fra realtà , idee innovatrici e nuove prospettive
di Giulia Rella
E’ idea condivisa che il sistema scolastico italiano rappresenti un modello internazionale di riferimento per l’integrazione degli alunni con disabilità, un modello alternativo a quelli di Germania, Svizzera, Austria, Francia, che prevedono ancora un sistema educativo misto, in cui coesistono scuole cosiddette normali con scuole o classi speciali. Ciò però non deve indurre a credere che il nostro sistema non necessiti di profondi cambiamenti che ne esaltino le intrinseche qualità.
Contestualmente alla pubblicazione on line del testo voluto dal governo Renzi, sono state avanzate interessanti proposte che mirano a reinventare l’attuale sistema di integrazione scolastica dei disabili, che tuttavia sono spesso ispirate ad idee profondamente diverse tra loro. Dario Ianes, docente ordinario di Pedagogia e Didattica Speciale all’Università di Bolzano, ha proposto il superamento del binomio docente di sostegno – alunno disabile, che troppo spesso si traduce in una doppia esclusione invece che in una buona inclusione, mediante il passaggio dell’80% degli attuali docenti di sostegno su cattedre curricolari. La proposta prevede che i docenti di sostegno, divenuti docenti contitolari della classe, costituiscano una ulteriore risorsa per il gruppo classe, aumentando le ore di compresenza, favorendo un vero clima inclusivo e modificando profondamente il contesto classe. Il 20% dei docenti di sostegno, rimasti specialisti per la disabilità ed il sostegno, avrebbero un ruolo di consulenza per le scuole o reti di scuole (L’evoluzione del docente, Erikson 2014) .
Di tutt’altro orientamento la proposta della Fish – Federazione italiana per il superamento dell’handicap – ora proposta di legge a firma dei deputati Fossati ed altri – consultabile sul sito http://www.camera.it/leg17/126?tab=2&leg=17&idDocumento=2444 –, che suggerisce una svolta orientata a un cambiamento di natura tecnica, attraverso un percorso di formazione in entrata iper specialistico e che vincoli i docenti di ruolo a rimanere sulla cattedra di sostegno per dieci anni. Una sorta di zelante ritorno all’ordine, attento alla continuità didattica ma incurante di quanto la qualità del lavoro del docente si incrementi mediante esperienze di natura diversa, cioè alternando l’esperienza del sostegno a quella di docente curricolare. Tale proposta inoltre trascura totalmente il forte rischio di burnout che in modo silente colpisce in particolare questa categoria di insegnanti.
In questo variegato contesto speculativo mi permetto di porre una questione: stiamo superando un sistema che non ha funzionato a causa di principi e norme discutibili, o stiamo affrontando dei problemi generati da un sistema che non ha applicato i principi sanciti e le norme codificate?
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