Se le classi omogenee diventano classi ghetto
di Antonio SantoroIl percorso: dalla necessità di contrastare la tendenza, diffusa, a costituire classi omogenee, alla adozione di soluzioni organizzative e di scelte metodologiche in grado di promuovere e sostenere le prospettive della individualizzazione dell’insegnamento e della personalizzazione dell’offerta formativa della scuola, e di caratterizzare la classe come “comunità che apprende” in virtù della “interdipendenza positiva” tra gli allievi.
Agli inizi dello scorso mese di luglio è ritornato, nell’eterno dibattito sulla scuola, con posizioni ed accenti diversi, il tema delle classi-ghetto: per la rilevata, diffusa tendenza alla formazione di classi (relativamente) omogenee sulla base delle condizioni e delle provenienze degli alunni. Una tendenza auspicata e sollecitata, spesso, dai genitori, e in molti casi accolta favorevolmente dagli organi collegiali della scuola; una tendenza denunciata, invece, con viva preoccupazione da Franco Lorenzoni, in una lettera aperta a la Repubblica, perché favorisce e realizza di fatto una vera e propria segregazione di alunni messi insieme esclusivamente per “particolari” condizioni socio-economiche e culturali.
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