Intervista ad Alfredo Prete, presidente di Unioncamere Puglia e Camera di Commercio di Lecce: “Influenza importante sull’occupazione giovanile, ma bisogna crederci”
Di Francesca Rizzo
Avvio al mondo del lavoro o perdita di tempo? L’alternanza scuola – lavoro, introdotta dall’arcinota legge sulla Buona scuola (legge 13 luglio 2015, n. 107), ha scatenato un putiferio che fatica a placarsi. Gli studenti che hanno intrapreso percorsi di alternanza hanno denunciato esperienze pessime, fatte di mansioni che certamente non preparano al mondo del lavoro, scarse tutele e persino molestie.
Ciò non toglie che – naturalmente con i necessari cambiamenti, tra cui innanzitutto un maggiore controllo sull’operato dei datori di lavoro – le potenzialità di un’“anteprima” di cosa significhi lavorare in azienda, per gli studenti e per il mercato del lavoro, sono davvero tante.
La decisione di delegare alle Camere di Commercio il ruolo di gestire i percorsi di alternanza si muove in questa direzione: avere un ente terzo che fa da tramite tra le esigenze delle imprese e quelle della scuola (e dunque degli studenti) è un modo per creare un dialogo costruttivo, valorizzare le eccellenze e risolvere insieme i problemi, anche attraverso iniziative a carattere locale.
Ma come trasformare concretamente uno degli incubi di studentesse e studenti italiani in un percorso davvero fruttuoso? Ne abbiamo parlato con Alfredo Prete, presidente di Unioncamere Puglia e Camera di Commercio di Lecce.
// L’INTERVISTA Dottor Prete, qual è il ruolo della Camera di Commercio nell’ambito dei percorsi di alternanza scuola – lavoro?
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