DS “part time”, a scavalco tra più scuole: la situazione si trascina da anni, in attesa del concorsone. Ma i collaboratori dei dirigenti sono stufi, e chiedono di invalidare l’ennesimo rinnovo delle reggenze
Di Francesca Rizzo
Uno scenario che si ripete ogni anno, aggravandosi sempre di più: il DS va in pensione, l’Ufficio Scolastico Regionale non può assumere una nuova figura, e allora la scuola viene affidata a un “reggente”, il DS di un’altra scuola. Che in alcuni casi si trova a barcamenarsi tra ben più di due scuole: a rileggere le cronache degli anni scorsi, persino diciotto plessi.
Inevitabile l’affiancamento di un collaboratore: “Senza i Collaboratori – sia nella scuola di titolarità che in quella affidata in reggenza – il loro ruolo dirigenziale (dei DS, ndr) con tutte le incombenze e le scadenze sarebbe messo a dura prova, quasi al limite di una missione impossibile”, denuncia l’Associazione Nazionale Collaboratori dei Dirigenti Scolastici (ANCODIS).
E mentre è iniziato il conteggio delle scuole “scoperte” (una su tre a Treviso, una su dieci a Bari, e il lungo elenco potrebbe continuare), dal MIUR è arrivata una nuova direttiva (la n. 281 del 16 aprile 2018) che disciplina la conferma delle reggenze già assegnate in precedenza. Presentando una domanda all’Ufficio Scolastico Regionale, i DS già “supplenti” potranno chiedere il rinnovo della reggenza. Il tutto, in attesa del concorsone per la nomina dei nuovi dirigenti scolastici, che dovrebbe ormai essere alle porte.
Una soluzione, quella delle reggenze, che ANCODIS denuncia da tempo, e contro la quale la stessa associazione ha deciso di ricorrere al TAR, per chiedere un intervento a favore dei collaboratori dei DS, responsabili de facto del plesso scolastico, senza che quella responsabilità venga loro riconosciuta (e retribuita) ufficialmente.
“Durante questi lunghi 7 anni intercorsi fra il corso-concorso per il reclutamento dei dirigenti scolastici dell’anno 2011 e quello previsto per il corrente anno scolastico 2018/2019 –, sostiene Rosolino Cicero, presidente ANCODIS Palermo –, il MIUR ha continuato ad utilizzare l’istituto della reggenza dalla dubbia efficacia, senza tenere conto che il funzionamento delle predette scuole assegnate a reggenza è dovuto prevalentemente al sacrificio ed alla professionalità dei Collaboratori dei Dirigenti scolastici che, in assoluto silenzio e nell’ombra, hanno sempre costituito “la spina dorsale” della governance dell’istituzione scolastica privata da anni della figura del Dirigente scolastico titolare”.
Secondo ANCODIS, la politica delle reggenze violerebbe l’art. 97 della Costituzione, che al comma 1 recita: “I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione”.
“Con il ricorso al TAR del Lazio – conclude Cicero – i collaboratori confidano in un provvedimento che ponga fine, con la riapertura delle graduatorie ed il ritorno all’incarico di presidenza seppur temporaneo e nelle more dell’espletamento delle fasi concorsuali, all’abnorme numero di scuole affidate ai DS reggenti”.