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Editoriale Marzo 2014

Una nuova politica per la scuola

di Antonio Santoro

Abbiamo la necessità e l’urgenza di impostare finalmente  “un diverso atteggiamento verso la scuola”: così ha esordito il Presidente del Consiglio Matteo Renzi nel discorso di presentazione al Parlamento del suo governo. In particolare, abbiamo il dovere di “restituire valore sociale all’insegnante”, di tornare al “rispetto che si deve a chi quotidianamente va nelle nostre classi e assume su di sé il compito struggente e devastante di essere collaboratore della creazione di una libertà, della famiglia e delle agenzie educative”. Più in generale, dobbiamo avvertire e mostrare concretamente la responsabilità di investire “in capitale umano, in educazione, in istruzione pubblica”.

Conforta certamente sentire che “la scuola è il punto di partenza” dell’azione del nuovo governo, come pure rasserena la conferma della priorità di investimenti significativi nell’edilizia scolastica, già indicata dal precedente Ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, con la riaffermazione della prospettiva di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria nei “circa 43.000 edifici scolastici, (e di) costruzione di nuove scuole per sostituire quelle più vecchie o irrecuperabili”.

Perciò attendiamo con fiducia i provvedimenti attuativi dell’annunciata politica per la scuola: sapendo, però, che non è di certo la strada giusta quella, prospettata dal neoministro Giannini, di reperire i fondi per premiare “chi si impegna, chi si aggiorna, chi studia” rivisitando “con coraggio (il) modello scatti d’anzianità”. Dopo tanti anni di magra, la scuola ha bisogno di risorse aggiuntive, non del ritorno alla furbizia – di stampo tremontiano e gelminiano – di spostare semplicemente le inadeguate disponibilità finanziarie da un angolo all’altro. Solo per fare qualche esempio, la scuola ha bisogno di impegni concreti per realizzare in tempi brevi l’ormai ineludibile necessità della generalizzazione della scuola dell’infanzia, al fine di consentire a tutte le bambine e a tutti i bambini di poterla frequentare; ed ha anche bisogno di iniziative diffuse per incrementare e qualificare in maniera significativa le esperienze di alternanza scuola-lavoro.

Ha pure bisogno, la scuola, che non si consideri più intermini positivi l’ipotesi del “miglioramento dell’istruzione
[…] puntando (esclusivamente) sulla concorrenza e la competizione tra scuole”. Una strategia che “non ha  funzionato” e che “Non serve per migliorare la qualità media di un sistema scolastico, ma al contrario contribuisce a
renderlo più ingiusto e discriminante” (Norberto Bottani, Nessuna scuola è un’isola: come sviluppare l’equità tra scuole, in Lorenzo Caselli – a cura di -, La scuola bene di tutti, il Mulino, Bologna 2009, pp. 110-111).

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