• martedì , 16 Luglio 2024

Le tecnologie digitali a scuola, tra missionari e catastrofisti

di Antonio Santoro

 

scuola digitaleTra le priorità politiche del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, per l’anno 2017, appare certamente di rilievo non secondario l’impegno di “Proseguire nell’attuazione del processo di innovazione tecnologica del sistema nazionale di istruzione, in coerenza con i principi del Piano Nazionale per la Scuola Digitale, nell’ambito dello sviluppo delle infrastrutture materiali e immateriali, della metodologia didattica, delle competenze e della gestione amministrativa delle istituzioni scolastiche”.

Si tratta di un’<area di intervento> – già in vario modo presente, e dunque annunciata, nel documento su La buona scuola del settembre 2014 e nella legge 107/2015 – che interroga e chiama in causa, soprattutto ma non solo, i dirigenti e gli insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado. Per diverse, importanti ragioni:

–   perché torna a sollecitare un’adeguata riconsiderazione delle prospettive di alfabetizzazione culturale, al fine di promuovere e favorire, anche, lo “sviluppo delle competenze digitali degli studenti, con particolare riguardo al pensiero computazionale, all’utilizzo critico e consapevole dei social network e dei media nonché alla produzione e ai legami con il mondo del lavoro” (L. 13 luglio 2015, n. 107, art. 1, c. 7, lett.h);

–   quindi, perché evidenzia – come ha opportunamente scritto Michele Pellerey – sia la necessità di “Integrare il quadro delle finalità educative e formative con l’esigenza di sviluppo delle competenze digitali”, sia quella di “Integrare nella progettazione didattica, nella realizzazione delle lezioni e nella valutazione degli apprendimenti disciplinari l’utilizzo delle tecnologie digitali mobili(M. Pellerey, La diffusione delle tecnologie digitali a scuola sollecita una rivisitazione della didattica come scienza progettuale, Orientamenti Pedagogici, n. 1/2016, pp. 62 e 65);

–   perché, conseguentemente, mostra l’urgenza di impegni specifici sui versanti della ricerca e dell’innovazione metodologico-didattica;

–   infine, perché non può non influenzare e non orientare, per quanto detto in precedenza, la progettazione e i percorsi attuativi delle iniziative di formazione in servizio nella scuola.

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