Riflessioni sulla prospettiva formativa di “una nuova cittadinanza”, come “sfondo integratore e punto di riferimento di tutte le discipline” del curricolo
di Antonio Santoro
“La proposta dello <sfondo integratore> non vuole essere una modalità di organizzazione del lavoro didattico monolitica e onnicomprensiva. Tende, piuttosto, a configurare contesti di apprendimento complesso, dove i punti di vista (degli allievi e degli insegnanti) possano intrecciarsi ricorsivamente, in una prospettiva di coeducazione”.
(A. Canevaro – G. Lippi – P. Zanelli)
Continuano o si riavviano in questo periodo, nella scuola dell’infanzia e in quelle del primo ciclo (scuola primaria e scuola secondaria di I grado), le attività di formazione in servizio degli insegnanti, per nuovi approfondimenti e nuovi confronti sul documento “Indicazioni nazionali e nuovi scenari”, nel quale si rilevava – già al momento della sua presentazione al MIUR – la proposta ai Collegi dei Docenti di “una rilettura delle Indicazioni nazionali emanate nel 2012 ed entrate in vigore dall’anno scolastico 2013/2014 (punto di riferimento per la progettazione del curricolo da parte delle istituzioni scolastiche) attraverso la lente delle competenze di cittadinanza” (Nota ministeriale del 22 febbraio 2018).
In particolare, il documento innanzi richiamato:
* ricorda le varie richieste agli Stati nazionali di “un maggiore impegno per la sostenibilità, la cittadinanza europea e globale, la coesione sociale” (Edgar Morin ripresenterebbe certamente, a sua volta, l’istanza di un insegnamento capace di <portare a una “antropo-etica” attraverso la considerazione del carattere ternario della condizione umana, che consiste nell’essere al tempo stesso individuo-società-specie>);
* sollecita quindi le istituzioni educative a riprendere “in modo diffuso e sistematico la riflessione sul testo delle Indicazioni, sul senso dell’istruzione e dell’educazione, sulle caratteristiche degli ambienti di apprendimento e sulle didattiche più adeguate a perseguire tali finalità”;
* torna a evidenziare che le Indicazioni 2012 testualmente precisano, nel capitolo “La scuola del primo ciclo”:
a) che “E’ compito peculiare di questo ciclo scolastico porre le basi per l’esercizio della cittadinanza attiva, potenziando e ampliando gli apprendimenti promossi nella scuola dell’infanzia”;
b) che la finalità dell’educazione alla cittadinanza deve essere promossa nella scuola primaria e nella scuola secondaria di I grado “attraverso esperienze significative che consentano di apprendere il concreto prendersi cura di se stessi, degli altri e dell’ambiente e che favoriscano forme di cooperazione e di solidarietà”;
* sottolinea, ancora, che “Tutti gli apprendimenti devono contribuire a costruire gli strumenti di cittadinanza e ad alimentare le competenze sociali e civiche”;
* riafferma conseguentemente, e in conclusione, la centralità del “tema della cittadinanza, vero sfondo integratore e punto di riferimento di tutte le discipline che concorrono a definire il curricolo. La cittadinanza riguarda (infatti) tutte le grandi aree del sapere, sia per il contributo offerto dai singoli ambiti disciplinari sia, e ancora di più, per le molteplici connessioni che le discipline hanno tra di loro”.
L’indicazione della prospettiva formativa di “una nuova cittadinanza”, come “sfondo integratore e punto di riferimento di tutte le discipline” del curricolo, credo che necessiti – per i riflessi in ambito educativo e in quello didattico-organizzativo – di qualche riflessione aggiuntiva.
Certo, risultano indubbiamente di assoluto rilievo sia il passaggio del documento “Indicazioni nazionali e nuovi scenari” nel quale si esprime, relativamente alla scuola dell’infanzia, una valutazione positiva a proposito delle <osservazioni contenute nel campo di esperienza “il sé e l’altro” che prefigura la promozione di una cittadinanza attiva e responsabile>, sia l’affermazione del documento medesimo che <l’esercizio della cittadinanza attiva necessita di strumenti culturali e di sicure abilità e competenze di base, cui concorrono (nelle scuole del primo ciclo) tutte le discipline>. Ma, nella considerazione dell’educazione alla cittadinanza come possibile sfondo integratore dell’intero curricolo formativo, c’è sicuramente dell’altro – per dirla con Cesare Scurati – rispetto alle relazioni di interdisciplinarità composita (“concorso di molteplici discipline in ordine alla soluzione di grandi problemi storico-sociali”) che via via si configurano, in forme più o meno episodiche, nella scuola primaria e nella secondaria di I grado (2). Insomma, sembra proprio che ci sia molto di più nella chiamata in causa della metodologia dello sfondo integratore: e che sia comunque qualcosa che va ad interessare, direttamente, gli impegni di progettazione e di organizzazione didattica nella scuola.
In concreto, l’individuazione della cittadinanza come sfondo integratore formalizza la proposta della definizione di una <struttura di connessione> capace di favorire processi di integrazione: quindi l’istanza di una organizzazione del contesto istituzionale – scrive Paolo Zanelli – “in cui sia facilitata l’evidenziazione di pertinenze, di connessioni fra momenti, attività, linguaggi, competenze, identità diverse” (3). Si tratta, in sostanza, dell’indicazione di una prospettiva di azione progettuale e attuativa in grado di tenere insieme obiettivi, contenuti culturali, attività, percorsi, tempi, strumenti…, e di conferire – in virtù di questi legami – senso alle proposte di lavoro scolastico, sostenendo così la motivazione dell’alunno e facilitando al tempo stesso “la riorganizzazione progressiva dei (suoi) <quadri concettuali>” e, più in generale, “lo sviluppo integrato delle (sue) capacità cognitive” (4).
Suggerisce poi Paolo Zanelli: per la realizzazione di “una programmazione evolutiva”, è opportuno abbinare allo sfondo integratore “una modalità di lavoro che abbiamo chiamato <nucleo progettuale>.
Un <nucleo progettuale> può essere considerato come un’unità minima di progettazione integrata. Nel <nucleo> gli obiettivi e i percorsi non sono frazionati in aree separate, ma intrecciati in maniera complessa.
Il <nucleo> si sviluppa secondo modalità non totalmente preventivabili […]. Ciò non significa che tutto risulti possibile e che si cada, quindi, nello spontaneismo. Il <nucleo progettuale> è una situazione didattica pensata e progettata dall’équipe educativa secondo obiettivi ben precisi e opera come elemento selettore dei percorsi possibili al suo interno. E’, però, abbastanza flessibile da consentire l’introduzione di percorsi non preventivati: si configura, cioè, come situazione educativa <aperta>, come un processo” (5).
La situazione aperta e problematica del <nucleo progettuale> è, dunque, significativamente distante dalle rigidità dell’<unità didattica> imposte dalla <pedagogia per obiettivi>. Prevede – direbbero i postprogrammatori – una <navigazione a vento>, non <a motore>, durante la quale “non bisogna avere fretta (<ci vuole, sempre, il tempo che ci vuole>: per tutti e per ciascun allievo – ndr) né pensare troppo alla meta ed essere interessati ai luoghi che si attraversano” […], alle discipline che “vanno attraversate, vissute prima che apprese” (6). Fuor di metafora, prevede e richiede ri-organizzazioni dei processi e ri-orientamenti dei percorsi, nei tempi ritenuti congrui, per la necessità di tenere via via conto delle criticità e complessità incontrate, e delle acquisizioni realizzate dagli allievi nell’andare verso finalità di crescita integrale.
Conclusivamente, appare pure utile rilevare che la proposta metodologica dello sfondo integratore enfatizza e valorizza il ruolo di <regia> del docente. “Il lavoro principale di un regista non avviene a livello della <scena>, ma si gioca, fondamentalmente, prima della rappresentazione e dietro le quinte. Così per l’insegnante. Il lavoro educativo si gioca, in gran parte, a livello di sfondo. Cioè, concretamente, a livello di relazioni con gli altri insegnanti, di osservazione, di progettazione, di elaborazione di strumenti congruenti, di produzione di modalità di controllo” (7).
Note bibliografiche
1. E. Morin, Insegnare a vivere. Manifesto per cambiare l’educazione, R. Cortina Editore, Milano 2015, p. 102;
2. cfr. C. Scurati – E. Damiano, Interdisciplinarità e didattica, La Scuola, Brescia 1976, pp. 27-29;
3. A. Canevaro – G. Lippi – P. Zanelli, Una scuola uno sfondo, Nicola Milano Editore, Bologna 1988, p. 26;
4. cfr. P. Zanelli, Uno <sfondo> per integrare, Cappelli Editore, Bologna 1986, pp. 13-17;
5. A. Canevaro – G. Lippi – P. Zanelli, Una scuola uno sfondo, cit., p. 43;
6. cfr. G. Boselli, Postprogrammazione, La Nuova Italia, Firenze 1991, pp. 130-132;
7. A. Canevaro – G. Lippi – P. Zanelli, Una scuola uno sfondo, cit., p. 113.