiamo sulle implicazioni pedagogiche che si sono volute trarre dalla teoria di Gardner: è interessante ora vedere come la teoria delle intelligenze multiple viene, dallo stesso autore, messa al servizio di un progetto di formazione “universale”.
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