• domenica , 22 Dicembre 2024

Per la qualità della formazione in servizio

di Antonio Santoro

Le indicazioni e gli orientamenti ministeriali del 7 gennaio scorso, “per la definizione del piano triennale per la formazione (in servizio) del personale”, dapprima annunciano che “Sono in fase di predisposizione alcune linee di azione nazionale, mirate a coinvolgere un numero ampio di docenti nei seguenti temi strategici:

– le competenze digitali e per l’innovazione didattica e metodologica;
– le competenze linguistiche;
– l’alternanza scuola-lavoro e l’imprenditorialità;
– l’inclusione, la disabilità, l’integrazione, le competenze di cittadinanza globale;
– il potenziamento delle competenze di base, con particolare riferimento alla lettura e comprensione, alle competenze logico-argomentative degli studenti e alle competenze matematiche;
– la valutazione”;

ed evidenziano poi la necessità di rivolgere le azioni formative del piano pluriennale dell’istituzione scolastica, “anche in forme differenziate, a:

– docenti neo-assunti (con impegno a far “crescere” l’attenzione ai processi interni di accoglienza e prima professionalizzazione);
– gruppi di miglioramento (impegnati nelle azioni conseguenti al RAV e al PdM);
– docenti impegnati nello sviluppo dei processi di digitalizzazione e innovazione metodologica (nel quadro delle azioni definite nel PNSD);
– consigli di classe, team docenti, personale comunque coinvolto nei processi di inclusione e integrazione;
– insegnanti impegnati in innovazioni curricolari ed organizzative, prefigurate dall’istituto anche relativamente alle innovazioni introdotte dalla legge 107/2015;
– figure sensibili impegnate ai vari livelli di responsabilità sui temi della sicurezza, prevenzione, primo soccorso, ecc., anche per far fronte agli obblighi di formazione di cui al D.lgs. 81/2008”.

Sottolinea inoltre, la citata nota ministeriale, l’indispensabilità del ricorso al “repertorio di metodologie innovative” messe a disposizione dalle “migliori esperienze formative, da conoscere e da valorizzare”, al fine di impegnare i docenti “in percorsi significativi di sviluppo e ricerca professionale, che li veda soggetti attivi dei processi”.




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