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DSGA: continua la protesta

Un incarico, quello del dirigente della gestione amministrativa, adeguatamente riconosciuto in tutte le pubbliche amministrazioni, a parte la scuola. Che è ancora in attesa di una svolta

 

di Agata Scarafilo

 

Abstract

Un profilo ibrido e non più adeguato ai cambiamenti in atto è sicuramente quello dei Direttori amministrativi, che reclamano un ruolo certo e, con esso, il riconoscimento  della dirigenza o dell’equiparazione ai loro colleghi degli altri enti statali. Così, nelle scuole monta la protesta  dei DSGA, supportati da alcune sigle sindacali che si stanno facendo portavoce del loro disagio anche presso il MIUR.

 

Continuano a far sentire la propria voce i Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi (DSGA) che, ancora una volta, anche attraverso note sigle sindacali, stanno manifestando tutto il loro disagio al MIUR, per evidenziare l’incertezza organizzativa e l’inadeguatezza di un sistema di governance delle scuole pubbliche, che sta sempre più ledendo l’immagine di un profilo (per molti è ancora il vecchio Segretario) che reclama maggiore considerazione, e non solo al momento dei controlli e dell’assunzione di responsabilità.

I DSGA lamentano di non essere apprezzati per la funzione svolta, in quanto relegati in un ruolo ibrido, in cui l’eccessivo carico di lavoro e di responsabilità (consolidato per prassi negli anni) non va di pari passo con un riconoscimento giuridico ed economico adeguato.

Anzi, nonostante tutti (revisori, controllori, dirigenza, personale della scuola, ecc.) siano consapevoli del peso e dell’importanza che tale figura professionale riveste nel mondo della scuola, le recenti leggi e il nuovo CCNL hanno ancora di più messo il dito nella piaga, accentuato un malessere che, per tutta risposta, sta inducendo molti DSGA a rinunciare a compensi accessori afferenti a prestazioni straordinarie, come nel caso dei PON. Insomma, una situazione che in molte scuole sta diventando insostenibile e che, purtroppo, sta inasprendo i conflitti nei rapporti, già tesi, tra DS e DSGA.

Nessuno può disconoscere che, negli ultimi anni, il mondo della Scuola sia cambiato notevolmente, ma, mentre per i Dirigenti Scolastici e per i docenti il mutamento è andato di pari passo con l’attribuzione di un “merito” (si pensi al bonus premiale e alla carta docenti previsti dalla L. 107/2015), o con il riconoscimento dell’intensificazione del lavoro (si pensi allo stanziamento di appositi finanziamenti per i Dirigenti Scolastici con la Legge di Bilancio 2018), nulla invece è stato accordato alla basilare figura professionale del DSGA di cui, per le mansioni svolte e le responsabilità condivise con il DS (vedasi la sua firma, congiunta a quella del DS, apposta su atti e documenti ufficiali), la scuola non può proprio fare a meno.

Peggio ancora è ciò che è avvenuto con il nuovo CCNL-2018. Infatti, dopo 10 anni, i DSGA si sono visti riconoscere unicamente un incremento dell’indennità di direzione pari alla misera somma lorda di € 6,50 mensili. Un incremento ritenuto estremamente offensivo per una professionalità centrale del mondo della scuola, su cui poggia la maggior parte delle dinamiche organizzative, contabili, fiscali, patrimoniali e, di riflesso, anche didattiche.

Un profilo scarsamente valorizzato sia “ad intra” che “ad extra” nonostante l’intensificarsi delle mansioni e delle responsabilità che vedono il DSGA sempre più oberato di lavoro, spesso impegnato anche in attività lavorative che dovrebbero, per contratto, essere esplicate dai Dirigenti Scolastici o dai loro collaboratori.

Tale situazione risulta essere oggettiva e ormai acclarata non solo dallo stato di malessere estrinsecato sui diversi social (vedasi, per esempio, “DSGA in rivoluzione”), che sono nati proprio per coordinare la loro azione di protesta, ma anche evidenziato da varie ricerche indipendenti (una per tutte, “Gli equilibristi” di Massimo Cerulo per Fondazione Agnelli).

A tutto ciò si aggiungono altre questioni che sicuramente non migliorano il quadro appena delineato e che alimentano, sempre più, lo stato di malessere, quali, ad esempio, l’organico dei DSGA, ormai ridotto all’osso per i ritardi nella indizione del concorso al profilo afferente. Così, circa 2500 posti risultano attualmente coperti dai cosiddetti “facenti funzione” (Assistenti amministrativi che offrono la loro disponibilità a ricoprire l’incarico) che, dopo anni di servizio nel ruolo di DSGA, rivendicano un binario che consenta loro di accedere al profilo senza affrontare il concorsone pubblico. Per ultima, ma non certo in ordine di importanza, la necessità impellente di sanare l’annosa problematica della “temporizzazione” che ingiustamente ha penalizzato tutti i direttori in servizio alla data del 1 settembre 2000.

La scuola è oramai un mondo a sé in quanto, così come evidenziano molti DSGA, non esistono altre amministrazioni dello Stato senza Dirigenti/Direttori espressamente dedicati alla gestione amministrativa (Sanità, Conservatori e Accademie).

Così, da una parte, ci sono i DSGA che, sulla base delle mansioni che già di fatto svolgono, chiedono il riconoscimento della “dirigenza amministrativa”, dall’altra ci sono i DSGA che si accontenterebbero almeno di essere equiparati ai colleghi delle Accademie o dei Conservatori.

Certo è che la questione dovrà, per forza di cose, essere affrontata dagli organi competenti per evitare, altresì, situazioni conflittuali che si stanno inasprendo sempre di più all’interno della scuola, compromettendone l’immagine ed il prestigio.

Una situazione che richiede, con urgenza, un provvedimento normativo che distingua con maggiore chiarezza le competenze dei Dirigenti scolastici da quelle dei Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi e che, soprattutto, accordi un “equo riconoscimento” al ruolo di questi ultimi.

 

Riferimenti normativi

Legge 13 luglio 2015, n. 107

Legge 27 dicembre 2017, n. 205

2 Comments

  1. ANTONIO G. FORLI
    12 Giugno 2018 at 18:42

    Concordo su tutto , mi preme tuttavia sottolineare la necessità di sanare ” l’annosa problematica della “temporizzazione” che ingiustamente ha penalizzato tutti i direttori in servizio alla data del 1 settembre 2000″ , ma ancora quella di chi, come me, provenientie da dagli EE.LL., non si è vista riconoscere l’anzianità contributiva maturata presso questi Enti, al 31/12/1999.

  2. Maria Concetta Verderame
    20 Giugno 2018 at 22:01

    Condivido in pieno!

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