Una due giorni di incontri tra educatori, genitori e istituzioni: Rete “Alto Potenziale” promuove così un modello unico in Italia per l’educazione dei gifted children
di Francesca Rizzo
Imparano a leggere e scrivere più in fretta dei loro compagni, sono creativi e apprendono facilmente, al punto da mostrare insofferenza di fronte ai ritmi lenti delle lezioni in classe: sono i gifted children, i bambini plusdotati. A loro, e alla loro formazione è dedicata una due giorni per “addetti ai lavori”: martedì 11 e mercoledì 12 dicembre Rete “Alto Potenziale”, associazione di promozione sociale, prima del suo genere in Italia, riunisce a Bari insegnanti e formatori, genitori, istituzioni, per fare il punto su quanto la Scuola italiana accolga e valorizzi la plusdotazione.
Non è una questione di quoziente intellettivo, o meglio, non solo: Joseph Renzulli, psicologo di fama internazionale con una formazione specifica sulla giftedness, indica accanto all’alto potenziale cognitivo altri due elementi: la creatività e la motivazione. Sono queste tre caratteristiche insieme a rendere una persona “ad alto potenziale”.
Un gifted child, però, in Italia deve confrontarsi con una realtà che si dimostra spesso impreparata ad accoglierlo: la plusdotazione non viene adeguatamente riconosciuta, vengono diagnosticati disturbi che vanno dall’autismo alla sindrome di Asperger, e il potenziale del bambino viene sminuito, trattato come un problema anziché come una risorsa.
Un unicum in Italia è rappresentato da “LabTalento”, il Laboratorio Italiano di Ricerca e Sviluppo del Potenziale, Talento e Plusdotazione sorto nel 2009 all’interno dell’Università di Pavia; da quasi dieci anni gli specialisti di LabTalento agiscono su due fronti: l’individuazione dei gifted children e la formazione dei docenti.
“In Italia la percentuale di bambini plusdotati va dal 5 all’8% della popolazione scolastica: statisticamente potrebbe esserci, in media, un gifted child per classe”, afferma Maria Assunta Zanetti, direttrice scientifica, insieme ad Eliano Pessa, del LabTalento di Pavia.
// LA DUE GIORNI A BARI
Perché il bambino plusdotato e la sua famiglia vengano supportati, sotto il profilo dell’istruzione e della vita sociale, occorre sensibilizzare le diverse figure coinvolte. Rete “Alto Potenziale” ha coinvolto in questo anche la Regione Puglia, prima in Italia a promuovere un percorso formativo rivolto ai docenti, perché abbiano gli strumenti per riconoscere l’alunno gifted e valorizzarne il potenziale.
“Flessibilità tra i banchi: riconoscere l’alto potenziale nelle scuole” è il nome di questo percorso, un progetto pilota ideato e coordinato dalla Rete “Alto Potenziale” e finanziato dalla Regione Puglia, con il fondamentale apporto del LabTalento di Pavia; obiettivo di “Flessibilità tra i banchi”, che verrà presentato mercoledì 12 nell’ambito della manifestazione, è formare dei docenti-sentinella (circa cento in questa prima fase), che diano avvio ad una maggiore apertura della realtà scolastica a questo tema.
“Quello che si sta sviluppando – spiega Elisa Forte, promotrice insieme a Claudia Cichetti della Rete “Alto Potenziale” – è un modello Puglia, che si candida ad essere una best practice sul territorio nazionale”.
Oltre alla presentazione del progetto “Flessibilità tra i banchi: riconoscere l’alto potenziale nelle scuole”, la due giorni vedrà il coinvolgimento di genitori, docenti, dirigenti scolastici e di tutte le figure professionali interessate, in percorsi formativi specifici.