Per una “giornata nazionale a difesa della Scuola”
Di Fabio Scrimitore
Abstract
Affinché si ripristini negli animi la fiducia e la stima verso il mondo della scuola, ci si augura che trovi accoglienza la proposta dell’ istituzione della “Giornata Nazionale a difesa della Scuola” da ogni attacco violento ad opera di persone con pochi scrupoli etici e morali, lanciata dalla Dirigente scolastica del Liceo Linguistico Statale “Cassarà” di Palermo.
Per ben tre volte, nella settimana di Pasqua e in pieno giorno, ignoti si sono introdotti all’interno del Liceo Linguistico Statale “Ninni Cassarà” di Palermo, dopo aver divelto la robusta grata di una finestra. Il sistema di video-sorveglianza ha ripreso un gruppo di ragazzi che girovagavano nei corridoi: probabilmente gli stessi che hanno distrutto i distributori automatici di merendine e bevande del pianterreno per svuotarne la cassa, che peraltro conteneva soltanto cento euro.
Dopo aver letto le meditate proposizioni con le quali la Dirigente scolastica del Liceo palermitano ha assicurato che quell’ atto di teppismo non potrà mai scoraggiare gli insegnanti ed il loro collaboratori nella quotidianità del loro impegno formativo, un lettore della rivista, genitore di una studentessa che frequenta, da remoto, la quarta classe d’un Liceo delle Scienze Umane, si è detto sorpreso dal silenzio dei rappresentanti delle Amministrazioni pubbliche di Palermo e dalla poco confortante indifferenza che la cittadinanza avrebbe mostrato di fronte ad un tale grave atto di vandalismo. Il lettore ha aggiunto che avrebbe molto apprezzato qualche riflessione che, superando a piè pari il consueto rito della poco consolatoria deplorazione che generalmente accompagna le sistematiche devastazioni degli edifici scolastici e dei beni che vi sono contenuti, potesse essere letta come contributo potenzialmente utile alla regressione del vandalismo ai danni delle scuole. La denuncia del genitore si conclude con una riflessione d’indole antropologica che, liberamente interpretata, si riporta di seguito.
Nella mente di un provveditore agli studi in stato di produttiva quiescenza affiora il ricordo del disagio sofferto dalle famiglie degli alunni di una scuola media statale, il cui edificio scolastico restò chiuso due giorni per consentire ai collaboratori scolastici di liberare le aule ed i corridoi del primo piano dall’acqua, che era fuoruscita dai rubinetti dei bagni degli alunni non per quel che può accadere quando imprevedibilmente si rompe qualcuno degli attacchi flessibili che collegano le condutture idrauliche ai lavandini, ma perché, approfittando del silenzio serale della domenica, alcuni studentini erano riusciti a forzare una delle finestre della loro scuola, lasciando aperti i rubinetti. L’indignazione della scuola e degli amministratori comunali per i danni subiti dall’edificio comportarono la sospensione dalle lezioni dei tre impertinenti alunni, che, peraltro, non ebbe mai efficacia reale perché il generoso Consiglio di classe, contestualmente alla sospensione dalle lezioni, deliberò ossimoricamente anche l’obbligo della frequenza.
Sempre nei decenni del crepuscolo del ventesimo secolo, nel tempo in cui le scuole cominciavano a dotarsi dei primi computer muniti del tubo catodico, altri teppisti avevano fatto irruzione nell’edificio di un Istituto professionale per l’agricoltura, ubicato nella periferia del capoluogo provinciale, sottraendo alla segreteria alcuni dei gloriosi M24 di Adriano Olivetti. Le pur approfondite indagini delle Forze dell’Ordine non riuscirono a identificare gli autori del furto, sicché non fu possibile stabilire se la paternità del grave episodio dovesse essere attribuita a degli irresponsabili studenti dell’Istituto, oppure ad ignoti malviventi, professionalmente versati alla pratica del furto di beni dello Stato. L’ Istituto fece sentire la sua voce indignata con una circolare interna del Preside – un entomologo di chiara fama, che si era visto danneggiato dagli ignoti effrattori anche il prezioso gascromatografo del laboratorio scientifico –, il quale propose agli studenti di dedicare le ore di lezione del giorno seguente ad una di quelle assemblee di istituto che il primo dei famosi decreti delegati “Malfatti” del 31 maggio 1994 aveva concesso loro affinchè approfondissero le tematiche relative ai problemi della scuola e della società, utili alla formazione umana e civile del cittadino.
Da quegli anni, che hanno rappresentato il lungo crepuscolo della scuola della prima Repubblica e, nello stesso tempo, il faticoso, lungo percorso che ha portato alla nascita della scuola dell’autonomia, molte grate delle finestre di numerose scuole sono state divelte nelle ore del silenzio della notte, molti computer sono stati sottratti dalle aule informatiche e tanti distributori di bevande e di brioche sono stai danneggiati per sottrarne pochi euro. Gli organi di stampa e le emittenti televisive non sono mai venuti meno alla loro missione di dare il giusto risalto all’ indignazione espressa dagli operatori scolastici e dalla popolazione per gli ingenti danni provocati sia all’erario che alla serenità della vita nelle aule.
Quasi dall’alba del nuovo secolo, in occasione dell’emanazione dello “Statuto delle studentesse e degli studenti”, il Ministro dell’Istituzione ha caldamente invitato le famiglie ad una innovativa collaborazione, stipulando formalmente una sorta di gentleman’s agreement, cioèun accordo fra gentiluomini, che tuttora i papà e le mamme sono chiamati a sottoscrivere con il Dirigente scolastico nell’atto in cui si presenta a scuola la domanda di iscrizione dei figli; è il Patto educativo di corresponsabilità, diretto a definire, in maniera dettagliata e soprattutto condivisa, diritti e doveri che debbono sentir vincolati fra di loro la scuola, gli studenti e famiglie.
Si può dare atto che non v’è scuola i cui organi gestionali, grazie al generoso regime dell’autonomia decisionale ed organizzativa, generato dall’art. 21 della legge Bassanini 2 del 15 marzo 1997, non abbiano inserito nel testo del nuovo Patto di cooperazione educativa le indicazioni e gli orientamenti che potevano essere suggeriti dall’esperienza, allo scopo di far acquisire agli studenti ed alle loro famiglie la consapevolezza che le aule e le dotazioni fisse e mobili della scuola sono un prezioso patrimonio da preservare, come dice il Poeta
“…dall’insultar de’ nembi e dal profano piede del vulgo”,
affinchè gli insegnanti continuino a far conoscere agli alunni le direzioni lungo le quali si è evoluta la storia, proponendo la conoscenza delle leggende, dei miti e delle religioni che costituiscono l’oggetto della ricerca filosofica e scientifica, nonchè i criteri che le generazioni hanno individuato per discernere il bene dal male, il bello dal brutto e che hanno aiutato i popoli e le persone a distinguere il vero dal falso.
Espressioni, quali
“Rendere accogliente l’ambiente scolastico, contribuendo a mantenerlo ordinato e pulito, rispettando i beni collettivi, anche nella consapevolezza che l’allievo/a è tenuto/a a risarcire danni volontariamente arrecati ai locali della scuola o al materiale didattico”, oppure “Intervenire, con coscienza e responsabilità, rispetto ad eventuali danni provocati dal figlio a carico di persone, arredi, materiale didattico, anche con il risarcimento del danno”,
sono soltanto alcune delle modalità con le quali la scuola chiede di essere aiutata a realizzare la missione educativa che la Repubblica le ha affidato.
La persistenza di fenomeni delinquenziali, simili a quello perpetrato ai danni del Liceo Linguistico “Cassarà” la settimana santa dello scorso aprile, obbligano, però, a sospettare che vi può esser sempre qualcuno dei genitori che, quando – accogliendo l’invito del Dirigente scolastico o del Direttore dei servizi generali ed amministrativi – si accinge a sottoscrivere il Patto di corresponsabilità educativa, appone il suo autografo allo stesso modo in cui l’automobilista, convenuto nello studiolo del suo assicuratore, sottoscrive frettolosamente le clausole in caratteri piccolissimi della polizza assicurativa dell’auto, senza neppur leggerne le prime righe. Sicché, una volta siglato, quel Patto, frutto dell’impegno creativo del Dirigente e degli insegnanti, a qualche famiglia arreca tanti effetti positivi quanti ne poteva apportare alle larghe vallate il pur generoso Nilo nei periodi di secca.
Alla non rassegnata vena di pessimismo che traspare da queste proposizioni potrà far da contrappeso la proposta di istituire la “Giornata Nazionale a difesa della Scuola da ogni attacco violento e nelle diverse forme ad opera di criminali privi di ogni scrupolo etico e morale”, avanzata dalla Dirigente scolastica del Liceo Linguistico “Cassarà”. L’accoglierebbe certamente con entusiasmo anche l’autore della fortunatissima proposta di istituzione del “Dantedì”, il Presidente emerito dell’Accademia della Crusca, prof. Francesco Sabatini, la cui voce si è levata molte volte dal salottino di “Domenica in famiglia” di Raiuno per sollecitare la collaborazione della scuola nella difesa della lingua nazionale.