• domenica , 22 Dicembre 2024

Il maestro Mario Lodi

I migliori anni della nostra scuola

di Rita Bortone

Quanti tra i giovani insegnanti d’oggi hanno mai sentito parlare di Mario Lodi? Pochi, credo, anzi pochissimi: stiamo diventando una scuola senza storia. Chi studia per i concorsi a cattedra forse (forse!) si fa un’idea delle riforme che si sono succedute, dei ministri che le hanno promulgate, dei balletti organizzativi che le hanno accompagnate, ma non ha la più pallida idea di chi ha fatto davvero la storia della scuola italiana, di chi ne ha costruito le basi pedagogiche e civili, di chi ne ha promosso i fini democratici, ricostruttivi di una società intera.

Mario Lodi è stato un maestro che ha fatto la storia della nostra scuola. Che ha creduto nella Costituzione e nella libertà, e che quindi ha amato la scuola e i bambini; un maestro che ci ha raccontato il senso e i modi di una scuola fondata sui principi e sulle pratiche della cooperazione, della integrazione, della scrittura creativa, dell’apertura
agli altri e dello scambio, dello sviluppo della ragione e del pensiero critico per lottare contro le seduzioni del mondo
e dei media. Ci ha raccontato una scuola che, allora, non nasceva da indirizzi ministeriali o da retoriche circolari: nasceva dall’autonomia vera, quella del pensiero, e da una pedagogia vissuta, e da una volontà di ricostruzione civile e morale della società italiana dopo la tragedia del fascismo. E insieme a lui c’erano altri grandinomi, c’era la vitalità delle associazioni,c’erano le aspettative corali e gli impegni individuali di chi una società migliore la voleva costruire davvero. C’era l’affermazione del diritto di ciascuno di crescere secondo i propri ritmi e le proprie possibilità,
c’era una materia che si chiamava educazione civica ed una cittadinanza attiva che ancora non si chiamava così, ma
che era realmente esercitata ed insegnata. C’era la ricerca educativa e didattica, l’orgoglio di essere scuola e di insegnare, la consapevolezza di servire al Paese.

Quanti tra i nostri giovani insegnanti hanno mai sentito parlare di quella scuola, di quei nomi, di quell’ impegno? E quanti di noi, oggi, vivono la professione come impegno civile e come lotta contro le tragedie culturali e morali dei giorni nostri?
I nostri ragazzi crescono senza exempla che illuminino le loro strade. Ma di quali exempla dispongono oggi i giovani insegnanti?

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