• domenica , 24 Novembre 2024

Formazione delle classi terminali

di Fabio Scrimitore

Il quesito, rivoltoci da uno studente, riguarda  l’applicazione del criterio della continuità didattica nella formazione delle classi terminali.      

L’autore del quesito teme che l’anno venturo la sua classe verrà ristrutturata completamente, facendo correre a lui e agli altri compagni il rischio di perdere i benefici della continuità didattica.

La paura dello studente nasce dalla constatazione che quest’anno scolastico 2013/14, nel suo liceo classico vi sono soltanto due seconde classi, una delle quali, la sezione A, non potrebbe conservare per il 2014/15 la sua attuale composizione, perché è frequentata da un numero di studentesse (la classe è formata da sole donne) molto ridotto, rispetto a quel che richiedono le disposizioni che fissano il numero minimo di alunni per classe.

Qualche voce, sussurrata discretamente a scuola, avrà suggerito a coloro che stanno preparando gli organici delle cattedre per il 2014/15 di proporre all’Ufficio Scolastico Regionale che si realizzi una sorta di trasmigrazione di un gruppo di studenti dall’attuale corso B al corso A.

In tal modo non si avrebbero difficoltà di organico per il prossimo anno, perché la Circolare Ministeriale n. 34 del 1° aprile 2014 prevede che il numero delle classi  terminali (terze liceali) sia esattamente pari a quello delle corrispondenti seconde classi dell’anno precedente, ma ad una condizione: che nessuna delle classi terminali, nel 2014/15, abbia meno di 10 alunni.

La preoccupazione dell’autore del quesito appare condivisibile, almeno dal punto di vista eminentemente didattico; infatti, non sarebbe molto apprezzabile che, il prossimo settembre, si obbligasse una sia pur piccola parte degli studenti dell’attuale 2^B a lasciare i vecchi compagni di corso, soltanto allo scopo di consentire alla scuola di far sopravvivere la 3^A.

Per verificare l’accettabilità di questa opinione è sufficiente tener conto del valore che può avere il gruppo classe. In realtà, le relazioni che si stabiliscono nel corso degli anni fra gli studenti e le studentesse di una classe non sono significative soltanto  in una dimensione meramente psicologico-sociale,  ma diventano rilevantissime anche nella prospettiva della qualità degli apprendimenti. Infatti, specialmente se – come qualche volta accade – nella classe non si siano accumulati con il  tempo disagi, risentimenti o pregiudizi, la qualità dei rapporti amicali che vi si stabiliscono fra gli alunni può contribuire efficacemente a generare quelle condizioni psicologiche che possono migliorare l’atmosfera educativa e, in definitiva, il livello degli apprendimenti. Non è da pochi decenni, infatti, che le linee guida ministeriali suggeriscono ai responsabili delle scuole di ricorrere a tutte le iniziative organizzative finalizzate a render positiva l’atmosfera educativa delle classi, perché lo star bene a scuola è una sorta di pre-condizione per il buon apprendimento.

A questa argomentazione si dovrà poi aggiungere il peso del disagio che subirebbero gli studenti se venissero obbligati a trasferirsi nella classe meno numerosa, perché, molto probabilmente, dovrebbero anche sostituire i libri di  testo adottati nel precedente corso.  E’ vero che nulla impedirebbe, in questo caso, che i docenti della classe d’arrivo consentissero agli studenti trasferiti di continuare ad utilizzare i vecchi libri di testo. Si tratterebbe, comunque, di un ripiego che, probabilmente, non mancherebbe di avere qualche effetto non del tutto trascurabile sulla organizzazione della didattica.
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