Il quesito riguarda le modalità di trasferimento da un liceo ad un altro con diverso indirizzo.
Autore del quesito è il genitore di uno studente che intende cambiar indirizzo di studi. Dopo aver frequentato la 1^ classe di liceo scientifico delle scienze applicate, lo studente vorrebbe iscriversi alla 2^ classe di liceo classico.
Vi sono pochi periodi dell’anno scolastico che possono presentare tanta vivacità di relazioni di lavoro per il Dirigente scolastico, e per lo stesso ufficio di segreteria, quanta ne offrono le prime settimane di settembre.
Quando ormai stanno per chiudere gli ombrelloni degli stabilimenti balneari e le stazioni delle filovie di montagna, si risvegliano gli interessi parentali degli studenti che hanno obblighi di recupero di debiti scolastici, e, insieme, quelli degli alunni ai quali la svagatezza indotta dalle ferie estive non ha permesso di sciogliere residui dubbi sui percorsi della loro carriera scolastica.
Fra questi ultimi rientra il figlio dell’autore del quesito, un attento genitore, il quale, alle ore 13.00 di venerdì, 9 settembre 2016, si è presentato presso la segreteria dell’ unico liceo classico paritario della sua città di residenza, per chiedere se il Preside potesse concedere al timido figlioletto che lo accompagnava, la possibilità d’essere ammesso a frequentare la II classe liceale.
La singolarità del quesito sta nel fatto che il giovanetto aveva fra le mani una pagella, rilasciata dall’Istituto Tecnico Industriale della stessa città, nel quale lo studente aveva frequentato nell’anno scolastico appena concluso, e con sufficiente profitto, la 1^ classe del corso di liceo scientifico delle scienze applicate.
Qualche lettore troverà un po’ strano che in un istituto dell’ordine tecnico sia stato autorizzato dall’Amministrazione regionale un corso di liceo scientifico, tenendo conto che l’ordinamento dei licei è stato disciplinato il 15 marzo 2010 da un regolamento ben diverso da quello che contiene le linee-guida per il funzionamento degli istituti tecnici. Nulla di strano ci sarebbe stato se nella città alla quale ci si riferisce non esistessero licei, ma soltanto istituti tecnici. Ma la realtà era diversa, perché nella città in cui risiede il genitore che ha espresso il quesito vi sono ben cinque licei: due classici, due scientifici ed un quinto delle scienze umane; un fondamentale principio di coerenza logica avrebbe suggerito di istituire in uno dei due licei scientifici l’indirizzo delle scienze applicate. Ma la realpolitik consente anche delle poco innocenti licenze.
Un’altra singolarità del quesito è rappresentata dalla circostanza che il redattore di questa risposta e la persona del preside del liceo, davanti al quale si è presentato l’autore del quesito ed il figlio giovanetto.
Ispirava molta tenerezza al preside lo sguardo, tra lo smarrito ed il candidamente fiducioso, del giovanetto; era uno sguardo che sembrava implorare il preside del liceo classico paritario di dargli una risposta ben diversa da quella che lo stesso studentino aveva ottenuto il giorno precedente da un altro preside. Infatti, il giorno precedente, avevano chiesto di poter frequentare la seconda classe liceal classica al rigoroso dirigente scolastico del più rinomato liceo classico statale della stessa cittadina, il quale, ossequioso come è bene che siano tutti i funzionari dello Stato, aveva risposto che l’ordinamento scolastico non concede allo studente di cambiare ordine scolastico, se prima non abbia superato i necessari esami integrativi.
La decisa risposta negativa del dirigente scolastico statale non aveva troncato ogni speranza del genitore di poter trovare il modo perché si venisse incontro alla propensione, espressa dal figlio, a cambiare indirizzo scolastico. All’accigliato padre, infatti, la pretesa del figlio, di cambiare indirizzo di studi, non sembrava affatto pretestuosa, perché nel corso dell’anno scolastico precedente quel genitore aveva avvertito che, man mano che si impegnava nel corso di studio del liceo scientifico delle scienze applicate, il figliolo manifestava un progressivo affievolimento di interesse per le discipline matematico-scientifiche ed una diversa, crescente propensione per la cultura letteraria.
Non si può escludere che quella progressiva caduta d’interesse per lo studio della matematica e delle scienze possa essere stata indotta dalla predilezione che il giovanetto sembrava avesse sempre dimostrato per le modalità di apprendimento che impegnano la serena acquisizione mnemonica, piuttosto che la comprensione delle rigorose argomentazioni deduttive.
Gli insegnanti delle prime classi degli istituti del secondo ciclo del sistema dell’istruzione sanno molto bene che, se non si hanno buone capacità personali di concentrazione su un determinato argomento, ben difficilmente si potranno ottenere accettabili risultati nell’apprendimento delle discipline logico-matematiche e scientifiche.
Lo sapevano bene anche i consiglieri dell’ex Ministro dell’Istruzione, Luigi Berlinguer, i quali, già nel 1999, suggerirono al canutissimo Ministro di concedere una via di salvezza ai giovani diplomati dalla scuola media, i quali, al pari del giovanetto cui si riferisce il quesito, nel corso del primo anno degli studi superiori, si avvedano di avere scelto un ordine scolastico non del tutto confacente alle loro inclinazioni. Risale a quel tempo l’intuizione delle famose, o forse dimenticate, passerelle, i poco fortunati, ma molto originali percorsi di riallineamento degli studenti desiderosi di cambiamento, che trovarono anche una specifica codificazione normativa in un decreto ministeriale del lontano 9 agosto 1999.
Mai intuizione si rivelò più didatticamente felice di quella che ha generato le passerelle, grazie alle quali gli studenti del primo anno degli istituti superiori sarebbero stati ammessi ad integrare il curriculum della prima classe frequentata di malavoglia con dei moduli didattici peculiari. In tal modo quegli studenti, insoddisfatti della scelta fatta ancor prima di aver conseguito il diploma di licenza media, avrebbero potuto concludere l’anno scolastico nella medesima scuola originariamente scelta, escludendo le materie che non risultassero comprese nel piano di studi del nuovo istituto desiderato ed includendovi le materie presenti nello stesso piano di studi del nuovo istituto. Nel giugno del primo anno scolastico, sarebbero stati regolarmente scrutinati insieme con i compagni di classe, per frequentare, in caso di esito positivo, la seconda classe dell’indirizzo di studi più gradito.
Ma non sempre alle buone intenzioni può far seguito la loro realizzazione pratica. Nel febbraio del 2003, la svettante Ministra Moratti non esitò a cancellare, fra le altre, la legge Berlinguer n. 9 del 20 gennaio 1999, dalla quale erano state tratte le passerelle; sicché, la caduta della legge-madre travolse anche il decreto che aveva generato le passerelle.
Non tutto, però, era perduto, perché un effetto indiretto delle passerelle è stato trasposto nell’ultima ordinanza sugli scrutini e sugli esami, che risale al 21 maggio del 2001 (ha il numero 90), con la quale agli studenti del primo anno degli istituti secondari superiori, che per correggere una scelta rivelatasi non giusta, desiderino cambiar corso di studi nell’anno scolastico successivo a quello frequentato, venne eliminato l’impegno dei formali esami integrativi che, invece, restano per gli studenti delle classi successive alla prima, che intendano cambiar ordine di studi. La sopra ricordata ordinanza ha disposto che, al termine del primo anno, questi giovanetti non debbono sostenere le classiche prove integrative, ovviamente, se avranno conseguito la promozione alla classe seconda dell’originario ed indesiderato loro corso di studi. L’iscrizione alla seconda classe dell’istituto più desiderato avverrà sotto l’unica condizione che quei giovanetti partecipino, con esito positivo, ad un semplice colloquio presso la scuola ricevente, per accertare gli eventuali debiti formativi, da colmarsi mediante specifici interventi da realizzarsi all’inizio dell’anno scolastico successivo.
Dalla vivacità degli occhi del genitore dello studente, oltre che da quella non meno espressiva dello stesso giovanetto che nell’anno scolastico 2016/17 aveva un po’ sofferto nel frequentare, presso l’Istituto Tecnico Industriale, il primo anno del corso di liceo scientifico delle scienze applicate, si capiva bene che le sopra riportate argomentazioni del preside del liceo classico avevano dischiuso un orizzonte di potenziale serenità.
Lo dimostra la decisione immediatamente assunta dai due interlocutori del preside, di affrettarsi per raggiungere la vicinissima segreteria del liceo classico, dove avrebbero perfezionato la domanda di iscrizione alla frequenza della II classe di liceo classico.
Subito dopo l’iscrizione, il giovane avrebbe partecipato al previsto colloquio con il Consiglio della sua nuova classe, i cui professori si sarebbero limitati ad accertate che, a conclusione della I classe, frequentata presso l’Istituto Tecnico Industriale, il giovanetto avesse raggiunto un livello di preparazione in latino che lo avrebbe allineato a quello conseguito dai nuovi suoi compagni di classe.
Non sarebbe stato facile, poi, che lo studente, nel corso del colloquio, dimostrasse d’aver raggiunto un analogo buon livello in greco, dal momento che tale impegnativa disciplina era da presumere che gli fosse completamente ignota.
Ma il problema non sarebbe stato irresolubile perché, come si è affermato precedentemente, l’ordinanza citata autorizza il Consiglio di classe ad ammettere lo studente alla classe richiesta anche nel caso in cui i professori ritengano possibile cheegli recuperi le competenze richieste, nel caso specifico, in greco, partecipando ad interventi didattici integrativi, che si possono realizzare nella nuova scuola sin dall’inizio del nuovo anno scolastico.
Arbitro del destino del giovane resta, dunque, il Consiglio di classe del nuovo istituto; nel nostro caso, il Consiglio della seconda classe del liceo classico paritario.