Verso la cultura della qualità nella scuola
di Antonio Santoro
Prima dell’entrata in vigore della Legge 107/2015, ho avuto modo di evidenziare più volte, sulle pagine di questa rivista, la rilevanza del contributo del dirigente al perseguimento dei risultati per il miglioramento del servizio scolastico: la centralità, quindi, del suo ruolo nell’ambito del richiesto impegno di definizione e attuazione di una prospettiva di sviluppo progressivo della scuola. In diverse occasioni, infatti, si è in qualche modo imposta l’urgenza di richiamare l’attenzione sulla avvertita necessità di una funzione dirigenziale sistematicamente orientata a promuovere e a radicare, nell’istituzione scolastica autonoma, la duplice consapevolezza:
– che non sono “sufficienti le norme e le disposizioni ministeriali per una evoluzione della scuola verso una nuova cultura della qualità” e per “far entrare nelle scuole una nuova cultura del miglioramento che insegni a leggerlo non come un concetto astratto ma come un processo concreto e contestualizzato che acquista un significato diverso a seconda dei luoghi, dei tempi e della componente umana della realtà scolastica in cui si innesca” (1);
– e che dunque, nella singola istituzione, “il miglioramento può avere luogo solo se prende le mosse dai dati che emergono dalla valutazione del sistema da migliorare” (2) e dalla considerazione delle sue specificità.
PER CONTINUARE A LEGGERE QUESTO ARTICOLO DEVI ESSERE ABBONATO! Clicca qui per sottoscrivere l’abbonamento
PER CONTINUARE A LEGGERE QUESTO ARTICOLO DEVI ESSERE ABBONATO! Clicca qui per sottoscrivere l’abbonamento