a cura di Enrica Bienna
Marino Sinibaldi, Un millimetro in là. Intervista sulla cultura a cura di Giorgio Zanchini. Editori Laterza Bari 2014, pagine 144, € 12,00, formato ebook € 7,99.
Condurre una riflessione sulla cultura e sulle funzioni della cultura al tempo di Internet è l’intento dell’intervista fatta dal giornalista Giorgio Zanchini a Marino Sinibaldi, direttore di Radio 3, voce conosciuta della fortunata trasmissione sui libri Fahrenheit, e mediatore culturale di indiscussa autorevolezza.
Non c’è da aspettarsi nel libro valutazioni e definizioni risolutorie sui tanti temi dettati dal contesto contemporaneo, dominato dall’ecosferamediatico, ma un ragionare continuo sulla complessità e la contraddittorietà dei termini dei problemi, della difficoltà di trovare e indicare soluzioni univoche, un richiamarsi continuo ad esempi, a fatti anche personali, a libri.
La sua condizione, l’autore afferma, è quella di un immigrato digitale, che ha la fortuna di possedere uno sguardo doppio, di chi vive tra due territori, parla due lingue, ha conosciuto tempi diversi e che dalla sua storia culturale personale trae categorie interpretative ancora utilizzabili e ridefinibili per guardare al presente, senza nostalgie e catastrofismi. Una storia che ha attraversato le rivoluzioni culturali e politiche dal ‘68 in poi, e non è un caso che le prime delle tante citazioni presenti nel testo risalgano a don Milani (Tentiamo invece di educare i ragazzi a più ambizione. Diventare sovrani! Altro che medico o ingegnere), a Chiaromonte (dalla caverna non si esce in massa, ma solo uno per uno, aiutandosi l’un l’altro), a Rodari (tutti gli usi della lingua a tutti). Partono da qui le radici della sua concezione della cultura come di una sfera strettamente legata alla politica, come strumento indispensabile di autonomia, libertà e uguaglianza, e la consapevolezza della problematicità dell’accesso democratico ad essa; e ancora il valore della lettura come appropriazione della realtà. Ma, su tutto, si fonda sulla personale esperienza degli anni ‘70 la convinzione che anche se di poco, anche se di un millimetro, si può spostare il baricentro del mondo.
Con questo orizzonte di pensiero, con questo bagaglio concettuale l’autore indaga i territori del presente, riconosce quindi alla rete le possibilità di contribuire alla democratizzazione della cultura, al suo allargamento, alla nascita di nuove forme di produzione ed espressione, di offrire spazi ad ognuno per una individuale formazione culturale.
Le domande sono tante: come sfidare la velocità e coniugarla con la qualità, in sostanza come fare cultura oggi a partire dalle qualità, dalle potenzialità e dai rischi delle nuove forme di comunicazione, perché di un allargamento culturale ma anche di una nuova e diversa qualità culturale c’è in Italia estremo bisogno.
Avremo bisogno di users esigenti, ricchi di domande e produttivi. Occorrerà un impegno a formare un nuovo pubblico della cultura, più attento e riflessivo: crearlo, allargarlo, arricchirlo, renderlo più attento ed esigente. Occorrerà per questo attrezzarsi, occorrerà avere un pensiero il più lungo e il più largo possibile. Lungo nel tempo, verso il futuro, e largo nello spazio, nell’apertura alle differenze e alle alterità.
Ma uno nodo appare particolarmente importante da affrontare per il suo peso culturale e politico: il libero accesso di tutti a tutto, senza mediazioni, sembra segnare la fine delle agenzie e delle forme sociali di mediazione, media inclusi. Per la cultura, la chance e il rischio sono enormi. Siamo chiamati alle nostre responsabilità, come cittadini e mediatori culturali.
Sinibaldi non offre ricette, ma in definitiva conserva il suo iniziale atteggiamento di apertura e possibilismo verso il progresso: Che male c’è a pensare che si possano cambiare o riformare i modi di essere e di guardare il futuro? Il progresso nasce sempre dal tentativo di modificare il corso delle cose e dunque il legno storto di cui siamo fatti. E’ un orizzonte cui una cultura che ha minimamente a cuore non solo il proprio decoro ma il destino di tutti non può rinunciare”.
Una nota: non solo il testo può offrirci notevoli stimoli a riflettere, ma anche la vasta elencazione delle opere citate è di per sè di orientamento nell’orizzonte dei temi della contemporaneità.