sui processi formativi italiani
a cura di Antonio Santoro
A pochi giorni dalla pubblicazione del Rapporto del Governo Renzi per “una Buona Scuola”, rilevavo in un contributo per la rivista (A. Santoro, Intendimenti e proposte del Governo Renzi per “una buona scuola”, Scuola & Amministrazione, n. 9, settembre 2014, pp. 6-8) l’esplicitazione, nel documento governativo, dell’urgenza di “un’offerta significativa ed efficace, agli studenti della scuola secondaria di secondo grado, di esperienze di alternanza scuola-lavoro”; ed evidenziavo inoltre, in sede di prima valutazione delle proposte e delle prospettive di intervento a favore del nostro sistema educativo, “la necessità di una maggiore considerazione del ruolo formativo della scuola dell’infanzia e in ispecie della ripresa dell’istanza, non nuova, della generalizzazione di questo segmento scolastico”.
Oggi ritrovo l’urgenza e la necessità innanzi richiamate nel “48° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2014”, il quale, dopo aver ricordato inizialmente, nel capitolo sui “Processi formativi”, che “Già nel 2002 l’Unione europea ha riconosciuto la strategicità dell’ampliamento dei servizi prescolari per lo sviluppo socio-economico”, annota che anche la scuola dell’infanzia “non è esente da criticità” per il fatto che il 10,1% dei dirigenti scolastici interpellati non è “riuscito in ogni caso (nell’a.s. 2013-2014) a rispondere alla domanda (di frequenza) espressa dal territorio di riferimento, valore che sale al 16,2% nelle regioni del Nord-Ovest”, e perché ancora nell’anno scolastico in corso è stato necessario predisporre delle “liste d’attesa” nel 41,0% delle scuole dell’infanzia.
PER CONTINUARE A LEGGERE QUESTO ARTICOLO DEVI ESSERE ABBONATO! Clicca qui per sottoscrivere l’abbonamento