• giovedì , 21 Novembre 2024

Bullismo, 5.600 euro raccolti dalla startup MaBasta degli studenti leccesi

Il crowdfunding permetterà di avviare la campagna di sensibilizzazione in 27 scuole italiane, coinvolgendo 500 classi e 13mila studenti attraverso la distribuzione di un kit di supporto e informazioni. Il team leader Mirko Cazzato: “In questo modo vogliamo superare gli ostacoli legati al sovraccarico di lavoro da parte dei dirigenti scolastici alla poca formazione/conoscenza del fenomeno e alla scarsa informazione sulla gestione della tematica”

di Stefania De Cristofaro

La startup “MaBasta” contro il bullismo, tenuta a battesimo dagli studenti dell’istituto Galilei-Costa-Scarambone di Lecce, con l’obiettivo di dare consigli “dal basso” per prevenire e contrastare episodi di aggressione verbale e fisica, e di cyberbullismo, ha raccolto 5.600 euro attraverso il crowdfunding: la somma sarà destinata a supportare le azioni di informazione e formazione in 27 scuole italiane.

Il progetto prevede il coinvolgimento di 500 classi, per un totale di 13mila ragazzi, e punta a “debulizzare” gli ambienti, reali e virtuali, in cui si ritrovano quotidianamente gli studenti. Dalle classi ai social.

L’importo è stato rastrellato ricorrendo alla piattaforma Eppela. “L’obiettivo era raggiungere la cifra di 5mila euro”, spiegano gli studenti salentini che hanno dato vita al Movimento Anti Bullismo Animati da Studenti Adolescenti, in sigla MaBasta, nome poi scelto per la startup, nata nel 2016, sotto il coordinamento del professore di Informatica, Daniele Manni.

Il gruppo costituito da 35, fra ragazzi  ragazze, di età compresa fra i 14 e i 17 anni, ha pensato a sentinelle nelle classi, poi diventati “bullizziotti” e “bullizziotte”, a cui è stato assegnato il compito di segnalare possibili focolai di bullismo, anche on line, attraverso l’ascolto dei compagni.

“L’azienda Msd ha duplicato l’importo grazie all’iniziativa “CrowdCaring”“, aggiungono. In totale, quindi, gli studenti hanno a disposizione  10.600 euro per il progetto chiamato “MaBaKit- Facciamo insieme la rivoluzione Mabasta!” che prevede come prima sperimentazione, l’introduzione e l’applicazione del “MabaKit” in diverse scuole in tutta Italia: nove istituti sono nelle regioni del nord, nove al centro e nove al sud d’Italia. Per ogni area saranno individuate 3 scuole elementari, 3 medie e 3 superiori, in modo da coinvolgere gli studenti di titte le fasce d’età. 

A ogni scuola sarà fornito il “MabaKit” che comprende una serie di materiali e servizi. “Ci sono diverse infografiche, la targa rappresentativa e c’è la creazione di un canale di comunicazione diretto con la scuola”, spiegano gli studenti. “Trattandosi di una sperimentazione, l’attuazione del progetto prevede un monitoraggio continuo e, di conseguenza, azioni correttive e migliorative durante tutto l’iter”, vanno avanti. “Il nostro obiettivo è fornire strumenti che siano effettivamente in grado di supportare gli adulti impegnati sul fronte del bullismo e del cyberbullismo nelle scuole, fra dirigenti, docenti e personale Ata e al tempo stesso informare gli studenti e le studentesse del progetto che li vede coinvolti e partecipi”, proseguono. “Passo dopo passo, monitoreremo i processi per raccogliere feedback utili sia all’aggiornamento e al miglioramento del progetto che a stilare una serie di dati statistici dai quali trarre elementi utili a comprendere cosa succede”.

Gli studenti della startup leccese negli ultimi due anni, hanno già svolto un monitoraggio del bullismo allargato al cyberbullismo.

“Abbiamo avuto la possibilità di raggiungere e sensibilizzare oltre 65mila studenti e studentesse, interagendo con oltre 800 classi in tutt’Italia”,  racconta Mirko Cazzato, 21 anni, team leader e fondatore di Mabasta, unico studente europeo inserito nella top ten del Global student Prize del 2021, a conclusione di una selezione fra ragazzi di 94 Paesi, per un totale di 3.500 candidature. La selezione, gemella del Global Teacher Prize, intende valorizzare l’impegno degli studenti che hanno dato il proprio contributo per migliorare la scuola e la vita dei compagni.

“Dopo aver spiegato ai ragazzi come prevenire e contrastare i fenomeni, ci siamo resi conto che i casi emergevano ma spesso tutto si bloccava a causa di tre fattori: in primo luogo il sovraccarico di lavoro da parte dei dirigenti scolastici; poi la poca formazione/conoscenza del fenomeno e infine la scarsa informazione sulla gestione della tematica. Per questo abbiamo deciso di ideare il MabaKit”.

Su Facebook e sul sito internet abbinato, il gruppo di studenti di MaBasta continua a puntare per lanciare due appelli ricolti ai coetanei come modelli comportamentali che ogni classe / scuola può adottare per contrastare fenomeni di bullismo e cyberbullismo: “Non fare agli altri ciò che non vorresti che gli altri facessero a te” e “fai agli altri ciò che vorresti che gli altri facessero a te”.

La traduzione dalla teoria alla pratica di questi due messaggi ha portato alla definizione di sei “azioni” che valgono come consigli e comportamenti che ogni classe e ogni scuola può adottare.

La prima riguarda la presenza di un docente referente in ogni classe, la seconda riguarda il questionario MaBa­ test, ossia una serie di domande a cui si risponde in maniera anonima che è utile sia al MabaProf per sondare la situazione presente in classe e capire se sono presenti eventuali forme di bullismo e/o cyberbullismo, che ai ragazzi perché hanno in questo modo hanno la disponibilità di un mezzo per esprimersi e uno strumento per essere informati su eventuali leggi e significati riguardanti il bullismo.

La terza azione si riferisce alla presenza di bullizziotti e bullizziotte di classe e d’istituto. Ci sono poi la Bullibox, cioè una scatola o urna dove chiunque, anche in modo anonimo, può imbucare segnalazioni, su eventuali situazioni o atti in classe. Sarà poi cura del MabaProf verificare la veridicità e eventualmente agire e/o prendere provvedimenti. E la Dad che sta per digital antibulying desk, la Bullibox virtuale che si trova sul sito e permette a chiunque di lasciare segnalazioni anche anonime, con funzione di centro d’ascolto digitale. L’obiettivo finale è “rendere le classi debulizzate, prive di ogni forma di sopruso e, dovesse mai nascere, verrebbe neutralizzato all’istante”.

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