• domenica , 22 Dicembre 2024

L’esercizio della professione docente in Italia

di  Antonio Santoro

          

Sono stati pubblicati nei giorni scorsi i risultati dell’ultima indagine TALIS (acronimo inglese per Teaching and Learning International Survey), che ha analizzato soprattutto, ma non esclusivamente, le condizioni di lavoro e, in particolare, di insegnamento dei docenti di scuola secondaria di primo grado.

Il Rapporto TALIS 2013 precisa che l’indagine in questione ha coinvolto 34 Paesi – non tutti di area OCSE – ed ha interessato, in Italia, 3.337 insegnanti e 194 dirigenti scolastici, sempre di scuola secondaria inferiore.

Dalla Guida (ministeriale) alla lettura del Rapporto Internazionale OCSE – che di seguito si riprende, più o meno testualmente, in alcuni passaggi di rilievo ed interesse particolari – è già possibile rilevare forme e modalità di esercizio della professione docente nel nostro paese indubbiamente meritevoli di segnalazione e, quindi, di specifica considerazione e valutazione all’interno delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado.

 

Pratiche di insegnamento

 

I dati del “questionario TALIS” indicano chiaramente che “le pratiche meno utilizzate dai docenti (italiani) sono le pratiche che nella letteratura di riferimento sono concepite come pratiche attive, ovvero, pratiche didattiche che coinvolgono e motivano la partecipazione dello studente all’apprendimento. La percentuale di docenti che dichiarano di far lavorare frequentemente gli studenti in piccoli gruppi per trovare soluzioni comuni ai problemi e ai compiti assegnati ammonta al 47% per i Paesi TALIS e al 32% in Italia”.

“Più bassa è la proporzione dei docenti che dichiara di far impiegare agli studenti le TIC per i progetti o nel lavoro di classe (38% per i Paesi TALIS e 31% per l’Italia). Segue per ultima, in ordine di frequenza, la pratica di far lavorare gli studenti a progetti che richiedono almeno una settimana di lavoro, utilizzata frequentemente solo dal 28% dei docenti sia per TALIS che per l’Italia”.

“L’Italia si colloca (dunque) nell’area dei paesi in cui i docenti meno utilizzano le pratiche (didattiche) attive”. Tuttavia, “nell’interpretare questo dato, va anche considerato che in Italia la presenza delle TIC nelle scuole e/o classi non raggiunge i livelli ragguardevoli di altri paesi”.

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