Venticinque opere dell’artista salentino allestite nella mostra “A Guernica (1953-2024)” a cura di Salvatore Luperto presso la galleria Artpoetry in via Candido 3 a Lecce
di Antonio Lupo
In mostra fino al 25 gennaio 2025 presso la Galleria Artpoetry, un’antologia di venticinque opere rappresentative della ricerca stilistica di Ercole Pignatelli, affermatosi nel corso della sua prestigiosa carriera in ambito nazionale e internazionale.
I diversi soggetti dei dipinti (disegni, smalti sintetici, acrilici su tela e su carta) testimoniano “il vigore del disegno e l’uso sapiente dei colori”, peculiarità del suo affascinante linguaggio cromatico, tecnico e iconico. Accanto a vasi e basamenti con fiori e frutta, nudi femminili e paesaggi onirici, si ritrova la sua fluida cifra stilistica, modulata su sognanti assonanze barocche che riportano alle origini salentine del maestro.
Nella rassegna non mancano alcuni studi preparatori per Memento Amare Semper, della quale è esposta una riproduzione accanto a quella di Guernica di Picasso. Con le due stampe litografiche adiacenti (cm 70×1,56), il curatore della mostra ha voluto richiamare l’attenzione sull’ultimo evento-performace dell’artista leccese, tenutosi presso la Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale a Milano nel maggio del 2024.
In quella occasione, realizzando una monumentale tela a tecnica mista (3,51×7,83 m), Pignatelli aveva reso omaggio a Picasso e alla sua Guernica, asserendo nello stesso tempo il proprio rifiuto per ogni conflitto bellico, attraverso un lavoro di reinterpretazione eseguito in dodici giorni alla presenza del pubblico.
Insieme agli elementi simbolici pregnanti dell’opera iconica del maestro catalano (il muso digrignato del cavallo, la luce dell’occhio-lampada, il toro), l’artista ha voluto inserire un’alba primaverile color del rosa, un paesaggio con masserie che si riflette nell’acqua, tra la vegetazione mediterranea, aprendo così alla speranza e a una possibilità di cambiamento.
Al capolavoro del grande Maestro del Novecento sul tragico e straziante bombardamento della città basca, il “ragazzo rondine”, come lo aveva definito Raffaele Carrieri, si era emotivamente legato fin dalla prima volta che, diciottenne, aveva potuto ammirarlo da vicino, nella stessa sala del palazzo milanese, dove, a distanza di settant’anni, è riuscito a farlo rivivere.
Da ciò è derivato il titolo della mostra: A Guernica 1953-2024.
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