di Antonio Errico
In una conferenza sugli esuli tenuta a Vienna nel dicembre del 1987, il Nobel Josif Brodski disse che la letteratura “è un dizionario, un compendio di significati per questo o quel destino umano, per questa o quella esperienza. E’ un dizionario della lingua nella quale la vita parla all’uomo. La sua funzione è quella di salvare il prossimo uomo, un nuovo venuto, dal pericolo di cadere in una vecchia trappola, o di aiutarlo a capire, se mai dovesse cadere comunque in quella trappola, che è stato colpito da una tautologia. Così sarà meno allarmato – sarà in qualche modo più libero”. ( Josif Brodskij, Dall’esilio, Milano, Adelphi, 1988, p. 33)
Interrogarsi sul senso dell’insegnamento della letteratura significa, dunque, interrogarsi sul senso dell’insegnamento in generale, sui suoi orizzonti, sulle sue funzioni, sulle necessità (forse anche le urgenze), sulle finalità e gli obiettivi, i concetti di sfondo e di fondo; significa capire se l’insegnare abbia in modo connaturato o debba stabilire in modo pedagogicamente elaborato una relazione con i destini umani – individuali e collettivi – , con le esperienze del sapere maturate nel tempo e nello spazio.
Ancora: significa capire se insegnare comporta – implicitamente – l’assunzione dell’impegno di salvare colui che verrà dalla trappola della tautologia.
Dice Tzvetan Todorov che la letteratura non nasce nel vuoto, “ ma all’interno di un insieme di discorsi vivi , di cui condivide numerosi aspetti”. (Tzvetan Todorov, La letteratura in pericolo, Garzanti, Milano, 2008, p. 15)
La sua relazione con la realtà, con la vita, con le forme del mondo, le rappresentazioni del tempo, con i dolori e gli stupori degli uomini, con le loro ragioni e le loro passioni, è una condizione strutturale, peculiare, fondante. Senza questo archivio sconfinato di fenomeni e di storie, la sua esistenza non sarebbe possibile e, se fosse possibile, non avrebbe alcun senso.
Tra la vita e la letteratura il rapporto è sostanziale; l’una e l’altra si scambiano e contemperano orizzonti e funzioni.
Todorov diceva ancora: “ Più densa, più eloquente della vita quotidiana ma non radicalmente diversa, la letteratura amplia il nostro universo, ci stimola a immaginare altri modi di concepirlo e di organizzarlo. Siamo fatti di ciò che ci donano gli altri: in primo luogo i nostri genitori e poi quelli che ci stanno accanto; la letteratura apre all’infinito questa possibilità di interazione con gli altri e ci arricchisce, perciò, infinitamente. Ci procura sensazioni insostituibili, tali per cui il mondo reale diventa più ricco di significato e più bello. Al di là dell’essere un semplice piacere, una distrazione riservata alle persone colte, la letteratura permette a ciascuno di rispondere meglio alla propria vocazione di essere umano” (pp. 16-17).
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