• martedì , 16 Luglio 2024

“Terra, solchi di verità e giustizia”: il 21 marzo a Foggia per ribadire il NO alle mafie

Foggia sarà la “piazza principale”, ma sono previste manifestazioni in tutta Italia e all’estero

Tutti insieme, nel primo giorno di primavera, per dire no alle mafie e ricordare chi ha sacrificato la propria vita in nome della legalità: il 21 marzo è la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, promossa da Libera, Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, per il 23esimo anno.

Fulcro delle manifestazioni sarà Foggia, città pugliese piegata, insieme alla sua provincia, dalla cultura mafiosa: “Dall’inizio del 2017 – evidenzia Libera – sono 17 le persone morte ammazzate, cui si aggiungono due casi di “lupara bianca”, su una popolazione di 620 mila abitanti. Un dato tanto impressionante quanto ignoto”.

Il nemico da sconfiggere è sì la mafia in sé, ma ancor più la mentalità che a quella mafia fa da concime e riparo: “La manifestazione del prossimo 21 marzo è un modo per rompere in modo definitivo con questa logica muta, per riscattarsi dal fallimento culturale che non assolve nessuno, ma che coinvolge tutti. C’è da ricucire un nuovo tessuto sociale che abbia una fibra resistente”, sostengono ancora gli organizzatori.

E allora via a manifestazioni di piazza, seminari, approfondimenti tematici, momenti d’incontro tra la società civile e chi (forze dell’ordine e magistrati, giornalisti e associazioni) tutti i giorni è in prima linea a presidio del territorio. Tra questi, il seminario “Foggia e la Puglia, periferie dell’informazione. La narrazione delle mafie, la memoria delle vittime”: un incontro per riflettere sul ruolo dell’informazione come megafono della coscienza civile, durante il quale interverrà la direttrice editoriale di Scuola e Amministrazione, Marilù Mastrogiovanni, oggetto di intimidazioni mafiose per le inchieste condotte e pubblicate sul suo giornale, Il Tacco d’Italia.

Al seminario, moderato da Lorenzo Frigerio (Libera Informazione) parteciperanno anche Giuseppe Volpe (Procuratore della Repubblica di Bari), Beppe Giulietti (presidente Federazione Nazionale Stampa Italiana), Paolo Borrometi (Articolo 21), Daniela Marcone (Libera), e Christian Caliandro (Accademia Belle Arti di Foggia).

Foggia sarà il quartier generale di tutte le iniziative, ma momenti di riflessione sono stati organizzati in tutta Italia, oltre che in alcune città del resto d’Europa e persino in America Latina.

// Insegnare ad essere cittadini “Perché il nome di mio figlio non lo dicono mai? È morto come gli altri”: la domanda di Carmela, mamma di Antonino Montinaro, caposcorta del giudice Falcone, a don Luigi Ciotti, è stata la scintilla che nel 1993 ha innescato l’idea della Giornata della memoria e dell’impegno. Il 21 marzo è una data simbolica: primo giorno di primavera, giorno di “risveglio” per la natura e per la coscienza di chi finora ha preferito tacere per evitare rischi.

Ma i valori promossi da Libera non si esauriscono in una giornata, e sta anche agli educatori far passare questo messaggio: la cultura mafiosa, l’omertà, si combatte ogni giorno. Per questo Libera (sostenuta dal MIUR, che ha anche diramato una circolare per invitare le scuole a unirsi alla manifestazione di mercoledì prossimo) ha promosso nelle scorse settimane un percorso laboratoriale di avvicinamento al 21 marzo, suggerendo anche alcune linee guida per attuarlo. Quattro i temi di riflessione suggeriti: Diritti e dignità delle persone, Mafie, Ambiente, Memoria.

Temi senza scadenza, come quelli dei “100 passi verso il 21 marzo”: un ciclo di seminari dedicati a studentesse e studenti, organizzato da Libera e Università di Foggia per promuovere l’“antimafia sociale”; ad uno di questi seminari, lo scorso 7 marzo, ha preso parte lo stesso don Ciotti.

Che sia nelle aule universitarie o tra i banchi di scuola, o per strada, l’importante è far passare i messaggi di legalità: insegnare ai ragazzi che la mafia si può e si deve sconfiggere, che chi denuncia non è un infame ma un cittadino libero, che il rispetto non si deve portare verso gli “uomini d’onore”, ma verso Antonino Montinaro, Giorgio Verdura, Emanuele Notarbartolo, e tutte le altre vittime innocenti di mafia.

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