• giovedì , 21 Novembre 2024

Arresto maestra di Campobello: Rete di scuole, necessità di promuovere cultura antimafia

L’insegnante Laura Bonafede, accusata di favoreggiamento in relazione alla latitanza di Matteo Messina Denaro, è stata sospesa dal direttore l’Usr Sicilia. Gli istituti: “L’azione didattica all’interno delle aule non può essere slegata dalla vita quotidiana e dalle scelte etiche di un docente” 

di Stefania De Cristofaro

Dalla Sicilia, 75 istituti rilanciano la necessità di “promuovere la cultura antimafia nella scuola italiana”, dopo l’arresto dell’insegnante di Campobello di Mazzara, Laura Bonafede, nell’ambito delle indagini sulla latitanza di Matteo Messina Denaro e sulla rete di fiancheggiatori. La maestra di scuola elementare è accusata di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena con l’aggravante di aver favorito Cosa nostra. L’arresto è stato eseguito lo scorso 13 aprile ai carabinieri del Ros.

L’appello arriva dalla “Rete di scuole” nata dalla condivisione dell’iniziativa promossa dal Comprensivo statale Giuliana Saladino di Palermo con l’obiettivo di definire un progetto pedagogico e didattico in grado di costruire e istituzionalizzare la cultura antimafia tra gli studenti italiani

“L’arresto della maestra di Campobello di Mazara interroga la società e soprattutto il mondo della scuola e, sempre più, aumenta la consapevolezza di promuovere la cultura antimafia nella scuola”, sottolineano i dirigenti scolatici che fanno parte del Consiglio di Rete per la promozione della cultura antimafia nella scuola, Giusto Catania (I.C. Giuliana Saladino – scuola capofila); Giuseppe Carlino (I.C. Ignazio Buttitta di Bagheria); Valeria Catalano (I.C. Colozza Bonfiglio); Claudia Contino (D.D. Ettore Arculeo); Cinzia Rizzo (I.C. Onorato Sferracavallo); Giuseppe Russo (I.C: Armaforte di Altofonte); Andrea Tommaselli (Istituto Superiore Gioeni Trabia – Nautico); Marina Venturella (I.C. Rita Levi Montalcini).

“L’azione didattica all’interno delle aule non può essere slegata dalla vita quotidiana e dalle scelte etiche di un docente”, sottolineano.

Secondo l’accusa imbastita dai pm della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, l’insegnante, figlia dello storico boss di Campobello di Mazara, Leonardo Bonafede, avrebbe frequentato Messina Denaro e aiutato la latitanza, sia occupandosi del sostegno economico che condividendo il linguaggio in codice, fornendo – stando a quanto contestato nel provvedimento di arresto – supporto logistico e morale. La donna, stando a quanto emerso dall’inchiesta, avrebbe frequentato il boss fino a due giorni prima dell’arresto: è stata ripresa dalle telecamere di un supermercato di Campobello mentre parlava con Matteo Messina Denaro.

L’insegnante ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere davanti al giudice per le indagini preliminari che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Nel frattempo è stata sospesa dal servizio. “Un plauso al direttore l’Usr della Sicilia (Ufficio scolastico regionale, ndr) Giuseppe Pierro, che è intervenuto tempestivamente sospendendo l’insegnante dal servizio, prima della decisione dell’autorità giudiziaria. La scuola deve essere in grado di riconoscere ed isolare i pensieri e le pratiche mafiose, evitando che la retorica prevalga sulla missione pedagogica”, sottolineano i dirigenti scolastici.

“Anche per questa ragione abbiamo sentito l’esigenza di promuovere una rete di scuole che sta elaborando una proposta, di media durata, con l’obiettivo di strutturare un percorso formativo e didattico funzionale alla definizione di un manifesto per la cultura antimafia nella scuola”, spiegano.

I dirigenti e gli insegnanti delle 75 scuole che hanno già aderito alla rete di scuole avranno modo di incontrasi il prossimo 7 giugno, nella sede dell’Istituto Alberghiero Pietro Piazza, per la prima l’assemblea generale. Sarà l’occasione per fare un primo bilancio delle iniziative svolte e strutturare le azioni future, in vista della programmazione educativa del prossimo anno scolastico. 

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