Il ‘Giano bifronte’ in tema di anticorruzione e trasparenza
di Pasquale Annese
L’ultima legislatura, tra l’avvicendarsi di governi ed un parlamento bloccato da veti incrociati delle forze politiche, ha comunque partorito una copiosa normativa, tesa a debellare i fenomeni corruttivi presenti nel nostro Paese. La Legge 6 novembre 2012, n.190, recante “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione”, rappresenta in tal senso un importante momento di discontinuità nel
panorama legislativo italiano perché è finalizzata a prevenire e contrastare i fenomeni corruttivi nella pubblica amministrazione, nel quadro di una politica integrata con altri strumenti di gestione e programmazione:
il Piano della performance, in cui dovrebbero confluire gli obiettivi strategici e gestionali di ciascuna amministrazione,
anche con riferimento alle misure di attuazione del Piano triennale di prevenzione della corruzione; il Programma triennale per la trasparenza di cui al D.Lgs. 14 marzo 2013, n.33; le disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico
di cui al D.Lgs. 8 aprile 2013, n.39; le disposizioni relative al novellato codice di comportamento dei dipendenti pubblici di cui al D.P.R. 16 aprile 2013, n. 62. Il tutto col precipuo obiettivo di promuovere e realizzare una reale integrazione tra una pluralità di strumenti normativi in tema di performance, trasparenza e anticorruzione.
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