• domenica , 24 Novembre 2024

Non c’è buona scuola senza qualità professionale dei docenti

di Rita Bortone

Documenti nuovi, critiche vecchie

Appena poche ore dopo la pubblicazione del documento La buona scuola, una velocissima lettrice aveva subito postato su Facebook una critica liquidatoria del documento, ravvisandovi la presenza di promesse non mantenibili, di soluzioni solo apparentemente innovative, di rischi di derive aziendalistiche e via di seguito.

Due giorni dopo Gramellini, nella sua quotidiana e seguitissima rubrica su La Stampa, commentando l’idea di merito espressa dal documento, ricordava che in Italia si è parlato molte volte di merito ma, per connaturate caratteristiche degli italiani, mai alle parole sono seguite azioni concrete, e ironizzava sul fatto che solo un miracolo potrebbe rendere operativo, nella scuola di questo Paese, un discorso di avanzamento di carriera per riconoscimento, appunto, del merito.

Alla lettrice veloce ho risposto su Fb dissentendo dalle critiche ideologicamente caratterizzate ed emotivamente formulate. A Gramellini, che mi è simpatico, dico invece che ha ragione a temere (anch’io temo, tanto per intenderci!), ma che forse non è utile al miglioramento della scuola ironizzare e dare per scontato che non sia possibile ciò che a noi appare, per cause molteplici, difficile oggi.

Anche io dunque ho letto il documento e avverto già il bisogno di rileggerlo per poter formulare opinioni ragionate sui numerosi punti proposti. Devo dire che il fatto che questo documento esista mi piace, e mi piace anche il fatto che nei prossimi mesi si potrà discutere delle visioni e delle proposte in esso contenute.

Certo, mi piacerebbe che questa discussione avvenisse sulla base di dati, di consapevolezze, di ragionamenti sui problemi avvertiti, sulle visioni espresse, sulle ipotesi risolutive proposte, e non già sul gradimento/non gradimento, o fiducia/sfiducia che ciascuno di noi ripone in questo governo e in chi ne è a capo.

Mi sembra comunque corretto e utile separare gli ambiti di possibile discussione: da un lato c’è da discutere sull’idea di scuola e di lavoro delineata, sui problemi individuati, sulle ipotesi di soluzione avanzate, sugli orizzonti culturali indicati, e questo è l’ambito che interessa, oltre che ai cittadini tutti, al mondo della scuola in particolare. Dall’altro si può discutere su come i principi e le ipotesi proposte possano essere interpretati (o distorti) dalle figure (docenti e dirigenti) attualmente operanti nella scuola. E anche questo è un ambito di discussione che ci interessa moltissimo. Meno ci interessa discutere su come siano costruite le condizioni di fattibilità della proposta, sulla presunta falsità delle promesse, sulla bravura o meno del ministro, insomma su cose che ci riguardano come cittadini, ma che non rispondono alla fondamentale domanda su quale scuola vogliamo nei prossimi decenni, né attengono alla rilevantissima questione del come uscire dalla grave situazione di inefficacia in cui la scuola pubblica italiana è stata messa dalle scelte politiche degli ultimi decenni.

Qui mi limito ad illustrare solo i miei primi pensieri “a caldo” e qualche riflessioncella sui temi legati alla professionalità docente.

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