a cura di Enrica Bienna
(già docente di lettere nella scuola secondaria di II grado)
La donna che scriveva racconti
– Lucia Berlin, Bollati Boringhieri, 2016
Per chi ama le buone letture, imbattersi in una novità letteraria di qualità è un piacere che si desidera condividere subito con la propria piccola o grande cerchia di amici lettori, e in queste occasioni il passaparola funziona meglio di tante autorevoli recensioni.
Così, terminato di leggere “La donna che scriveva racconti,” di Lucia Berlin, e ancora in preda alle risonanze emotive suscitate dalle sue pagine, scelgo questo bel testo di racconti per proporre agli insegnanti una lettura che esula dai temi e dagli interessi strettamente professionali. Ma d’altronde, la letteratura che apre nuovi mondi, che ridefinisce la dimensione umana ed esistenziale, che arricchisce sentimentalmente e culturalmente, non è parte consistente della formazione di tutti, a cominciare da quella dei docenti?
Cominciamo con il parlare di questa autrice americana ─ in pochissimo tempo diventata cult in America dopo la recente riscoperta postuma della sua opera ─, che ha tratto materia per la sua scrittura dalle tante esperienze , dai tanti luoghi, dagli incontri anche casuali della sua vita complicata e senza radici. Figlia di madre alcolista, alcolista lei stessa per un certo periodo, madre di quattro figli, è stata donna delle pulizie, infermiera al pronto soccorso, centralinista, insegnante e infine docente universitaria di scrittura creativa. Nella sua vita nomade, si è spostata dalle cittadine minerarie dell’Alaska in Cile, e poi in Messico, Arizona, New York City, divenuti tutti scenari delle sue storie.
In quarantaquattro racconti , scritti i tra gli anni Sessanta e Ottanta, la scrittrice ritrae frammenti di vita, frame che, come i pezzi di un puzzle, sembrano comporre la sua biografia, ma contemporaneamente ritraggono la vita della provincia americana del tempo.
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