Perché non possiamo rinunciare a ragionare con la nostra testa
Di Enrica Bienna
Ermanno Bencivenga, La scomparsa del pensiero – Perché non possiamo rinunciare a ragionare con la nostra testa, Feltrinelli Editore, 2017
Consigliato a
chi si pone domande del tipo: “Perché un candidato alla Presidenza degli Stati Uniti può vincere le elezioni sbraitando menzogne come “Costruirò un muro fra gli Stati Uniti e il Messico e sarà il Messico a pagarlo”? Perché abbiamo voglia di comprare una confezione di Nespresso dopo aver visto l’ennesima pubblicità di George Clooney? Perché se ci troviamo in una città sconosciuta camminiamo con lo sguardo incollato allo schermo del telefonino, preoccupati solo di non perdere di vista Google Maps? Se non riconosciamo più le incoerenze logiche e ci facciamo guidare dagli impulsi emotivi, lasciando che siano altri cervelli (magari digitali) a pensare al posto nostro, cosa sta succedendo?”( dalla terza di copertina)
Consigliato in particolare a tutti i docenti che, di fronte al preoccupante dilagare del conformismo delle idee e alla perdita collettiva di capacità di contrapposizione dialettica e di autonomia del giudizio, hanno il ruolo strategico di formare menti pensanti, aperte e critiche, e di educare le nuove generazioni alla libera scelta e alla democrazia.
Ermanno Bencivenga, professore ordinario di filosofia presso l’università della California, logico di fama e filosofo del linguaggio, da un osservatorio privilegiato qual è quello offerto dalla sua cattedra, ha modo di cogliere il mutare degli atteggiamenti e dei comportamenti cognitivi delle ultime generazioni di studenti, e di verificare una graduale e pervasiva diminuzione della capacità di ragionare. Si tratta di una vera e propria mutazione genetica? A chi attribuirne le colpe? Certamente si tratta di una catastrofe per il genere umano, catastrofe “gentile e sommessa” ma non per questo meno grave, perché gli esseri umani, privati della loro peculiare e specifica capacità di ragionare, non sarebbero più in grado di risolvere i problemi che l’ambiente pone loro, sia quelli individuali che quelli collettivi. E ancora, “senza capacità di ragionare non potremmo esercitare spirito critico nei confronti di quanto e quanti così ci manipolano: distinguere in ciò che ci viene offerto fra quel che è utile e plausibile e quel che non lo è, quindi rifiutare quel che non è utile o plausibile. Non saremmo padroni del nostro destino; non ci governeremmo…”
La logica è veicolo di democrazia perché permette a ciascuno di noi, ragionando per conto suo, di decidere che cosa gli va e che cosa non gli va in ogni modello che gli viene proposto
Occorre dunque un “manifesto” per rilanciare, come antidoto al vuoto di pensiero, il valore della logica e del suo esercizio: “La logica è veicolo di democrazia perché permette a ciascuno di noi, ragionando per conto suo, di decidere che cosa gli va e che cosa non gli va in ogni modello che gli viene proposto, e di raccogliere insieme quel che gli va, formulando modelli che giudica più vantaggiosi e più degni, e che forse si darà da fare per realizzare. Senza la logica, senza la capacità di pensiero e ragionamento, di analisi e di combinazione, che essa ci offre, c’è solo da sperare nella buona sorte…”.
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