• martedì , 16 Luglio 2024

Covid, ritorno in classe in sicurezza: in Puglia progetto per misurare anidride carbonica

“Maggiore è la concentrazione di Co2 nelle aule, più alta è la possibilità di trasmissione del virus SARS-COV2 fra studenti e docenti: fondamentali i ricambi d’aria in maniera naturale o meccanica”, spiega il coordinatore Gianluigi De Gennaro, chimico dell’ambiente dell’Università di Bari, e componente del comitato scientifico della Società italiana di medicina ambientale (Sima). Coinvolti 12 istituti dalla metà dello scorso mese di gennaio. Interesse dall’Università di Brescia per replicare la sperimentazione in Lombardia 

di Stefania De Cristofaro

BARI – Dalla comunità scientifica arriva un importante contributo per riorganizzare il ritorno in classe di docenti e studenti in condizioni di sicurezza, ai tempi del Covid-19. Perché riprendere a fare lezione in presenza, è possibile a patto che si misuri la quantità di anidride carbonica in maniera costante, così come viene misurata la temperatura a prof e alunni. La spiegazione arriva dalla Società italiana di medicina ambientale (Sima): “Maggiore è la concentrazione di CO2 nell’aula, più alto è il potenziale rischio di contagio da SARS-COV2”.

IN PUGLIA IL PROGETTO PILOTA PER MISURARE LA CO2 IN CLASSE

Il progetto pilota per la misurazione della Co2 a scuola, elaborato da Sima, è partito nella regione Puglia, alla metà dello scorso mese di gennaio, e coinvolge 12 istituti fra Lecce, Taranto, Brindisi, Bari, Molfetta, Bisceglie e Foggia, in collaborazione con i dirigenti scolastici e con le amministrazioni comunali. “Misuriamo la Co2 a scuola” andrà avanti sino alla fine dell’anno scolastico, allo scopo di raccogliere più informazioni possibili sulla correlazione, già messa in evidenza dalla comunità scientifica internazionale in diverse pubblicazioni,  esistente tra concentrazione di anidride carbonica e diffusione del Coronavirus e, quindi, dei contagi in ambito scolastico.

E’ POSSIBILE TORNARE A SCUOLA IN SICUREZZA AI TEMPI DEL COVID-19?

La tematica è di notevole interesse e di scontro fra tecnici e politici. La domanda che si replica in ogni famiglia di ogni regione, provincia e comune d’Italia, è: Le scuole sono ambienti sicuri? O meglio: è possibile tornare in classe, in assoluta sicurezza, ai tempi del Covid 19?

“Partendo dal presupposto che il rischio zero contagi non esiste, in qualità di ricercatori, il nostro compito è fornire una risposta a questa domanda, partendo da casi concreti, vale a dire da una valutazione della sicurezza che rifugge da impostazioni del tipo: ‘apriamo nonostante tutto’. Apriamo se ci sono le condizioni e lo facciamo partendo dalla misurazione della quantità di anidride carbonica presente nell’aria dell’ambiente indoor (la classe, ndr)”, dice il coordinatore del progetto Misuriamo la Co2 a scuola, Gianluigi De Gennaro, chimico dell’ambiente dell’università degli studi di Bari, componente del comitato scientifico Sima, impegnato da anni nello studio della qualità dell’aria.

GLI STUDI SU QUALITA’ DELL’ARIA E RESPIRO DEL DOCENTE UNIVERSITARIO PUGLIESE

De Gennaro, pugliese d’origine, è fra i 230 autori del lavoro dal titolo “Clinical Infectious Diseases”, sulla trasmissione area del Coronavirus, pubblicato lo scorso mese di luglio sull’Infectious Disease Society of America (Idsa).

In qualità di componente della Sima, De Gennaro ha preso parte allo studio, condotto in  collaborazione con le Università di Bari e Bologna, sulla qualità dell’aria in alcune zone della Pianura Padana e sui casi di contagio da SARS-CoV-2. La ricerca ha evidenziato come le polveri siano state carrier, vettori di trasporto, in grado di veicolare il virus diventando  autostrade per i contagi. Il docente è componente della commissione Via-Vas istituita presso il ministero dell’Ambiente e ha svolto una serie di approfondimenti sul caso ex Ilva di Taranto.

De Gennaro, inoltre, è impegnato nel progetto sull’espirato umano (Inside the Breath), cofinanziato dalla Regione Puglia, nell’ambito della ricerca per la diagnosi precoce dei tumori attraverso il respiro che ha permesso di individuare dieci composti organici volatili (Vocs) in grado di discriminare fra pazienti con mesotelioma pleurico maligno e persone sane.

Così come i Vocs sono sentinelle delle patologie tumorali, allo stesso modo la concentrazione dell’anidride carbonica negli ambienti chiusi, quindi nelle aule scolastiche, è un campanello d’allarme per la diffusione dei contagi da Covid 19. Non si tratta di fantascienza, ma del risultato degli studi dei ricercatori su scala mondiale.

IL VIRUS SARS-COV2 SI TRASMETTE CON MAGGIORE FACILITA’ IN AMBIENTI INDOOR

“In questi ultimi mesi – spiega De Gennaro – è stato verificato che il virus SARS-COV2 si trasmette con maggiore facilità negli ambienti chiusi in cui l’aria risulta deteriorata e che, proprio per questo, devono essere adeguatamente areati e purificati. Le ricerche hanno dimostrato che, oltre alle goccioline pesanti, ce ne sono altre, molto più leggere e sottili, rispetto alle quali le mascherine fanno da barriera, che hanno la possibilità di percorrere più strada e di resistere più tempo in atmosfera, di conseguenza hanno maggiore possibilità di essere respirate”.

“Nei casi in cui viene garantita maggiore ventilazione delle aule, il contagio diminuisce e questo perché le goccioline vengono diluite”, prosegue De Gennaro. “Un indicatore importante è costituito dalla Co2 poiché se la concentrazione di anidride carbonica è elevata, allora non c’è ricambio d’aria e bisogna garantirlo in modo naturale, attraverso l’apertura delle finestre e della porta oppure, laddove non sia possibile, ricorrendo alla ventilazione meccanica controllata”.

L’ANIDRIDE CARBONICA COME INDICATORE DI RIFERIMENTO E IL MISURATORE UGUALE A UN TERMOMETRO

“A livello internazionale, l’indicatore di riferimento per la concentrazione di Co2 è 700ppm (parti per milione, ndr): se ci troviamo sotto questa soglia, vuol dire che c’è meno dell’uno per cento di possibilità di respirare aria già respirata da altri. In caso contrario, l’aula va areata”.

Nei 12 istituti della regione Puglia, il progetto pilota prevede un sistema di monitoraggio costante della qualità dell’aria nelle classi che, tra l’altro, oltre a garantire una riduzione del rischio da contagio legato al Covid 19, permette di garantire il benessere psico-fisico degli studenti, dei docenti e dei collaboratori scolastici.

“Il monitoraggio avviene in maniera estremamente facile attraverso strumenti che funzionano come termometri”

Spiega De Gennaro. “Hanno una dimensione identica a quella degli smartphone, un tempo di refresh che può variare da 10 secondi a due minuti e un display sul quale viene riportata la concentrazione di Co2: se viene rilevato un valore sopra la soglia dei 700 ppm, i docenti sanno che devono aprire le finestre e le porte”. Il costo, poi, è contenuto: i misuratori sono disponibili anche a partire da 100 euro.

L’attività sperimentale di Sima si avvale del supporto tecnologico fornito da una start-up innovativa di Taranto, Befreest: attraverso l’uso del dispositivo  intelligente “nose” e sfruttando la tecnologia IoT permette la rilevazione in tempo reale della Co2. “E’ uno strumento molto facile da usare, facile almeno quanto misurare la febbre”, dice De Gennaro.

L’ESPERIENZA DEI 12 ISTITUTI DELLA REGIONE PUGLIA ADERENTI AL PROGETTO

 “L’esperienza nelle scuole della Puglia ha dimostrato come attraverso la misurazione, le aule possono essere rese sicure in pochi giorni, attraverso i ricambi d’aria. Con il misuratore, si è nelle condizioni di sapere se il ricambio è stato sufficiente, nel senso di efficace oppure no e se, quindi, occorre proseguire con l’areazione degli ambiente indoor, anche con l’ausilio di sistemi meccanici”

Il progetto ha messo in evidenza che, senza sensore, non si ottengono gli stessi risultati: “Se manca il termometro – dice De Gennaro – non si è nelle condizioni di sapere se l’areazione ha prodotto il risultato che volevano. In questo senso, concordano anche i ricercatori spagnoli”.

Nei singoli istituti, inoltre, sono emerse situazioni differenti in relazione non solo alle dimensioni delle aule e al numero degli studenti, ma anche al posizionamento della classe e all’effetto che la porta aperta ha sugli studenti. “Per alcuni docenti e studenti, tenere la porta aperta può costituire motivo di distrazione e minore rendimento durante le ore di lezioni”, spiega De Gennaro. “E’ successo, solo per fare un esempio, in una classe che si affaccia sul corridoio, in corrispondenza dei bagni riservati agli studenti”.

In un altro caso, le finestre sono state lasciate sempre aperte: “E’ evidente che non tratta di una soluzione percorribile, posto che si corre il rischio di far raffreddare gli alunni”.

L’OBIETTIVO FINALE: UN MISURATORE DI CO2 IN OGNI AULA DI OGNI SCUOLA

Al di là delle singole sfumature, c’è un dato certo:

“Misurando la concentrazione di anidride carbonica in classe, i docenti sono nelle condizioni di rendere sicuro l’ambiente”,

sottolinea Gianluigi De Gennaro. “Tenuto conto dei risultati della ricerca, ritengo che sarebbe opportuno dotare ogni aula del misuratore di CO2: è un obiettivo auspicabile”.

E’ esattamente questo il contributo offerto dalla comunità scientifica al mondo della scuola che chiede il ritorno a una situazione di normalità, pur nella consapevolezza che si è ancora nella fase della convivenza obbligata con il Covid 19.

Intanto, il progetto Misuriamo la CO2 a scuola, promosso dalla Società italiana di medicina ambientale, ha stuzzicato la curiosità e l’interesse dell’Università di Brescia che vorrebbe replicarlo nella regione Lombardia.

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