• lunedì , 23 Dicembre 2024

Educazione civica 2.0? Chiamatela “A scuola di Open Coesione”

Si è chiusa oggi la 5^ edizione dell’iniziativa interministeriale, che coniuga senso civico e nuove tecnologie. Cerimonia di premiazione a Roma: tutte del Sud le squadre sul podio, primi i “Corsari assetati” di Palermo.

Di Francesca Rizzo

Educare alla cittadinanza: un tema su cui nell’ultimo periodo si è dibattuto tanto. Dopo la pubblicazione del nuovo documento ministeriale “Indicazioni nazionali e nuovi scenari”, l’argomento  è stato trattato anche su Scuola e Amministrazione, con un approfondito dossier a firma di Rita Bortone.

Ma oltre ai documenti, oggi abbiamo sotto gli occhi un ottimo esempio pratico di cosa voglia dire imparare ad essere cittadini attivi, utilizzando tutte le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie: si è conclusa questa mattina, con la cerimonia di premiazione, la 5^ edizione di “A scuola di Open Coesione”, un’iniziativa interministeriale per il monitoraggio civico degli studenti su “cantieri” aperti grazie a soldi pubblici e sospesi, o addirittura mai avviati.

Tutto nasce attraverso Open Coesione, una piattaforma di “open government” attiva dal 17 luglio del 2012 e attualmente gestita dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri tramite il Dipartimento per le politiche di coesione (l’ufficio, istituito con DPCM del 15 dicembre 2014 ad opera del governo Renzi, accorpa funzioni prima esercitate dal Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica del Ministero dello Sviluppo Economico).

Nello specifico, è un modo interattivo di dar conto ai cittadini, tramite una piattaforma web aggiornata ogni bimestre, di come vengono spesi in concreto i fondi pubblici (europei e nazionali – Fondi Strutturali europei, Fondo nazionale per lo Sviluppo e la Coesione (FSC), e Piano d’Azione per la Coesione (PAC), destinati alle politiche di coesione, ossia quelle azioni avviate perrimuovere le disuguaglianze di sviluppo, incrementare le opportunità di crescita e inclusione sociale dei cittadini e promuovere la coesione economica fra i territori italiani”.

Si tratta di progetti singoli per i quali vengono richiesti, e concessi, milioni e milioni di euro (l’ammontare complessivo delle risorse monitorate al momento è di quasi 97 miliardi): chi meglio dei cittadini, beneficiari delle politiche di coesione, può vigilare sul corretto svolgimento dei lavori e chiedere conto di eventuali illeciti o dell’inerzia amministrativa?

Nel 2013 è nato Monithon, una “maratona di monitoraggio civico”, come la definiscono i suoi fondatori, con lo scopo di vedere personalmente, da privati cittadini, come vengono spesi i soldi stanziati dalle pubbliche amministrazioni e rendicontati su Open Coesione; un’iniziativa nata dal basso che ha avuto riflessi anche a livello internazionale: la collaborazione tra cittadini e governo è stata lodata dall’Onu l’anno successivo, classificandosi 4^ su 33 all’ OpenGovernment Partnership Award.

Parallelamente, sempre nel 2013, è stata firmata la convenzione tra Ministero dello Sviluppo Economico, allora gestore di OpenCoesione, e Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, per la nascita di “A Scuola di Open Coesione”, che rende il monitoraggio “a misura di studente”: le classi aderenti scelgono sulla piattaforma Open Coesione il progetto da monitorare, poi vengono affiancate da professionisti e guidate durante tutto il percorso.

I requisiti imposti dal MIUR sono esclusivamente di tipo tecnico: le scuole che vorrebbero partecipare ad A Scuola di Open Coesione devono avere caratteristiche senza le quali il progetto di monitoraggio civico non potrebbe funzionare, come una connessione ad internet veloce, con almeno una postazione informatica ogni 4 o 5 alunni; l’accesso libero ai social network, ambienti collaborativi cloud come Dropbox e Google Drive, il possesso di LIM o altra superficie interattiva attraverso cui fruire collettivamente dei materiali didattici; la possibilità di partecipare attivamente ad eventi in videoconferenza.

All’inizio “A scuola di Open Coesione” era un’iniziativa di nicchia (alla prima edizione, pilota, hanno partecipato sette scuole); oggi invece è una realtà di successo, da potenziare ancora.

Quest’anno, infatti, si sono iscritti 184 team, di cui 150 sono riusciti a portare a termine il percorso; 144 tra questi sono riusciti a rispettare obiettivi e scadenze e sono stati ammessi alla selezione finale.

Diciotto di loro oggi erano a Roma, a ricevere premi e menzioni speciali all’interno di Forum PA, il grande contenitore di eventi per promuovere il confronto tra la pubblica amministrazione e i cittadini, e spingere verso una PA più accessibile, anche grazie alle nuove tecnologie.

Due elementi ben chiari a studentesse e studenti premiati, che durante la cerimonia hanno relazionato brevemente (avevano tre minuti a testa) alla platea il percorso fatto.

“Avete capito giorno per giorno che essere cittadino è un’attività che costa – ha detto in apertura Ernesto Belisario (Team Open Government Partnership) –. Essere suddito è più semplice, perché il suddito che fa? Bofonchia, “Piove, governo ladro”, è facile. Se invece devi essere cittadino hai bisogno di ritagliarti il tempo per leggere, studiare, approfondire. Il cittadino è una persona che si informa, che legge, che non si preoccupa soltanto di esprimere un voto ma partecipa alla vita della propria comunità”.

 

Un momento della cerimonia di questa mattina

Partecipa osservando, rilevando i problemi e chiedendo perché ci siano, proprio come hanno fatto gli studenti, primi tra tutti i Corsari assetati dell’Istituto Tecnico “Ernesto Ascione”, vincitori di quest’edizione, che hanno monitorato il progetto di “Potenziamento e Adeguamento dell’impianto di depurazione di Acqua dei Corsari di Palermo”: un team che aveva già convinto la nostra redazione, e la cui esperienza è stata già raccontata sulle pagine della rivista. I Corsari assetati, che hanno vinto un viaggio premio di due giorni a Bruxelles, presso le istituzioni della Commissione Europea, “si sono distinti per la capacità di comunicare l’andamento e i risultati della ricerca di monitoraggio condotta su un progetto di grande rilevanza, come la tutela dell’ambiente e delle acque marine di Palermo, nonché per l’elevato grado di coinvolgimento della comunità locale. A questo si aggiunge un’ottima analisi del contesto e delle informazioni raccolte, anche attraverso un efficace apparato di visualizzazione dati. Il racconto è stato inoltre arricchito da una narrazione spigliata e originale, e allo stesso tempo in grado di evidenziare le proposte migliorative del team”.

Ma anche i due gradini restanti del podio parlano di partecipazione attiva da parte degli studenti del Sud: si è classificato secondo il team Freedam del Liceo scientifico “Zaleuco” di Locri (RC), che ha monitorato il progetto “Acquedotti delle dighe del Metramo e del Lordo a servizio della fascia costiera ionica e tirrenica della provincia di Reggio Calabria. Opere adduzione schema Siderno e Locri”. Il team, secondo la giuria, “si è distinto per un forte senso critico nella raccolta delle informazioni, nell’animazione del territorio, delle istituzioni e dei soggetti coinvolti nel progetto. L’analisi di contesto e il report di monitoraggio civico restituiscono un lavoro accurato in ogni sua parte, al quale si aggiunge la capacità di comunicare e di ricostruire in maniera efficace lo stato di avanzamento di un progetto assai complesso”. Oltre al riconoscimento formale, gli studenti del team Freedam si sono aggiudicati un premio speciale: una visita guidata al Senato della Repubblica, con la possibilità di assistere a una seduta dell’Assemblea.

Al terzo posto, infine, sono arrivati gli studenti del team Lost flight dell’Istituto tecnico “Mario Ciliberto” di Crotone, “controllori” del progetto di “Adeguamento normativo, riassetto funzionale e distributivo della aerostazione passeggeri” dell’Aeroporto Sant’Anna di Crotone. Il team, secondo la giuria, “si è distinto per la capacità di raccontare in maniera efficace e d’impatto tutti i passaggi amministrativi correlati al progetto analizzato, che ha riguardato l’aeroporto di Crotone. Il monitoraggio è stato inoltre supportato da una grande capacità di sintesi e analisi dei documenti amministrativi, di difficile reperimento”.

 

“A Scuola di Open Coesione” dimostra che le “competenze di cittadinanza” non sono solo parole, e che le idee innovative per far passare davvero questi concetti non mancano: basterebbe, forse, iniziare a renderle accessibili a più studenti, trasformarle da percorsi sperimentali riservati a pochi in corsi curriculari a tutti gli effetti.

 

 

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