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Antonio Santoro a Taurisano: una relazione sul filo di Educazione e Didattica

Nutrita partecipazione alla presentazione del libro “Una scuola per la crescita integrale della persona” dello scorso 23 febbraio 2024 presso la Scuola secondaria di primo grado di Taurisano.

Un libro che “Tratta le più importanti tematiche della scuola di oggi con la massima attenzione”. Così il dirigente scolastico dell’Istituto Don Tonino Bello, Antonio Calò, ha introdotto alla platea la presentazione del professor Santoro. Presente anche il Sindaco di Taurisano, Luigi Guidano, che prima di lasciare la parola al professore ha fatto una riflessione sul volume partendo dall’immagine di impatto presente in copertina: “L’albero, la quercia, gli alunni. La scuola che deve essere soprattutto opportunità di crescita, per consentire alla persona di diventare un essere completo, capace di rapportarsi con gli altri in maniera costruttiva, sapendo che il suo modo di vivere dipende non soltanto da lui ma anche dagli altri. Condividendo valori, cultura, socialità. Una comunità può avere prospettive di crescita soltanto se questo viene avvertito come un imperativo etico, politico e culturale per tutti da tutti”.

Quella tenuta dal professor Antonio Santoro, riconosciuta personalità di spicco nell’ambito sociopedagogico, più che una presentazione editoriale, è stata una lectio magistralis a personale scolastico e genitori. Un’opportunità di parlare di scuola e delle responsabilità verso le nuove e future generazioni: “Viviamo in un tempo di emergenze educative che interpellano la scuola, la famiglia e la comunità intera”, ha esordito Santoro.

Nella prima esperienza di pubblicazione del professore, la riflessione si era soffermata su due ambiti tematici: l’istituzione scolastica come sistema educativo complesso; con legami tra le parti che però lasciano autonomia e decisionalità all’insegnante; l’attenzione necessaria verso la figura del dirigente scolastico, vittima di uno schiacciamento nell’ambito gestionale che mina la sua dimensione di leadership.

“Questa seconda esperienza – ha spiegato Santoro – si rivolge agli insegnanti. Il titolo parla da sé, la scuola ha la sua ragion d’essere nel processo di crescita del soggetto in evoluzione. Il sottotitolo, invece, ha bisogno di precisazioni” e cita a riguardo Morin e la sua reinterpretazione del pensiero di Rousseau “Vivere è il mestiere che voglio insegnarvi”.
Santoro esplica meglio il concetto di “insegnare a vivere” spiegando la sua visione a riguardo e dando tre importanti indicazioni: “La prima è una conferma dell’importanza del ruolo della scuola nel processo di crescita del soggetto. In questo contesto ci sono due indicazioni principali: quella che interpella il dirigente scolastico, il cui impegno deve dispiegarsi nella direzione della fusione di orizzonti, la costruzione di una comunità professionale come luogo di collaborazione continua, efficace e coerente. Morin si rivolge anche ai docenti nel loro ruolo di missione di accompagnamento dell’allievo nella scoperta del mondo e nell’apprendere da esso”;

La indicazione guarda a una riflessione sul contesto di crescita di un soggetto, “che si realizza in virtù delle sollecitazioni e delle esperienze che l’allievo vive nei microsistemi in cui passa il suo tempo: l’aula, la famiglia, il gruppo di pari, l’associazione. Quanto più questi microsistemi sono collegati, tanto più il processo evolutivo ne ha vantaggio”;

La terza lettura del pensiero di Morin riguarda il rapporto tra insegnamento e apprendimento: “Si tratta di un rapporto probabilistico, non deterministico. Insegno e probabilmente apprendo. Ho considerato questa possibile lettura perché la probabilità dell’apprendimento trova la sua prima spinta nella qualità di un’efficace relazione educativa, che può determinare, come conseguenza, la rilevazione della qualità delle responsabilità personali degli insegnanti e dell’alunno nel processo educativo”, ha spiegato Santoro.

La riflessione si è spostata poi sul cosa significhi imparare a vivere e quali siano le tre prospettive in cui dovrebbe inserirsi l’insegnamento della scuola nella società contemporanea: vivere in quanto individuo che affronta i problemi della propria vita personale con determinazione e competenze acquisite; vivere in quanto cittadino del proprio paese con la consapevolezza dei diritti e dei doveri che derivano dalla propria cittadinanza; vivere acquisendo la coscienza della propria appartenenza all’umanità: “La nuova saggezza comporta la comprensione che ogni vita è un’avventura, inserita in un’avventura sociale, a sua volta inserita nell’avventura dell’umanità”, ha concluso Santoro.

Per promuovere la crescita integrale della persona, Santoro ha sottolineato poi l’importanza dell’accoglienza piena del principio di “personalizzazione” dei processi di insegnamento/apprendimento. Un principio ritornato nella scuola italiana a distanza di anni, già istituzionalizzato dalla riforma Moratti, che sul piano curriculare richiede una struttura flessibile, insegnamenti opzionali e facoltativi per calibrare la proposta della suola alla situazione del soggetto; la differenziazione delle procedure didattiche: “Gli insegnanti devono evitare due cose: la ripetitività dei gesti didattici e la cristallizzazione delle forme organizzative”

Itinerari formativi in grado di portare l’allievo a diventare responsabile, critico, partecipe attivo di un processo ecologico che mira a preservare le differenze.

Santoro spiega, poi, come questi principi siano già, in prospettiva, rintracciabili nell’Agenda ONU 2030 con “La sollecitazione ad un’educazione capace di far maturare, nelle nuove generazioni, la consapevolezza di un protagonismo nell’impegno di tutela del nostro Pianeta”.

Santoro ha concluso con i quesiti che criticamente l’insegnante deve porsi per un approccio etico e responsabile per la crescita integrale della persona, quali strutture di professionalità richiedano queste prospettive: “Il sapere del docente è un sapere pratico, che si costruisce attraverso l’esperienza ma soprattutto attraverso una cosa che fatica a radicarsi: la riflessività: un piegarsi dell’insegnante alla logica delle proprie azioni per verificarne la validità ed eventualmente modificarle”.

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