L’uno di Corrado d’Elia, l’altro di Corrado Accordino: due monologhi per raccontare il genio e l’arte di due compositori, oltre ogni partitura
AbstractIo, Ludwig van Beethoven e Mozart sono monologhi diversi, ma accomunati dal modo in cui il regista (Corrado d’Elia per il primo, Corrado Accordino per il secondo) tracciano il ritratto di due tra i maggiori compositori di tutti i tempi: un ritratto fatto di parole e musiche che rapiscono, di scenografie ben studiate. Sul palcoscenico i tormenti interiori dei due artisti, che si riflettono in una produzione gelosamente custodita dai cultori della musica
Di Vincenzo Sardelli
IO, LUDWIG VAN BEETHOVEN
progetto e regia di Corrado d’Elia
con Corrado d’Elia
disegno luci Alessandro Tinelli
tecnico luci Alice Colla
tecnico audio Gabriele Copes
grafica Chiara Salvucci
produzione Compagnia Corrado d’Elia
Info: Tel. 338 1620051, http://corradodelia.it
Età: dai 12 anni
MOZART
uno spettacolo di e con Corrado Accordino
produzione: La Danza Immobile
Info: tel. 039 9191178, distribuzione@binario7.org
Età: dai 12 anni
Due monologhi di poco più di un’ora per raccontare la vita dei più amati compositori di sempre: il tedesco Ludwig Van Beethoven e l’austriaco Wolfgang Amadeus Mozart. La capacità rara di scandagliarne l’animo umano e i conflitti interiori, così da sviscerare la genesi delle loro celebri composizioni.
Corrado D’Elia e Corrado Accordino: stesso nome di battesimo, stesso amore per due divinità della musica sinfonica. Due attori d’alta scuola che affidano alla forza della propria voce, alla mimica e alla gestualità i ritratti vividi di due geni e le atmosfere di due epoche remote, eppure così capaci di dialogare con la contemporaneità.
Il Beethoven di Corrado d’Elia, in questo gennaio al Teatro Litta di Milano, è estro senza orpelli. Attore e scena, sgabello bianco al centro, vuoto totale. Azzurro luminoso: un susseguirsi di pannelli quadrati, un po’ lampade, un po’ carta da musica.
È un attimo, un vortice. Rullano le luci, casca la musica. Ti ritrovi inchiodato alla poltrona come d’Elia allo sgabello. Il personaggio, la sala, tutto è fermo. Come la mano di Beethoven nell’Inno alla Gioia, e ne nacquero le quindici note più belle di sempre.
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