• mercoledì , 14 Agosto 2024

Sono italiani e risolvono problemi. Il primato a sorpresa dei nostri studenti

(Corriere della sera 2 aprile 2014)

di Pasquale Annese

Meravigliamoci, meravigliamoci pure.

<Come, i nostri studenti? Al quarto posto nella classifica del problem solving a livello mondiale (fonte OCSE PISA 2014). Ma se non sanno leggere e far di conto?>. Questi i principali commenti, tra il meravigliato e l’ipercritico, nell’agorà di un’affollata sala docenti di un istituto superiore dell’italico Paese. Una scuola difficile, in una città difficile, in un quartiere difficile. La scuola di chi scrive.

Da dirigente scolastico, ho sempre avvertito la necessità di passeggiare per i corridoi, ascoltare, vedere, raccogliere le impressioni dei ragazzi, dei docenti, unirmi a loro. L’ascolto diventa una componente essenziale dell’agire quotidiano. E, tramite l’ascolto, capire la realtà che mi circonda, gli umori, il vissuto dei ragazzi, come loro leggono i nostri comportamenti, e come noi leggiamo i loro.

Per tanti anni mi son chiesto perché proprio coloro che hanno più difficoltà a leggere e far di conto sono quelli che, di fronte a un problema concreto, sanno comunque intravedere delle soluzioni logiche. Magari non le migliori, sintatticamente e matematicamente parlando, ma comunque intuitivamente ed empiricamente plausibili. E mi son chiesto perché la scuola, non ancora scevra da valutazioni spesso omologanti, non riconosca a questi ragazzi delle capacità che pure essi hanno, delle competenze magari ancora latenti, inespresse.

Leggo a pagina due dello stesso giornale (Corriere della sera 2 aprile 2014): disoccupazione giovanile al 42%.

<E per forza – sono sempre gli echi dalla sala docenti, ancor meglio conditi in alcuni casi di becero moralismo -, non hanno carattere, non hanno ideali, sono demotivati, come possono trovare lavoro? Eh, ai nostri tempi!>

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