di Antonio Errico
Certe volte si ha l’impressione che il tempo si riavvolga, che la Storia ritorni su se stessa, che si ripeta come un incubo, che sul suo palcoscenico si replichi lo stesso dramma all’infinito, che quello che accade sia già accaduto. Certe volte, leggendo rapporti, analisi, resoconti, si fa fatica a credere che si riferiscano a questi anni, a questi giorni, e quando poi ci si convince che invece è proprio vero, che si parla di questo tempo e non di un passato che si credeva – si sperava- non dovesse ripresentarsi mai più, allora si resta sbalorditi. Sbalordiscono i dati del rapporto “La lampada di Aladino” di Save the Children sulla povertà educativa: in particolare sconcertano quelli riferiti al Sud. Allora uno si domanda che cosa significhi povertà educativa e se la povertà senza aggettivi non sia già sufficiente per arrecare un’offesa all’umano. Questo si domanda e, quando poi trova una risposta, scopre il significato antico della povertà che genera povertà, e cresce, dilaga, contagia, e più dilaga e più è difficile da arginare, più contagia e più è difficile da curare. Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia, spiega che “la povertà educativa è la privazione per un bambino e un adolescente della possibilità di apprendere, di sperimentare le proprie capacità, di sviluppare e far fiorire liberamente i propri talenti e aspirazioni. E’ una deprivazione che spesso si salda con quella economica e che può compromettere pesantemente non solo il presente ma anche il futuro di un bambino, a rischio di ritrovarsi, una volta adulto, ai margini della società e del mondo del lavoro”.
Povertà educativa significa pochi asili e poche scuole a tempo pieno, pochi libri, poco sport, poca arte, molta, troppa dispersione scolastica. Significa poco di quello che dovrebbe essere molto e molto di quello che dovrebbe essere poco o niente.
Si tratta di un fenomeno che attraversa tutto il Paese ma che al Sud si manifesta con le caratteristiche di un’emergenza. Alla povertà economica si aggiunge quella educativa, creando un vortice che trascina, risucchia, non dà scampo. Secondo il rapporto, le regioni con un livello più alto di povertà educativa sono Campania, Calabria, Puglia e Sicilia.
Dunque, è ancora una volta sul Sud che si abbattono gli effetti di ogni sorta di crisi, piegandolo e mortificando le generazioni che stanno venendo come hanno mortificato quelle venute prima. E’ per questo che la Storia certe volte prende la fisionomia di uno spettro.
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